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Cagliari-Atalanta, l’analisi tattica

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L’analisi tattica dopo Cagliari-Atalanta (a cura di Matteo Zizola).

Il Cagliari di Maran è ormai ufficialmente in piena crisi dopo la sconfitta casalinga, seconda stagionale, patita contro l’Atalanta nel Monday Night. Il mercato di gennaio appena concluso ha portato volti nuovi, ma i problemi, nonostante arrivi e partenze, sono rimasti tali e quali a quelli degli ultimi due mesi: sale così sul banco degli imputati proprio Maran, restio a lanciare i nuovi acquisti e vittima delle sue stesse paure.

Alla lettura della formazione già era sembrata chiara la tattica del tecnico rossoblù, improntata sul non prenderle e sul provare a chiudere gli spazi ai nerazzurri, squadra fra le più in forma della Serie A. Nonostante la presenza di tre centrali di difesa e la grafica ufficiale facessero pensare a una partita preparata con il 3-5-2, schieramento quasi a specchio con quello avversario, il campo ha detto fin dai primi minuti ben altro.

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Appare evidente la scelta di Maran orientata verso il classico 4-4-2 piuttosto che verso uno schieramento diverso dal solito. I centrocampisti a volte si schierano in linea, a volte a rombo, ma quasi mai si vede una difesa a 5.

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Un atteggiamento volto a non prenderle, squadra cortissima e linee strette, densità estrema per chiudere le linee di passaggio tipiche di Gasperini e i suoi famosi triangoli sugli esterni. Nella ripresa, dopo l’ingresso di un più attivo Pellegrini, capita spesso di trovare Romagna basso a sinistra e Faragò sul lato opposto a mantenere la linea a 4.

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Finché la condizione ha retto e gli spazi sono rimasti chiusi il Cagliari ha tenuto a bada l’Atalanta, ma come capita spesso quando si punta a portare a casa un punto senza esporsi, alla lunga si rischia di subire il gol alla prima disattenzione o al primo sfilacciamento. Non è un caso dunque il gol del vantaggio bergamasco: principale responsabile un Padoin troppo molle nel contrastare Hateboer, ma non unico colpevole della rete avversaria.

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L’Atalanta trova il primo buco nel muro organizzato da Maran provocando la difficoltà nelle scalate della difesa rossoblù e la continua rincorsa dell’avversario. Sul lato sinistro di difesa, da tempo lato debole del Cagliari, attaccano lo spazio Freuler e Hateboer, mentre Deiola non supporta il compagno e i nerazzurri portano ben 4 uomini dentro l’area oltre i due esterni sulla sinistra d’attacco.

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Il gol diventa logica conseguenza: l’Atalanta nella fase di transizione prova a portare più uomini possibili dentro l’area rossoblù con la tipica chiusura dell’esterno sul lato opposto rispetto a quello del cross. Al contrario il Cagliari, votato fino a quel momento a protezione del risultato di zero a zero, dopo lo svantaggio continua a giocare sulla difensiva, lasciando che la fase offensiva resti sulle spalle di Joao Pedro e Pavoletti senza alcun sostegno da parte del centrocampo. Quando arriva la prima occasione rossoblù il contropiede vede i due avanti unici protagonisti, mentre il resto della squadra resta a distanza siderale dall’area di Berisha.

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Un Cagliari dunque che ha provato a ottenere un punto contro una squadra decisamente superiore e molto più informa, rinunciando totalmente a provare il colpo a dispetto del pronostico sfavorevole. Maran ha trasmesso così arrendevolezza, la mancata reazione al gol dello svantaggio conferma che mentalmente la squadra non era pronta a un arrembaggio qualora il copione si fosse sviluppato in maniera diversa dal previsto. L’assenza di pericolosità è il risultato di due motivi, uno tecnico e uno tattico: il primo determinato dalla scelta di un centrocampo fatto solo di distruttori (escluso Cigarini), incapaci di far ripartire l’azione in velocità e di prendersi la responsabilità della giocata, ai quali si aggiungono due esterni di difesa di contenimento e non di attacco; il secondo è frutto di scelte di formazione cervellotiche, con l’insistenza sul rombo a costo di adattare la metà dei giocatori dell’undici iniziale in posizioni non congeniali, evidenziando così i limiti dei singoli più che le loro caratteristiche più utili.

Maran, con la sconfitta di lunedì, sembrerebbe aver esaurito molto del credito esistente presso piazza, delusa non tanto dai risultati (perdere contro l’Atalanta è nell’ordine delle cose) quanto da prestazioni timorose e da scelte frutto delle paure dello stesso tecnico. Ora arriva un ciclo terribile, due trasferte complicate (Milan e Sampdoria) e in mezzo la gara casalinga contro il Parma: Maran è a un bivio, scegliere se rispettare le parole di Carli (e anche sue) per un Cagliari propositivo che sia sfacciato contro chiunque oppure proseguire con la politica stil-Chievo, quella dei piccoli passi per arrivare all’obiettivo salvezza senza troppi fronzoli.

Di certo è diventato inaccettabile che davanti alla scelta fra punti e prestazioni si vada avanti senza né gli uni né le altre: i tifosi rossoblù meritano di più.

Matteo Zizola