“Ora sta crescendo. Mi aspetto molto da lui”. Parole di coach Piero Bucchi, destinatario Chris Dowe. Poche, ma importanti per un giocatore che sin dall’inizio della stagione ha attraversato momenti complessi e che nell’ultimo periodo sembra aver trovato invece la sua dimensione. Una dimensione in cui l’ex Prometey ha trovato il modo di prendersi quelle responsabilità che lo hanno fatto diventare un pezzo importante del puzzle sassarese.
Scelte
Ventidue punti con 5 rimbalzi e 5 assist contro Pesaro, 13 contro Trento con 5/5 ai liberi, senza dimenticare la prova di Reggio Emilia chiusa con 6 punti ma anche 10 assist o quella di Brindisi con 15+7 assistenze. I numeri sostengono la tesi di un Chris Dowe sempre più dentro i meccanismi della squadra di Piero Bucchi. Uno spazio guadagnato con pazienza, andando oltre anche alcuni momenti di sconforto e rabbia di un’annata non cominciata nel migliore dei modi dopo l’ottima stagione vissuta tra Prometey e Bamberg nel 2021-2022. L’americano era arrivato infatti in Sardegna con le credenziali del realizzatore, in grado anche di essere freddo nei momenti clou delle partite, ma anche di saper mettere in ritmo ai compagni. Una combo-guard atletica, con margini di miglioramento anche in difesa vista la sua fisicità, che avrebbe permesso a Sassari di avere punti in uscita dalla panchina ma anche consentito a Stefano Gentile di tornare a giocare da guardia. Un giocatore che almeno per quanto riguardava il tipo di lavoro richiesto poteva avvicinarsi a quanto la Dinamo provò a ottenere da Tyrus McGee nell’anno della finale scudetto persa con Venezia e che mancava dopo l’addio di Logan. Gli infortuni a inizio anno di Robinson e di Jones durante la preparazione hanno costretto Dowe a fare subito gli straordinari, ma anche a mettere in luce queste possibilità. Un tuttofare, lo aveva definito a inizio anno il coach dei biancoblù. E così in effetti la Supercoppa lo aveva confermato, con alcune giocate in semifinale contro Tortona decisive per l’accesso alla finale poi persa contro la Virtus Bologna.
Tappe
Tuttavia, l’infortunio occorso dopo la partita con Verona del 9 ottobre, quella che più di tutte aveva segnato un’evidente crescita del numero 5 oltre a quella di Jones, ha interrotto bruscamente un percorso che si stava lentamente costruendo. I due mesi di assenza hanno pesato su Dowe, tornato sul parquet quando la squadra era stata già stravolta dall’addio di Onuaku e soprattutto nella gara tra le più difficili dell’annata, quella contro Milano al PalaSerradimigni. Una scossa che però è servita, tanto quanto il rientro dello statunitense che ha permesso al Banco di avere rotazioni più lunghe ma soprattutto scelte offensive in più rispetto alla prima parte di annata. Sassari ha avuto infatti l’opportunità di lavorare maggiormente in post basso con uno dei propri piccoli, ma anche la possibilità di avere un giocatore capace di attaccare maggiormente il ferro e aprire gli spazi sul perimetro per i compagni, seppur in maniera diversa da Robinson. Alcune pause nelle prestazioni dopo il rientro, su tutte quella con Brescia, hanno portato al sorgere di qualche dubbio. Dubbi fugati però da quanto prodotto sul campo nell’ultimo periodo, quando la combo-guard americana si è sentita più dentro gli schemi della squadra ma ha capito anche quanto fondamentale fosse sfruttare le proprie carte al momento più impattanti. Lavoro e consapevolezze che hanno portato l’ex Prometey sembra a ritrovare confidenza con il proprio tiro dall’arco (4/5 nelle ultime due partite, dopo il 5/21 fatto registrare dall’inizio della Lba). Un segnale fondamentale per una Dinamo che vive di coralità più che di individualismi e che avrà bisogno della concretezza di Dowe per lanciare ulteriormente la sua corsa ai playoff.
Matteo Cardia