Dimmi come subisci gol e ti dirò come difendi. Sono quarantaquattro i gol concessi dal Cagliari in ventinove partite, quattordicesima difesa della Serie A, arrivati attraverso situazioni diverse tra loro, ma con in alcuni casi un filo conduttore evidente. Oltre ai sei rigori subiti, dei quali tre in azioni da palla inattiva, le restanti trentotto reti al passivo registrano una costante nei tiri da fermo, siano essi calci d’angolo o punizioni non verso la porta, dato nel quale peraltro i rossoblù segnano uno zero. Una statistica che, prendendo solo i gol subiti da sviluppo da corner, vede il Cagliari di Davide Nicola essere la squadra che ne ha concesso di più in tutto il campionato (otto) alla pari del Monza.
Punti persi
L’ultima rete subita dal Cagliari a Roma si è dunque aggiunta alla precedenti sette in azione da calcio d’angolo, una sorta di riassunto della stagione della squadra di Nicola che, però, ha vissuto e vive ancora altre costanti nelle modalità in cui subisce gol. Mettendo da parte le palle inattive, i rossoblù hanno concesso ben sette reti su sviluppo verticale e pallone scaricato all’indietro, tre dallo stesso tipo di sviluppo, ma più laterale e con cross, tre per errori individuali (Scuffet contro Napoli e Lazio all’andata, Mina contro la Juventus al ritorno), due da tiri da fuori, cross su azione manovrata e da transizioni offensive alte degli avversari e, infine, uno da conduzione centrale (quello particolare di Sverko a Venezia). Appena sotto le palle inattive, dunque, sono le azioni subite – con gol – arrivate attraverso verticalizzazioni e seguente scarico all’accorente compagno con passaggio in diagonale, ma la curiosità è il dato temporale. Una situazione che il Cagliari ha subito nella fase più centrale del campionato, con l’ultima rete che risale alla sconfitta 2-0 contro il Torino in trasferta dello scorso 24 gennaio (il vantaggio di Adams) e che ha probabilmente portato a una mentalità più accorta per evitare di lasciare spazio alle spalle della retroguardia. Un tema che potrebbe nascere dalle caratteristiche dei giocatori a disposizione di Nicola, senza un vero e proprio centrale rapido e con centrocampisti che o garantiscono fisicità o maggiore tecnica, ma non entrambe le cose. Una coperta corta che potrebbe aver visto l’allenatore piemontese mettere maggiore attenzione alle cause che hanno portato a un certo tipo di gol subito, ma che non ha risolto quello che appare il più grosso problema difensivo del Cagliari. Sono dieci le reti concesse da palla inattiva, oltre i già citati calci d’angolo si aggiungono quella contro l’Inter alla Unipol Domus (partita da una punizione laterale sulla trequarti) e quella contro il Genoa al Ferraris (rimessa laterale che porta al gol di Frendrup), più tre dei sei rigori subiti che sono arrivati a causa sempre di situazioni da palla inattiva: contro la Juventus a Torino, contro l’Inter in casa e al Dall’Ara contro il Bologna. Quasi il 30% delle quarantaquattro reti subite dal Cagliari, quindi, nasce da palle inattive, un dettaglio che ha fatto perdere – più o meno – una quantità tra gli otto e i dieci punti, seppur il calcolo è abbastanza approssimativo per definizione.
Come e perché
Resta però una domanda. Le palle inattive sono diverse tra loro, il modo di difendere può cambiare, sfortuna o bravura degli avversari possono incidere. Il Cagliari ha subito gol in differenti modalità, senza un vero e proprio filo conduttore che leghi la scelta di disporsi a zona, a uomo o unendo entrambe. O ancora, che sia direttamente su assist di chi calcia il corner o su azione manovrata o su torre che porta al tap-in. L’unica vera costante che prescinde da situazioni meramente tattiche è la tendenza dei difendenti (non solo i difensori) rossoblù a concentrarsi maggiormente sul pallone piuttosto che mantenere almeno un minimo controllo sull’uomo, che sia in marcatura diretta o in marcatura “nella” zona. Andiamo dunque a vedere le reti concesse dal Cagliari su palla inattiva.
Il primo gol subito dai rossoblù su azione d’angolo è anche il primo stagionale, quello alla seconda giornata in casa contro il Como. Cross che arriva dalla destra d’attacco dei lariani, torre di Dossena che trova libero sul secondo palo Cutrone. L’attaccante ex Milan sfrutta la disattenzione di Zappa e gli sfila alle spalle, avendo vita facile nel battere Scuffet da pochi passi. Un Cagliari che marca a uomo e che perde il primo duello, un altro dettaglio che si ripeterà anche in gare successive, mentre è chiara fin da questo gol la difficoltà dei rossoblù di tenere l’attenzione anche sull’avversario di riferimento e non solo sulla zona del pallone.
La giornata successiva altri punti persi dopo un gol su palla inattiva, questa volta la rete di Krstovic che decide nell’1-0 della sconfitta di Lecce. Difesa a uomo, corner corto e cross sul secondo palo, torre di Gaspar – di nuovo un duello perso – e l’attaccante dei salentini che appoggia da pochi passi sfruttando la poca reattività di Deiola e Piccoli. Ancora una volta si manifesta l’attenzione rivolta completamente sul pallone e per nulla sull’uomo di riferimento. Manca, per aggiungere una chiave di lettura mentale, la percezione generale sul da dove possa arrivare il pericolo, con tutti gli elementi coinvolti che, indistintamente, vengono attratti dallo stesso dettaglio, perdendo di vista altre possibili situazioni.
Diverso il gol subito per il definitivo 0-4 patito alla Unipol Domus alla quarta giornata dal Napoli. Cross dalla sinistra d’attacco direttamente da angolo, marcatura a uomo che non funziona semplicemente per un duello perso, quello di Luperto contro Buongiorno. Gol ininfluente ai fini del risultato finale, altrettanto ai fini delle difficoltà tattiche o mentali che siano con il difensore dei partenopei che ha semplicemente battuto sullo stacco il suo marcatore, senza colpe specifiche di Luperto.
Dopo tre giornate senza concedere reti da palla inattiva (al netto dei due rigori contro Juventus e Parma, il primo sempre da calcio d’angolo) il Cagliari subisce nuovamente da corner il gol di Sanabria, momentaneo 1-1 dei granata poi battuti dalla squadra di Nicola per 3-2. In questo caso l’allenatore rossoblù aveva optato per la zona con disposizione a castello, ma l’attaccante paraguaiano è riuscito comunque a prendere il tempo a Mina nello stacco su cross diretto dalla bandierina. Rete per certi versi simile a quella di Buongiorno, seppur la disposizione sia questa volta a zona e non a uomo.
Un Cagliari che comunque fatica a migliorare definitivamente sulle palle inattive tanto che, cinque giorni dopo a Udine, il vantaggio dei friulani arriva su azione da calcio d’angolo, non direttamente, ma sugli sviluppi dopo la respinta del primo tentativo. Giocoforza la retroguardia si dispone a zona su palloni laterali, quando Kamara è pronto a far partire il cross ecco che nuovamente l’attenzione di tutti i difendenti è rivolta sul pallone. Lucca resta libero fin dal principio e, sul cross perfetto del compagno, batte Scuffet. Una situazione più particolare, con la costante del focus sull’uomo messo da parte, ma anche con i rossoblù da poco in inferiorità numerica e ancora in fase di assestamento.
Dopo la rete subita da Lucca il Cagliari migliora decisamente nelle palle inattive con l’incidenza dei gol subiti che si abbassa. Dal 29 ottobre contro il Bologna (nessuno) al 28 dicembre contro l’Inter (2) i rossoblù concedono soltanto un gol che sia su angolo, punizione o altro e, appunto, l’altro si manifesta contro il Genoa al Ferraris con la rimessa laterale dalla quale nasce il momentaneo 2-1 per i padroni di casa firmato da Frendrup. Torna il filo conduttore dell’attenzione che manca sull’uomo, aggiunta al duello aereo perso e alla conseguente seconda palla raccolta e messa in porta dall’avversario di turno. Non un problema di singolo, ma collettivo e che prescinde dalla posizione in area. La serie positiva di un solo gol subito su palla inattiva in otto gare (sei nelle precedenti nove considerando anche i rigori nati dalla stessa tipologia di azione) si interrompe contro l’Inter con tre elementi particolari. Intanto la forza dei nerazzurri, i migliori della Serie A nella speciale classifica per reti realizzate, poi perché (rigore escluso) non attraverso cross diretti, ma azioni più manovrate che possono non rientrare (almeno una) sui gol da palla inattiva e, infine, per l’assenza nella ripresa di uno dei pochi veri marcatori-saltatori della squadra come Mina.
Passano due mesi e cinque partite con zero reti subite su palla inattiva (sette quelle totali) e contro il Parma il Cagliari concede nuovamente gol da azione di calcio d’angolo. Il corner corto con cui i ducali riaprono la gara, in quel momento sul 2-0 per i rossoblù, nasce da un tocco corto per Bonny che ha tempo e modo di mettere il cross. In mezzo all’area, questa volta con la disposizione a zona, nessuno segue Leoni che può colpire e battere di testa Caprile. Tra i singoli che più volte rispetto ad altri rimangono coinvolti come protagonisti c’è Adopo, non per la prima volta “colpevole” di lasciar sfilare l’avversario dalle sue parti, in questo caso è lui che avrebbe il compito di almeno ostacolare il centrale del Parma e che, invece, “spera” nell’intervento di altri compagni.

Si arriva quindi all’ultima rete subita su palla inattiva, pur se a Bologna il pareggio di Orsolini su rigore è arrivato dopo il fallo di Felici sugli sviluppi di un calcio di punizione per la squadra di Vincenzo Italiano. Quella dell’Olimpico è un’azione che mette assieme tutti i difetti del Cagliari sui calci d’angolo. Il primo, che sia zona o uomo, è la scelta sui duelli: tre difendenti a contendere la sfera devono giocoforza portare alla vittoria del pallone aereo, al contrario spesso e volentieri le secondo palle trovano avversari liberi da marcature. Il secondo è che chi non è coinvolto nel duello comunque osserva la zona in cui avviene, perdendo di vista completamente il proprio compito e, di conseguenza, manca dei riflessi necessari per anticipare la palla vagante. Il terzo e ultimo è la poca percezione del possibile pericolo portato dalla propria scelta individuale, come se in alcune occasioni i giocatori del Cagliari si staccassero dal contesto collettivo e pensassero più individualmente. I quattro giocatori della Roma completamente liberi davanti a Caprile non tolgono responsabilità alla deviazione di Deiola o alla dormita di Prati (a prescindere che non sarebbe stato comunque fuorigioco), ma comunque dimostrano come sarebbe potuto arrivare il gol con diverse opzioni tutte nate da difetti congeniti nelle palle inattive difensive. Un aspetto nel quale il Cagliari è sicuramente migliorato nel tempo, così come le reti subite in transizione, ma che anche all’Olimpico ha ripresentato il conto.
Matteo Zizola