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La Moviola di Cagliari-Lazio: personalismo più che personalità, Manganiello rimandato

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Esiste una differenza sostanziale che fa passare la prestazione di un arbitro da positiva a negativa. È la stessa che passa tra la personalità e i personalismi, oppure tra dirigere una partita o volerla comandare cercando di diventare protagonista in situazioni che meriterebbero maggiore serenità e un dialogo positivo. Gianluca Manganiello, direttore di gara designato per Cagliari-Lazio – sfida terminata sull’1-2 per gli ospiti, ha mostrato nei novanta minuti più recupero di appartenere alla categoria dei comandanti più che di chi dirige, a quella di chi utilizza il personalismo sopra la personalità. Senza errori che abbiano segnato il punteggio finale, ma con una conduzione nella quale ha spesso mostrato di voler imporre la sua visione anche sopra quella di assistenti meglio piazzati.

Mano e atteggiamento

Il fischietto della sezione di Pinerolo ha provato a tenere un metro fatto di pochi fischi e di contatti per certi versi leggeri non puniti con il fallo. Idea di base che può essere corretta, non fosse che non ha visto una linearità né da una parte né dall’altra. Così come gli atteggiamenti di fronte alle rimostranze dei giocatori non sono stati dello stesso livello a seconda dei protagonisti. Il primo episodio arriva al 4′ ed è una ripetizione di quanto avvenuto pochi istanti prima: Isaksen, in maniera evidente, in un duello aereo spinge alle spalle Augello con entrambe le mani sbilanciandolo a prescindere dall’intensità messa nell’intervento. Due situazioni da punire con il calcio di punizione in favore del Cagliari e sulle quali Manganiello sorvola. Al 9′ è Romagnoli a fermare Zortea al limite dell’area allargando leggermente il tallone, ma è il laterale rossoblù a cercare il contatto più che il contrario ed è bravo qui l’arbitro a lasciar correre. Al 10′ manca il giallo a uno tra Mina e Viola, dalle immagini sembra più il secondo a fermare volontariamente Zaccagni in una situazione d’attacco promettente per la Lazio. Episodio da manuale, ma Manganiello sorvola sulla sanzione disciplinare. Al 16′ reciproche scorrettezze tra Gila e Piccoli, entrambi trattengono le rispettive maglie, ma è l’attaccante a farlo per più tempo ed essere giustamente punito. Al 17′ arriva il gol di Dia per il possibile vantaggio della Lazio. La bandierina alzata dell’assistente lascia pensare a un fuorigioco che però non c’è – è infatti una giocata quella di Luperto che favorisce il senegalese – ma è il tocco con il braccio dell’attaccante laziale a essere la causa dell’annullamento corretto della rete grazie all’intervento del VAR e la successiva overrule. Il gol arriva infatti nell’immediatezza del tocco di mano e dallo stesso giocatore colpevole del fallo che, per quanto involontario, è automaticamente sanzionabile. Al 27′ Manganiello non casca nel tranello di Hysaj che cade in area su un intervento di Felici in scivolata nonostante l’ala rossoblù non tocchi mai il terzino della Lazio. Dopo un silent check con il VAR la decisione viene confermata, ma manca il cartellino giallo a Hysaj per simulazione con il VAR che non può “suggerire” la sanzione all’arbitro. In questa occasione ancora proteste di Guendouzi, lasciato libero di fare il bello e il cattivo tempo anche in maniera plateale a ogni fischio del direttore di gara. Sempre il centrocampista francese ferma Felici in zona offensiva al 43′, ma Manganiello lascia correre invitando l’ex Feralpisalò ad alzarsi con ampi gesti come fatto al 9′ con Zortea: un atteggiamento che si sarebbe potuto evitare. La controprova della direzione personalistica del fischietto della sezione di Pinerolo arriva pochi istanti dopo. Piccoli controlla un pallone evitando che esca per il calcio di rinvio della Lazio, la sfera è senza dubbio dentro il campo, ma Manganiello – nonostante l’assistente da ottima posizione non segnali nulla – decide da una prospettiva lontana e sfavorevole che la palla ha varcato la linea di fondo. Una scelta incomprensibile e che è la cartina di tornasole di una direzione caratterialmente difficile da giudicare.

Zero cartellini

La ripresa si apre con il giusto fischio per la spinta alle spalle di Rovella su Felici al 48′ che porta alle ennesime proteste di Guendouzi lasciate passare senza nemmeno richiamo. Al 54′ Mina entra con vigoria su Castellanos all’altezza delle panchine, per il metro utilizzato non ci sarebbe fallo, ma Manganiello opta per il fischio imputando al colombiano e al vicino Makoumbou un doppio intervento che non c’è, con il centrocampista che è fermo e non tocca l’avversario. Al 57′ proteste della Lazio per un tocco di braccio di Mina in area del Cagliari, ma è corretto non assegnare il rigore. Il difensore rossoblù è infatti entrato in scivolata e, dopo la respinta di Caprile e con l’arto a contatto con il terreno, vede il pallone colpirlo sopra il gomito. Da regolamento non punibile, a maggior ragione considerando che Mina prova a ritrarre il braccio per evitare il contatto. Al 64′ arriva il gol dell’1-2 della Lazio, rapido check che porta alla convalida: è Luperto a tenere in gioco Dia sul cross di Gila. Al 70′ plateale protesta di Romagnoli accompagnata da un gesto con la mano in direzione di Manganiello che non va oltre al richiamo, manca il giallo. All’89’ Augello ferma volontariamente una ripartenza della Lazio con un fallo su Pedro, può starci il non ritenere l’intervento da SPA – la distanza dalla porta è ampia, siamo al limite dell’area di rigore del Cagliari – ma il fallo del terzino rossoblù è vicino alla condotta antisportiva. Il giallo poteva starci. Infine al 95′ viene fischiato un fallo di Pavoletti su Gila, ma è quest’ultimo a trascinare a sé l’attaccante con un abbraccio abbastanza evidente, lasciar correre sarebbe stata la decisione migliore. Una gara che si chiude così senza cartellini per nessuna delle due squadre e senza grossi dubbi, ma con la sensazione di un arbitraggio non all’altezza più per modi che per sostanza.

Matteo Zizola

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