Intervistato dal canale Youtube “La Giornata Tipo”, Marco Spissu, playmaker di Saragozza, ha parlato della sua esperienza in Liga ACB, ma anche di famiglia e passato. Queste alcune delle sue dichiarazioni
Sulla famiglia
“Certe volte chiedo i biglietti anche ai miei compagni. Mi chiedono sempre quante persone vengono a vedermi. Non vedendoli spesso, queste cose sono un’iniezione di amore e di fiducia. Averli qua è bello. Il loro viaggio ad Andorra? Trasferta tosta, però è stata vinta. Mi sento fortunato, non tutti hanno la fortuna di avere un seguito così importante. Siamo una famiglia unita, è la cosa più bella che può esistere al mondo”
I quattro mori
“Bandiera dei quattro mori? In casa non ce l’ho, molti tifosi me la portano al palazzetto. Non ho bisogno della bandiera per sentirmi sardo, quella ce l’ho sempre nel cuore”
Su Saragozza
“Le persone di Saragozza sono molto calorose, appassionate di calcio e basket. Mi ci è voluto un po’ di tempo per adattarmi, ma ora mi trovo bene. Voglio imparare lo spagnolo. Al palazzetto vengono tantissime famiglie e bambini, è bello vederli quando ti chiedono la maglietta”.
Sul campionato spagnolo
“Campionato? Il 90% delle persone pensa sia un campionato normale. Negli ultimi anni in Champions sono arrivate sempre alla Final Four tre spagnole, due anni fa Gran Canaria ha vinto l’EuroCup, in Eurolega il Real è arrivato alle Final Four. In campo, il gioco è più veloce. Io posso prendere la palla e rimetterla subito in gioco, a differenza dell’Italia dove devo aspettare l’arbitro. Nel primo periodo non ero abituato, ora sono io che corro e rimetto la palla i gioco”
Idee di gioco
“Ci sono idee di gioco mai fatte, sembrano di una squadra giovanile. Vi sono zone press con raddoppi a metà campo, a tutto campo. A livello professionistico è la prima volta che mi capita. Impianti? Onestamente faccio fatica a ricordarmi palazzetti vecchi, sono tutti nuovi. Abbiamo quasi 8000 abbonati e giochiamo in un palazzetto bellissimo”
Sulla scelta di cambiare
“Volevo cambiare e provare nuove esperienze. Ho bisogno di provare cose mai fatte. Cerco di godermi ogni anno e avevo il desiderio di fare una nuova esperienza”.
Su Pozzecco
“Pozzecco? Fondamentale, è arrivato alla Dinamo in un momento in cui la squadra non girava e ha portato serenità. Mi ha dato fiducia, mi ha fatto giocare anche quando sbagliavo. Avevo bisogno di questo. Vincevamo ogni partita, siamo arrivati alle 22 vittorie di fila in quel periodo. Il palazzetto era pieno, la gente faceva la fila per un biglietto. Atmosfera tra le migliori nella mia carriera. Gioco in Nazionale solo per Pozzecco? Chi lo scrive è invidioso, finché mi chiama ci vado al 100%”
Prima esperienza fuori Sassari
“Vivevo in uno spogliatoio adibito a camera, sotto c’era il campo. Avevo in mente solo di fare il professionista, ho avuto il dono di ascoltare le persone più esperte per raccogliere ciò che mi serviva per crescere”
La Redazione