Proseguire la marcia verso la salvezza passa dai punti, ma non solo. In situazioni di difficoltà – e contro avversari di livello medio-alto – è importante anche andare oltre la classifica e provare almeno a confermare i progressi. Il Cagliari di Mazzarri può così essere soddisfatto nonostante la sconfitta di Roma, perché l’atteggiamento nei novanta minuti e l’ultima mezz’ora alla caccia del pareggio sono segnali positivi.
Difetto mancino
Tante assenze tra infortuni e la mannaia del Covid alla vigilia della trasferta dell’Olimpico. Nonostante ciò il Cagliari di Mazzarri ha tenuto botta alla Roma di Mourinho. Non con il classico 3-5-2 delle ultime uscite, ma con una formazione più offensiva e un 3-4-1-2 che ha presentato il trio Pereiro-Joao Pedro-Pavoletti in avanti. Scelta che è nata non solo dalla prestazione del Tonga contro il Bologna, ma anche dalla contingenza. Il tecnico ha infatti messo in campo gli undici con maggiori garanzie fisiche, unico ballottaggio quello tra Dalbert e Lykogiannis vinto dal brasiliano.
Rispetto alle gare contro Sampdoria prima e Bologna poi, i rossoblù hanno abbassato gli esterni tornando così più a una difesa a cinque che a tre. Zappa ha aiutato spesso e volentieri Altare, mentre Dalbert ha faticato e non poco nel sostenere un Carboni costretto agli straordinari. In occasione del colpo di testa di Abraham, quando il punteggio era ancora fermo sullo zero a zero, si può notare in basso Zappa seguire Felix mentre sul lato opposto Dalbert faticare a trovare i tempi giusti di uscita su Maitland-Niles. Pereiro, al contrario, pur se poco efficace in fase offensiva, non ha lesinato l’impegno nell’abbassarsi a sostegno del centrocampo.
Dalbert è stato l’anello debole del Cagliari in numerosi frangenti della gara. Il brasiliano è sempre apparso fuori tempo, nel posto sbagliato al momento sbagliato. Le distanze contro i diretti avversari, le scelte di giocata sia difensive che offensive, una cattiveria di fondo mancata spesso e volentieri. Nell’occasione del rigore da lui procurato un altro esempio. La percussione centrale dei giallorossi vede la squadra rossoblù scivolare verso la porta di Cragno, ma Dalbert segue troppo la linea dei compagni e resta basso anche dopo lo scarico. Fino a farsi trovare ben dentro l’area nel contrastare la conclusione di Oliveira arrivato a rimorchio. Atteggiamento che sarebbe stato giustificabile se il brasiliano avesse attaccato il portatore di palla, ma che diventa deleterio se non esegue né uno né l’altro movimento difensivo. Passività pagata con un rigore solare che ha evidenziato anche pecche mentali, con quel braccio largo pur consapevole del rischio a cui sarebbe andato incontro.
Se dall’altra parte Zappa, pur con tutti i suoi limiti, non è mancato nell’aiuto ad Altare su Felix, sul lato mancino della difesa rossoblù Carboni si è spesso e volentieri trovato nell’uno contro uno con Zaniolo, se non in inferiorità quando Maitland Niles accompagnava l’azzurro. Gravato dall’ammonizione nel primo tempo, Carboni non è riuscito a fermare l’avversario specialmente in un’occasione. Resta però evidente l’assenza di Dalbert a supporto di un compagno già ammonito, con la postura che racconta la poca attitudine al sacrificio del brasiliano.
Cambio di passo
Una volta mantenuto il minimo svantaggio, il Cagliari ha alzato decisamente il baricentro, correndo sì rischi ma facendo affidamento sia sui recuperi di Carboni e Goldaniga sia sulla vena di Cragno alla voce uscite basse.
La cartina di tornasole che racconta di una squadra altissima è nel contropiede giallorosso che porta Felix a scontrarsi con Cragno. Il trio Altare-Goldaniga-Carboni è ben oltre la propria metà campo, con la volontà di mantenere la squadra corta e di recuperare palla il più avanti possibile. La Roma ha così provato a sfruttare i palloni lunghi a scavalcare la difesa, cercando di puntare sulla velocità del giovane Felix alle prese con un Altare più strutturato ma con un passo decisamente diverso. Resta però un atteggiamento propositivo e senza paura dei tre difensori, nota di merito per Mazzarri e i suoi.
Atteggiamento confermato dalle due occasioni capitate nel finale, una a Joao Pedro e l’altra a Nández. Proprio l’ingresso del León ha dato maggiore spinta verticale al Cagliari rispetto a un Pereiro meno adatto all’attacco di spazi e profondità. La traversa colpita dal capitano rossoblù è l’esempio della voglia degli uomini di Mazzarri di uscire da Roma con un risultato positivo. Intanto l’attacco verso l’area avversaria di quattro uomini sul pallone di Deiola. Zappa e Nández a destra, Joao Pedro al centro e Lykogiannis a sinistra, più il mediano di San Gavino a supporto. Manca il solo Pavoletti che, però, ha dato il via all’azione con il duello vinto all’altezza del centrocampo.
Nel momento in cui Nández calcia il pallone verso l’area, Joao Pedro è bravo a passare davanti a Mancini, così come lo è Lykogiannis nel continuare la corsa a supporto tenendo impegnato Maitland-Niles e liberando il brasiliano dalla doppia marcatura. Zappa e Deiola continuano la corsa per un’eventuale respinta corta al limite dell’area, lasciando di fatto 5 giocatori ad attaccare l’area giallorossa.
Zero punti e tanti rimpianti. Con un po’ di fortuna il Cagliari avrebbe potuto raccogliere un punto dalla trasferta nella capitale, ma nonostante la sconfitta Mazzarri può ritenersi soddisfatto del percorso di crescita della sua squadra. Percorso che ora vedrà l’ostacolo Fiorentina come prossima avversaria. Le assenze saranno ancora una volta protagoniste – Carboni e Pavoletti squalificati – ma i rossoblù hanno dimostrato all’Olimpico, soprattutto a se stessi, di essere sulla strada giusta a prescindere da una rosa in attesa di rinforzi sempre più necessari.
Matteo Zizola