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Cambi ed esperimenti: Ranieri torna Tinkerman in attesa del suo vero Cagliari

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Solo alla fine dell’estate abbiamo iniziato a lavorare sul mercato. A quel punto abbiamo aggiunto un tassello ogni giorno e per me era importante creare un collettivo pur se la stagione era già iniziata. Questo è stato il momento in cui è arrivato il soprannome tinkerman perché cambiavo tanto, ma quando arrivavano dei nuovi giocatori di continuo avevo la necessità di scoprire come si legavano con gli altri“. Così Claudio Ranieri nel 2021 sulla sua esperienza al Chelsea con l’avvento di Abramovich, parole che sembrano valide anche per il suo Cagliari attuale con le dovute proporzioni economiche.

Passo indietro

Cinque giornate, due punti frutto di due pareggi per 0-0, un solo gol segnato, diverse le formazioni scelte a ogni gara sia per individualità che per disposizione tattica. Ranieri è tornato tinkerman, confermando la tendenza alla duttilità e al modellarsi sull’avversario. In una situazione figlia però anche dell’estate e di un mercato in continuo divenire che ha regalato una rosa al completo soltanto negli ultimissimi giorni. La sosta per le nazionali non ha poi dato una grossa mano, con tanti elementi impegnati con le proprie rappresentative e poco tempo per mettere a punto i concetti di gioco di Sir Claudio. Una sorta di secondo atto del film visto da gennaio in poi, quando Ranieri è tornato sulla panchina rossoblù e nelle prime settimane aveva cercato a lungo la quadra partendo prima dalle fondamenta – leggasi la difesa – per poi sviluppare il resto delle fasi. Retroguardia a tre alternata alla linea a quattro, centrocampo a cinque con tre centrali o in linea con due mediani, attacco a tre o a due, pesante o leggero. Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non è cambiato, in quella che può essere definita una mini crisi con davanti un calendario che non regala sorrisi. Il tecnico romano è così un unicum della gestione targata Tommaso Giulini. Al contrario di chi lo ha preceduto negli anni in panchina, infatti, Ranieri è l’unica certezza. Non un dubbio, le piccole perplessità che lasciano spazio a critiche più consistenti verso la costruzione della rosa sul mercato che sulle scelte di Sir Claudio. Con ragione, perché il Cagliari è ancora un cantiere aperto e perché l’adattamento alla categoria richiede un certo tempo. Un po’ come nella cadetteria dell’anno passato, un cambio di mentalità che passa da errori, mancanze, dettagli.

Cagliari da scoprire

Il bisogno di certezze che vadano oltre Ranieri è evidente. Nei singoli e nel collettivo. Tra infortuni e ritardo di condizione sono tanti i giocatori che l’allenatore rossoblù aspetta, mentre nell’attesa è costretto a fare di necessità virtù senza però grande successo. La Serie A non aspetta, vero, ma il tempo non manca comunque. E gli esempi del passato in Sardegna come la squadra di Massimiliano Allegri del 2008-09 o quelli oltretirreno del Monza dello scorso campionato danno speranza. Cinque partite e cinque sconfitte in entrambi i casi, ma con sostanziali differenze. Il Cagliari dell’attuale allenatore della Juventus era una squadra in evidente crescita alla voce prestazioni, sfortunata in fase realizzativa e che dava l’idea di essere viva in attacco. I brianzoli, invece, avevano cambiato guida passando da Stroppa a Palladino, con un miglioramento evidente nel gioco e nei risultati. I rossoblù di Ranieri, dopo aver dato segnali di vita importanti contro l’Udinese, sono invece tornati al punto di partenza a Bergamo: una squadra sterile, ancora lontana dalla mentalità da massima serie e lotta salvezza, con un impegno che non manca ma che sembra non bastare. Difficile se non impossibile trovare in Ranieri difetti evidenti, nonostante i continui cambiamenti potrebbero togliere le poche certezze acquisite. Ma, d’altra parte, possono essere anche utili per trovarne di nuove, tassello dopo tassello, recupero dopo recupero, fino ad arrivare alla quadra come accaduto pochi mesi fa al momento topico della stagione cadetta. I ritorni di Lapadula e Mancosu non sono dietro l’angolo, ma le assenze non possono diventare un alibi. Tocca a Ranieri riuscire a trasmettere fiducia al gruppo, tocca a Ranieri fare sì da scudo e pompiere ma anche responsabilizzare una squadra apparsa ancora immatura. Fisiologicamente, ma senza che questo possa essere una scusa. Milan, Fiorentina, Roma: un trittico che dirà tanto del futuro del Cagliari, un trittico che non può essere affrontato con l’idea che i punti possano valere meno vista la caratura degli avversari. Un trittico che sarà l’occasione per ritrovare se stessi senza avere nulla da perdere. Da una parte la voglia di raggiungere la prima vittoria, dall’altra la consapevolezza che queste sfide possono tornare utili per raggiungere la piena consapevolezza e maturità in vista degli scontri diretti successivi. I rossoblù devono calarsi nella nuova realtà, trovare sicurezze tecniche e tattiche e cominciare a pensare più a se stessi che a chi avranno di fronte. Le libecciate, d’altronde, si possono superare con fermezza e serenità, senza panico e senza troppi esperimenti.

Matteo Zizola

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