Il Cagliari di Maran si avvicina alla partita contro il Chievo, occasione irrinunciabile per interrompere la crisi di risultati in trasferta.
Una vittoria permetterebbe di fare un passo decisivo verso la salvezza, dopo aver raccolto il massimo dalle gare casalinghe di prestigio contro Inter e Fiorentina. C’è un filo rosso che lega le due vittorie dei rossoblù contro squadre più titolate: il rombo di centrocampo è tornato a funzionare. Simbolo del maranismo, il 4312 è da sempre considerato lo schema più difficile da interpretare: esterni difensivi a tutta fascia, mezzali con ampia porzione di campo da coprire e, infine, il trequartista ago della bilancia dell’organizzazione tattica sia in fase di possesso sia in quella di non possesso.
Gli esterni di difesa – prima la coppia Srna-Pellegrini poi quella Cacciatore-Lykogiannis – hanno dato sia spinta che copertura e va sottolineato come due dei quattro siano arrivati nel mercato di gennaio, finalmente positivo da quando c’è Giulini al timone. Le prestazioni sopra le righe dei quattro esterni sono frutto anche degli ottimi sincronismi con le mezzali: scalate difensive vicine alla perfezione e combinazioni offensive che hanno tenuto sulle loro gli esterni avversari.
Il minimo comune denominatore delle due vittorie sono stati Ionita da un lato e Faragò dall’altro, mentre è mancata la stessa efficacia quando l’ex Novara è stato rimpiazzato da Padoin, a Bologna. La ciliegina sulla torta è rappresentata da Barella nel ruolo di trequartista, dopo che l’infortunio di Castro aveva sancito la crisi del maranismo e l’inizio delle difficoltà. Il talento rossoblù, sempre più in cima alle preferenze delle grandi europee in vista del mercato estivo, riesce a essere un vero e proprio numero dieci moderno: forte in entrambe le fasi, sviluppa i suoi movimenti in verticale e in orizzontale, copre un’ampia parte di campo, sostiene tutti i componenti del rombo.
Non è un caso che proprio quando Barella è stato arretrato, con Joao Pedro riportato dietro le punte, in quel di Bologna il Cagliari sia andato in crisi come nei momenti peggiori. Il brasiliano, ormai considerato (da sé stesso come dai tecnici) una seconda punta, manca del dinamismo fondamentale per giocare sulla trequarti.
Contro il Chievo dunque sarà una prova del nove per il lo scacchiere isolano, visto che contro squadre chiuse e arcigne (specie se l’assenza di Pavoletti dovesse penalizzare oltremodo nel gioco aereo) le difficoltà sono sempre state evidenti. Superarle per dare lo slancio alla salvezza è l’obiettivo numero uno di Maran e dei suoi ragazzi.
Matteo Zizola