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Cagliari, Carboni e soci: la curiosa gestione delle alternative in rosa

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Non è semplice puntare l’obiettivo verso gli aspetti positivi quando della barca in procinto di affondare si vede solo la prua affiorare dall’acqua. Eppure nel Cagliari uscito sconfitto da San Siro contro l‘Inter almeno dal punto di vista delle individualità due giocatori hanno lasciato il segno.

Giovani sorprese
Guglielmo Vicario non ha fatto rimpiangere Cragno. Con l’estremo difensore titolare costretto ai box dalla positività al Covid, l’esordio in Serie A del portiere di Udine ha dato riscontri più che positivi. Soprattutto Eriksen – fermato due volte dall’ex Perugia – ha visto la sua caccia al primo gol in campionato fermata dai guantoni del numero 31 rossoblù. Se però per quel che riguarda il portiere la scelta è stata obbligata dagli eventi, un discorso a parte merita Andrea Carboni. All’improvviso Semplici ha scelto il classe 2001 di Tonara per completare il terzetto arretrato con gli intoccabili Rugani e Godín. Carboni ha risposto presente mettendo in campo una prestazione più che concreta. A parte qualche difficoltà in impostazione, il centrale rossoblù ha tenuto botta contro Lukaku, non un centravanti qualunque. Una gara sopra le righe che sa quasi di beffa, perché rende inspiegabile il suo mancato utilizzo negli ultimi quattro mesi. Tolto lo stop causa Covid, Carboni non ha giocato nemmeno un minuto dal 20 dicembre scorso, giorno della partita pareggiata alla Sardegna Arena contro l’Udinese. Dopo essere tornato abile e arruolabile, prima Di Francesco poi soprattutto Semplici non hanno mai chiamato in causa l’ex capitano della Primavera di Max Canzi. Anzi, proprio con i pari età di Agostini ha ritrovato una maglia da titolare durante il suo non utilizzo in prima squadra.

Desaparecidos
Inspiegabile, forse. Perché probabilmente è una coincidenza, ma il ritorno in campo di Carboni con i “grandi” è coinciso con il rinnovo contrattuale firmato pochi giorni prima della sfida di San Siro. Non era dunque bastato l’errore di Klavan nel match decisivo contro lo Spezia perso in Liguria, senza dimenticare che l’arrivo di Rugani a gennaio aveva già messo quasi in fondo alle gerarchie un patrimonio importante del club, peraltro cresciuto in casa. Dopo il prestito quasi chiuso a Brescia e poi saltato all’ultimo, Carboni è rimasto in Sardegna nonostante le speranze di minutaggio fossero ridotte al lumicino. Mal comune mezzo gaudio si potrebbe dire, perché come lui ha vissuto più o meno lo stesso inesplicabile destino Sebastian Walukiewicz. Dalle stelle di una Premier League che aveva messo gli occhi su di lui alle stalle di panchine in serie che sembrano non finire mai. Il centrale polacco ha così perso non solo il posto in Sardegna, ma anche l’Europeo del prossimo giugno appare un miraggio. Può un singolo errore, per quanto grave, penalizzare così tanto un classe 2000? L’indecisione contro l’Atalanta è l’ultima apparizione di Walukiewicz in rossoblù, poi l’oblio che dura ormai da due mesi. “In Inghilterra raccoglie molti più titoli” disse a inizio gennaio il patron Tommaso Giulini ai microfoni della Gazzetta dello Sport. Difficile che possa raccoglierne oggi in Italia un giocatore che non viene mai utilizzato senza davvero un perché, mentre si è puntato sull’esperienza di chi o è in scadenza di contratto – Klavan e Ceppitelli – o è in prestito – Rugani.

Illusione
Eppure Leonardo Semplici sembrava aver intrapreso la strada del dare importanza a ogni elemento del gruppo. Discorso sì valido, ma che non sembra riguardare alcuni giocatori colpevoli di non si sa quale misfatto. L’esempio di Arturo Calabresi si aggiunge a quello di Walukiewicz, perché o l’arrivo nello scambio con Faragò del difensore del Bologna è stato un errore oppure è inspiegabile il suo mancato utilizzo viste anche le difficoltà difensive di Gabriele Zappa. Tertium non datur, da qui non si scappa. L’apparizione nel finale di Marassi contro la Sampdoria resta l’unica del figlio d’arte, mentre un possibile ritorno alla difesa a 4 avrebbe proprio in Calabresi l’elemento perfetto per la fascia destra. Sempre che, ovviamente, sia in condizioni fisiche e mentali adeguate, anche perché dall’altra parte del campo Asamoah, che di riscontri in merito non sembra darne abbastanza, sta comunque avendo le sue occasioni anche se in corso d’opera. Ci sono poi i misteri Tripaldelli e Sottil, i due classe ’99 che o non giocano fino ad adattare altri giocatori con forzature curiose o vittima come l’ex Fiorentina di un infortunio che non sembra passare mai. Infine Gastón Pereiro al quale si chiede in scampoli di gara di mostrare ciò che ancora non ha fatto vedere, ma che difficilmente un giocatore può regalare se chiamato in causa soltanto quando il quarto uomo ha praticamente alzato da poco il tabellone con i minuti di recupero.

Una squadra che lotta per salvarsi ha bisogno anche di chiarezza e di certezze. Non solo tattiche, ma anche a livello individuale. Se da un lato appare abbastanza inspiegabile l’ostracismo verso il classico 4-3-1-2 rossoblù, dall’altro anche quello verso alcuni singoli è difficilmente comprensibile. Anche perché sono gli stessi che sono stati pubblicizzati fino a pochi mesi fa. Pertanto delle due l’una, o la pubblicità era ingannevole oppure c’è qualcosa che non torna. L’esempio di Carboni è un segnale abbastanza complicato da comprendere, perché il meglio tardi che mai ha un suo perché se quel tardi non è quasi fuori tempo massimo.

Matteo Zizola

 
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