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Leonardo Pavoletti esulta dopo un gol | Foto Alessandro Sanna

Cagliari, Pavoletti: “Quanto ci manca Nainggolan”

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L’attaccante rossoblù, reduce dall’ottima prova in casa del Verona, è intervenuto ai microfoni di Radiolina.

Sullo scherzo a Cragno: “Non è vero, è Joao quello cattivo, io mi sono trovato nel mezzo e mi sono detto: ‘già che ci sono dai il meglio’. Eravamo più tesi di una partita. Ci siamo divertiti e alla fine è venuto bene perché eravamo consapevoli del fatto che Alessio avrebbe fatto pubblicità contro il calcioscommesse facendo vedere che uomo è”.

Sul pareggio col Verona: “Non ho fatto gol domenica ma è stata una bella partita, ci siamo divertiti. Di solito ti diverti solo quando vinci, invece è stato un pareggio combattuto in cui lo spirito di squadra che mancava da tempo ci ha reso soddisfatti di quanto fatto. Questo ci deve dare benzina per il futuro. La parata di Silvestri? Intervento strano. Lui istintivamente ha messo le mani, ma la palla è andata prima sulle sue mani e poi sulla traversa. Contro lo Spezia, la prima partita dopo tanto tempo, avevo addosso ruggine e pressione. Si dicevano tante cose e io sono un ragazzo sensibile che poi cerca di usare la sua forza per buttare fuori le cose negative che sente. Il gol di tacco al rientro? Ne avevo segnato uno simile in C, però non non immaginavo un ritorno del genere. Quando preparo la partita immagino l’esultanza per stimolarmi. Io sono un giocatore da dentro l’area di rigore. Meno pensi, meglio è. In area devi avere dentro il primo istinto e giocare possibilmente a un tocco. Volevo rivedere i gol per essere sicuro che fosse vero. Con lo Spezia, comunque, ho fatto cose semplici rispetto a Verona che era la mia partita. Il campo era bagnato, la squadra ostica e doveva uscire il vero Pavoletti. Credo si sia visto. Unico sopra i 30 anni in campo al Bentegodi? Ero più teso di fare il capitano che per la partita in sé. Joao era in dubbio e io non sono capitano. Mi fa strapiacere, ma devi dimostrarlo ed esserlo”.

Sull’abbraccio a Marin: “Mi ha fatto fare un assist. Lui è un ragazzo che si sta aprendo piano piano, so quanto si sta impegnando e quel gol ti dà quell’aria fresca che ti rimette al mondo. Smetti di pensare e vai a duemila all’ora, sembra tutto più facile. Se lo coccoliamo bene ci accorgiamo che questo è un giocatore di quelli che ne abbiamo visto pochi”.

Quanto è stato difficile il lungo periodo senza gol?: “Io non giocavo perché Simeone stava facendo bene. Poi magari a inizio campionato non ero prontissimo, mi dovevo alleggerire, capire il ginocchio, quindi è stato difficile. Simeone stava andando benissimo e non giocavo per questo motivo, e non perché fossi scarso e o non più il Pavoletti di un tempo. Io sapevo che alla prima occasione avrei fatto bene. A Cagliari non mi è mai mancato il sostegno, comunque, anche in questi mesi bui. Sembro un ragazzo di qui ed è come se mi volessero bene a prescindere. Mi hanno stimolato, pensavo di dover dare di più. Essere accettato anche dopo un anno e mezzo mi è stato d’aiuto ed è un qualcosa che non dimentico. Sono stato accettato in questa città. Può essere una pressione ma, nel mio caso, quando mi danno amore ripago. Quanto mi sento sardo? Ormai tanto, non mi era mai capitato di stare quattro anni nella stessa città. Mio figlio poi è nato qui, ho comprato casa stiamo mettendo le basi. Poi, ho altri due anni di contratto e l’intenzione con la società è quella di andare avanti a lungo. Poi, non si sa mai”.

Sulla forza del gruppo rossoblù e sull’apporto dei giovani: “Sono state settimane difficili. Per fortuna abbiamo dimostrato che a Cagliari ci sono giovani bravi, interessanti e già uomini. Sono stati chiamati all’ultimo secondo. Siamo professionisti e ragazzi e soffriamo la pressione ma abbiamo comunque dato dimostrazione di essere un gruppo di uomini. Ci teniamo al Cagliari e facciamo sempre degli allenamenti combattuti. Questo fa crescere la squadra”.

“Il nuovo look? Mancano ancora tre-quattro mesi di sofferenza. Voglio il capello lungo, anche questa è una fase del mio essere che è migliorato. Dopo il secondo infortunio al ginocchio ho voluto dare una svolta a tutto. Peggio spogliatoio o social? Lo spogliatoio. Non puoi sbagliare maglietta, scarpa o pantalone. Io sono il primo che attacca e non posso sbagliare. La musica? Di solito Simeone mette qualcosa di latino mentre Joao Pedro vira più sul rap”.

Su Nainggolan: “Se ci manca Radja? Sì. In campo non si deve nemmeno dire, ma lui ci vorrebbe sempre, ti fa alzare l’asticella anche nello spogliatoio. Poi amava stare qui e si vedeva. Era un qualcosa che trasmetteva a tutti noi. Non si sa se il Presidente a gennaio ci farà il regalo”.

Sulla prossima sfida con l’Inter: “Ho già segnato tre gol all’Inter, tutti in casa e di piede. Barella? Sarà bello rivederlo. Sono contento, so quanto tiene al Cagliari e a questa partita. Sarà la prima volta che ci giocherò contro. L’Inter è forte, anche se ieri in Champions è andata male. Come arriverà alla sfida con noi? Dipende quanta personalità hanno. Potrebbero partire male nei primi venti minuti e, entrando in campo carichi, potremmo dargli fastidio. In casa nostra non dovranno avere vita facile. Dovremo essere tosti e mettere in campo ancora più qualità per cercare di fare gol”.

Redazione

 
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