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Cagliari: una sconfitta che sa di conferme, ma ora servono rinforzi

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Una sconfitta che non è un passo indietro. Il Cagliari di Walter Mazzarri dopo le due vittorie di inizio anno contro Sampdoria e Bologna non riesce nella terza rimonta consecutiva contro la Roma all’Olimpico e paga al massimo il minimo sforzo giallorosso con il rigore del nuovo arrivato Sergio Oliveira.

Contesto

Per atteggiamento e soprattutto viste le tantissime assenze quello di Roma non può essere considerato un ritorno al passato, nonostante la classifica in Serie A continui a fare tanta paura. Il Cagliari si è presentato a Roma senza tanti titolari (Lovato e Bellanova positivi, Ceppitelli infortunato, Keita in Coppa d’Africa e Nandez fuori condizione). E questo per fare la conta solo degli assenti più recenti. Il rischio umore a terra e imbarcata dopo il vantaggio dei padroni di casa poteva starci, specie per una squadra che in stagione ha faticato a trovare certezze e continuità e che nel momento più bello ha visto crollare la terra sotto i piedi a causa di un focolaio interno al gruppo. Sia chiaro, cose che succedono a tutti e a cui bisogna abituarsi dopo due anni di pandemia senza troppo recriminare. Come infatti fatto da Mazzarri a fine partita. Anche perché in vista della Fiorentina domenica prossima i pesanti gialli a Carboni e Pavoletti, che costeranno la squalifica, invitano i rossoblù a non cercare troppo gli alibi sugli assenti ma a tentare il tutto per tutto.

Esempio

Trasformare problemi in opportunità, questo il mantra del Cagliari. Una frase abusata dai cultori del marketing ma che è risultata vera per Giorgio Altare. L’ex Olbia in due settimane è passato da certo partente nel mercato di gennaio, con una promessa già fatta alla Reggina, a vera e propria sorpresa per voglia, intensità e attenzione difensiva. Le epurazioni di Godin e Caceres e i continui guai muscolari di Ceppitelli gli hanno dato una chance e Altare ha risposto presente, tanto che Mazzarri lo ha già tolto dal mercato: “Resta con noi, ci ha stupito. Ha l’atteggiamento quello giusto”. Ecco atteggiamento, in questo il Cagliari sembra essersi ritrovato. Dai musi lunghi al carattere, e soprattutto ora sono tanti quelli che mettono l’anima per la causa. Guardare a Goldaniga o Lovato per esempio, arrivati e subito buttati nella mischia ma entrambi hanno saputo calarsi nella realtà salvezza.

Crescere

Fin qui tutto bello, ma non sono solo rose e fiori. L’1-0 resta e le lacune anche all’Olimpico si sono viste. Innanzitutto un modulo molto fluido ed equilibrato che però chiede un dispendio di energie enorme a un centrocampo in riserva rossa fissa. Razvan Marin dopo settimane di corsa, lotta, ragioneria e rifinitura ha dimostrato a Roma di avere bisogno di un ricambio, o magari di altri tipi di compagni vicino che possano permettergli di fare meno compiti in tutti i 90 minuti. E la difficoltà nel giro palla (70% di passaggi positivi) all’Olimpico dipende tanto dalla necessità di liberare un po’ il rumeno da uno schema di gioco che lo imbriglia troppo e lo costringe a continui inseguimenti. Discorso simile in attacco dove la coperta corta alla voce costruzione e alternative obbliga Joao Pedro a giocare molto vicino al centrocampo e a fare un enorme lavoro di fatica sulla trequarti. Questo implica sicuramente una maggiore attenzione in fase di non possesso e di ripartenza ma anche molti tiri in meno e meno chances di essere pericolosi. E anche contro i giallorossi, con l’occasione sventata da Rui Patricio, JP10 ha dimostrato che il Cagliari non può fare a meno di averlo costantemente dentro l’area di rigore. L’impressione per risolvere queste mancanze è che non bastino i recuperi dei giocatori già in rosa ma che sarà necessario il prima possibile qualche innesto dal mercato per non fare svanire troppo presto la rincorsa sarda che la sconfitta a Roma non pare aver fermato nello spirito.

Roberto Pinna

 
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