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Dinamo Sassari | Contro Brescia in gara 2 servono continuità e attenzione

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Il primo round è andato. I colpi di una Brescia continua fino al minuto quaranta sono arrivati nel momento giusto, nonostante una Dinamo combattiva ma poco precisa nell’assestare i suoi ganci negli istanti in cui avrebbe potuto tornare definitivamente in partita. La squadra di Bucchi però non è andata a terra: è suonato solo il primo gong e tra meno di quarantotto ore sarà possibile per i biancoblù provare a correggere quanto sbagliato nella prima uscita di una serie playoff in cui l’intensità sarà il piatto principale.

Sali e scendi

Che il match sarebbe potuto essere divertente l’avevano predetto i numeri della stagione regolare. Così come era prevedibile un’alta fisicità a cui anche il metro arbitrale dovrà abituarsi e trovare dei limiti. La frenesia ha accompagnato il primo quarto di entrambe le squadre, con la Dinamo Sassari che è però partita meglio, mettendo tanta aggressività nella propria metà campo e correndo bene il campo, malgrado un non positivo approccio al tiro dai 6,75. Dall’altra però è cominciato lo show di Della Valle, che ha tenuto in piedi la squadra di Magro con 17 punti nel solo primo periodo su 24 totali. Troppo per l’ex giocatore di Reggio Emilia, che insieme all’ingresso di Moss è stato determinante per il primo strappo tentato dai bresciani nel secondo quarto, quando anche Mitrou-Long e un attacco sassarese troppo statico hanno permesso alla squadra di Magro di piazzare un parziale nei primi quattro minuti di 16-2. Un momento a cui la Dinamo però ha reagito, dimostrando di aver ormai anticorpi forti contro i frangenti complessi, grazie soprattutto alla solidità di Burnell e Bilan in attacco ma anche a maggior attenzione in difesa sui piccoli. Un copione rispettato anche nel secondo tempo, quando le difficoltà sul perimetro sono continuate, così come quelle in difesa, con Brescia che ha piazzato un nuovo break di 11-0 fino alla nuova reazione sassarese firmata ancora dall’ex Prometey e dall’ex Cantù, prima dell’ingresso definitivo in partita di David Logan che ha preso confidenza con il canestro da lontano nonostante qualche difficoltà di troppo nella propria metà campo. L’energia di Laquintana ha rimesso però le cose al proprio posto già sul finire del terzo periodo, prima di un ultimo tentativo sassarese di rientro a metà ultimo quarto con le triple di Devecchi e Bendzius – la prima della gara a poco più di quattro minuti dal termine – a portare Sassari fino al -4 sul 90-86. È qui però che è mancata la zampata finale, quel briciolo di lucidità e precisione necessarie per riagganciare i padroni di casa: perché Logan ha fallito il tiro del possibile -1 mentre Petruccelli e infine Della Valle, dall’altra parte, hanno portato verso il 104-97 finale.

Difesa da sistemare

Quella sassarese non è stata una delle migliori prestazioni della stagione. E proprio questo probabilmente può portare a guardare il bicchiere mezzo pieno, perché nonostante le tante difficoltà, Bilan e compagni sono rimasti in partita fino agli ultimi due minuti della prima sfida. Certo però che servirà di più, soprattutto sul lato difensivo, per far male a una squadra in fiducia come quella di Magro e sostenuta da un pubblico caldissimo. Della Valle e Mitrou-Long hanno combinato 54 punti in due e servito 14 assist per i compagni: un protagonismo positivo, anche per via delle difficoltà di Kruslin, Robinson, Logan e Gentile di arginare i due terminali offensivi principali ma anche un Laquintana vera e propria spina nel fianco. Complicanze non visibili solo a uomo, ma anche nella zona fronte dispari. La poca aggressività sulla prima linea ha portato a esporre gli angoli – i punti deboli in una 3-2 – e il resto l’ha fatta la poca comunicazione tra compagni, che ha permesso troppi tiri aperti ai bresciani, poi bravi in più occasioni a concedere poche transizioni offensive a Sassari specialmente da metà terzo quarto in poi. 

Un esempio: Della Valle e Mitrou Long giocano su un quarto di campo, Robinson rimane dietro e chiama a Burnell il cambio. L’ex Cantù è però faccia a faccia sull’ex di Reggio Emilia

 

Robinson capisce troppo tardi il compagno e arriva in ritardo su Mitrou-Long che mette una delle sue triple

 

Situazioni che hanno portato la Dinamo a provare ad accelerare i propri attacchi con però poco successo e troppi palleggi in più fasi della partita. Gabriel è stato il fattore bresciano principale con la sua difesa faccia a faccia su Bendzius, mentre la gabbia su Robinson è funzionata quasi perfettamente con l’ex Chemnitz che ha smazzato solamente tre assist, perso sei palloni, e raramente ha trovato lo spazio per attaccare il ferro. Cosa invece successa troppo spesso negli ultimi due periodi a Brescia, che è arrivata sino al ferro con troppa facilità in diverse occasioni, come in occasione del canestro del nuovo più 8 a due minuti dalla fine di Laquintana.

Tommaso Laquintana si appresta a prendere il blocco settato da Brown, Robinson appare in ritardo

 

Laquintana prende il blocco e nessuno fa un passo verso di lui: né Robinson, rimasto un giro indietro, né Bilan

 

Ripartenza

La Dinamo ha tuttavia dimostrato di avere le carte in regola per allungare la serie il più possibile. L’opzione Bilan è stata sfruttata bene, così come quella di Burnell, bravo a capire quando la squadra aveva bisogno di lui. Le giocate in post basso del croato hanno permesso alla Dinamo di avere una marcia in più, anche se la scelta fatta da Brescia di non lasciare spazio ai ribaltamenti del centro ex Prometey ha pagato sul lungo periodo. Con poco spazio per i tiratori sarà ancora più importante muoversi senza palla per avere poi l’opportunità di avere qualche metro in più e dare più fluidità ai propri possessi. Per far questo serviranno sicuramente un Kruslin e un Robinson diversi, ma soprattutto una difesa differente e continua: è nei momenti in cui ha potuto alternare i propri ritmi che la Dinamo ha fatto meglio nel primo round di una sfida che ha confermato di poter essere equilibrata. Gara2 potrà dire già qualcosa a riguardo, prima di tornare in Sardegna il 20 maggio per l’abbraccio e la spinta del PalaSerradimigni.

Matteo Cardia

 
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