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Vedi Napoli e poi risorgi: Cagliari, è tornato il vero Nández

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Le grandi partite esaltano i grandi giocatori, a maggior ragione se sei abituato a stadi importanti e a sfide d’alta quota. Non fa eccezione Nahitan Nández che, dopo mesi passati a chiedersi dove fosse finito il leone rossoblù, è tornato in grande stile nelle due vittorie contro Roma e Napoli.

In vetrina
Si potrebbe pensare che non sia un caso. Perché, d’altronde, i giallorossi e i partenopei sono tra quelli che hanno messo gli occhi sul numero 18 rossoblù. Il Napoli da tempo, la Roma da poco, insieme a tante altre dalla Premier alla Liga. Nández d’altronde è stato l’acquisto più oneroso della storia del Cagliari, l’etichetta di giocatore di passaggio appena messo piede in Sardegna, primo step europeo prima del grande salto. Questo ha da sempre detto il passato, un occhio al futuro verso nuove sfide e la maglia rossoblù come trampolino di lancio. Eppure la verità sta nel mezzo, perché se cerchi alla parola professionista si può trovare proprio Nández come esempio. Corsa, sudore, ma anche tecnica e una capacità di stare in campo che il campionato italiano sta raffinando gar(r)a dopo gar(r)a. Non conta quel che sarà, è il qui e ora l’aspetto più importante. Il presente, quello di un giocatore che qualunque sarà il suo prossimo futuro sa bene che una retrocessione con il Cagliari sarebbe una macchia troppo difficile da lavare per chi vuole essere un vincente.

Fuori dal tunnel
Eppure la risalita di Nández vista nell’ultima settimana ha poco a che vedere con il livello delle avversarie, molto di più con altri fattori che sono tutto fuorché secondari. Si potrebbe ad esempio pensare all’impatto che la positività al Covid ha avuto su un giocatore che fa dei polmoni il proprio punto di forza, ma non è solo questo ad avere rappresentato prima la chiave di volta negativa e poi positiva una volta superati i problemi. Classe ’95, ventisei anni a dicembre, Nández ha vissuto un inverno difficile sia sportivamente che privatamente. Non è questa la sede per raccontare i dolori del giovane Nahitan, basti pensare che per quanto ricchi e famosi i calciatori restano comunque dei ragazzi con tutte le conseguenze del caso. L’espulsione contro il Benevento nella gara di andata non fu solo un caso, ma un segnale forte di una testa altrove e un nervosismo latente che andava al di là del mero aspetto calcistico. Nández d’altronde lo ha dimostrato anche quando i problemi contrattuali – diritti d’immagine e non solo – erano all’ordine del giorno. Non lesinava di certo l’impegno, nonostante tutto. Ma se la testa non gira, difficile lo facciano le gambe e ora che il periodo nero sembra essere alle spalle non è un caso che il León sia tornato a ruggire e a sorridere.

Al posto giusto
C’è poi un elemento tattico che non può essere taciuto. Nández è giocatore di sacrificio e abnegazione, la squadra davanti a tutto e se c’è da tappare un buco difficilmente si rifiuta. Esterno a tutta fascia? Presente. Giocare a sinistra pur se di piede opposto? Nández c’è. Entrambe le cose contemporaneamente? Perché no. In questa stagione l’ex Boca Juniors ha messo se stesso al servizio sia di Di Francesco che di Semplici. Davanti alla difesa nel 4-2-3-1, quinto di centrocampo a destra o a sinistra nel 3-5-2, trequartista esterno nel 4-2-3-1 sia da un lato che dall’altro. Mezzala? Praticamente mai. Centrocampista di destra nel 4-4-2, ruolo che spesso svolge egregiamente in nazionale? Nemmeno. Finché nella ripresa contro la Roma, finalmente, Semplici ha aperto la gabbia tattica che teneva rinchiuso il suo leone e lo ha liberato mettendolo a proprio agio laddove può dare il massimo di se stesso. Proprio lì, dove si disimpegnava alla Bombonera o al Centenario di Montevideo, largo a destra nel centrocampo a quattro con le spalle coperte da un terzino. Il risultato? Tanti chilometri avanti e indietro, efficacia nella trequarti avversaria e soprattutto occasioni per incidere fino al gol del pareggio al 94′ che ha gelato il suo estimatore Gennaro Gattuso e quella Napoli che ha messo gli occhi su di lui.

I dati difficilmente mentono e allo stadio Diego Maradona il numero diciotto rossoblù non ha deluso le attese. Nel tempio che da poco ha preso il nome di colui che unisce Napoli e Buenos Aires, Nández che dei tifosi Xeneize è stato idolo mai rimpianto abbastanza ha messo in mostra il meglio di sé. Il giocatore del Cagliari ad aver tirato di più verso Meret, quello che ha avuto più occasioni da gol assieme a Pavoletti, quello che ha corso di più con oltre 11,7 chilometri. Nella corsa salvezza Semplici aveva bisogno di Nández e il León ha risposto giusto in tempo. Ora il Benevento per cancellare l’espulsione dell’andata e mettersi definitivamente alle spalle il periodo buio. Perché è nella grandi partite che si vedono i grandi giocatori e quella contro i sanniti è, per i colori rossoblù, la partita delle partite.

Matteo Zizola

 

 

 
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