Cinquecentodiciannove giorni, questa la distanza che separava il Cagliari dalla sua ultima vittoria in Serie A al fischio d’inizio della sfida contro l’Udinese di domenica scorsa 17 settembre. Era il 16 aprile 2022, i rossoblù di Walter Mazzarri avevano messo un tassello importante verso la salvezza poi sfuggita nella notte di Venezia. Il gol di Alessandro Deiola contro il Sassuolo l’ultimo squillo da tre punti alla Unipol Domus, in un filo rosso che lega la spaccata del centrocampista contro i neroverdi al colpo di testa finito a lato contro i bianconeri.
Fattore
Cross dalla destra di Nández, inserimento in area di Deiola, palla alle spalle di Consigli. Cross dalla destra di Zappa, inserimento in area di Deiola, colpo di testa da due passi a lato. Due azioni quasi fotocopia, il finale cambiato e i primi tre punti dal ritorno in Serie A che non arrivano. Il protagonista sempre lui, il centrocampista di San Gavino Monreale, più che una vita da mediano – nato senza i piedi buoni, lavorare sui polmoni cantava Luciano Ligabue – una vita da box to box. Cambiano gli allenatori ma alla fine Deiola è sempre lì nel mezzo, dall’inizio o in corsa, anche con Claudio Ranieri al timone. E così anche contro l’Udinese, fuori gli acciaccati Sulemana e Nández e dentro il numero 14 rossoblù a dare gamba a una mediana con Prati e Makoumbou a dare l’apporto di tecnica e gioco. Ci si aspetta un Deiola dai compiti più difensivi, protezione ai compagni dediti allo sviluppo della manovra, invece proprio il sangavinese è stato il fattore offensivo del Cagliari visto contro i bianconeri di Sottil. Un pistone che va su e giù nel motore rossoblù, pronto ad attaccare gli spazi e a inserirsi senza palla. Con quel cent mancante per fare l’euro, in una prestazione in bilico tra il diventare eroe di giornata e salire sul banco degli imputati della sterilità offensiva.
Box to box
Il colpo di testa da due passi, un altro da centro area, un altro ancora su azione d’angolo. E infine un sinistro a incrociare che finisce a lato alla sinistra di Silvestri. Quattro occasioni più o meno nitide, zero gol. Un po’ come quando un allenatore fa un cambio che dà la svolta e ci si chiede dove inizino i meriti della scelta e dove i demeriti per quella iniziale, così per Deiola il dubbio è tra quanto sia stato importante nel creare le occasioni da gol e quanto deficitario nel tramutarle in reti. D’altronde il numero 14 aveva già dimostrato nell’ultima esperienza in A di essere elemento importante in chiave realizzativa – quattro i gol nel 2022-23, dei quali tre fondamentali per la vittoria – e così Ranieri ha deciso di affidargli il compito che meglio sembra svolgere. Quello di provare incursioni costanti in terra nemica, di sfruttarne tempi di inserimento e fisicità. Scelta premiata a metà, perché il Cagliari ha sì creato tanto rispetto alle precedenti uscite, ma senza che a conti fatti siano arrivati i gol da tre punti.
Due soli recuperi palla contro i sette dei compagni di reparto. Quindici passaggi in avanti, il 75% di palloni giocati positivamente, dettagli che spiegano la partita di Deiola contro l’Udinese. Più di corsa e sostanza che di filtro e pulizia, e se quest’ultimo aspetto non sorprende diverso è il discorso sull’impatto in fase offensiva. Frutto anche dei quasi 12 chilometri percorsi, ben tre in più della media del sangavinese nelle prime quattro giornate. Specchio delle richieste di Ranieri per la sfida contro i friulani, tenere impegnato Samardzic con una difesa basata sull’attacco dei suoi limiti in copertura. In un centrocampo che ha vinto la sfida diretta con gli avversari, Deiola ha dato un contributo importante reso inferiore soltanto dai gol mancati. Non un elemento di poco conto, ma che in prospettiva non può portare a una bocciatura del classe ’95. Perché, in fondo, arrivare a creare pericoli è il primo passo per realizzare più gol e risolvere uno dei problemi del Cagliari di Ranieri. E un insegnamento per chi si gioca il posto con Deiola, leggasi Sulemana, chiamato a dare un contributo maggiore dentro l’area avversaria come accaduto in un’occasione a Bologna.
Matteo Zizola