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Cagliari | Duttilità e coperta corta: gli arrivi di Caprile e Coman non bastano

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“In alcuni ruoli siamo ben coperti, in altri un pochino più giusti”. E ancora: “Se escono tre uno si aspetta che entrino tre, ma di questo si occuperà la società”. Dichiarazioni in entrambi i casi di Davide Nicola, la prima dopo la sconfitta per 1-2 contro la Lazio alla Unipol Domus e la seconda nella conferenza stampa della vigilia. La sostanza delle parole dell’allenatore del Cagliari è di fatto la stessa: il mercato è stato incompleto e il saldo acquisti-cessioni segna un meno due tra quanti hanno lasciato la Sardegna (Scuffet, Wieteska, Azzi e Lapadula) e quanti l’hanno raggiunta (Caprile e Coman). Un dettaglio che basta da solo per descrivere un certo disappunto che traspare dalle valutazioni del tecnico piemontese.

Bilancio
Analizzare di pancia la sessione invernale del Cagliari è un rischio facile da correre. Il mercato, da sempre, porta con sé l’idea che gli acquisti debbano essere fatti a prescindere, perché in fondo è così che dovrebbero andare le cose per accontentare la piazza. Esistono però anche valutazioni che vanno oltre, quelle economiche e quelle strettamente tecniche. Da una società rossoblù che non ha la liquidità necessaria per strafare – e nemmeno per qualcosa di meno se si vuole – a un campionato che dopo la Lazio vedrà il Cagliari disputare appena quindici partite. Due aspetti che portano legittimamente a non esagerare, a cercare di mantenere gli equilibri sia finanziari che di spogliatoio e, infine, a non creare un gruppo troppo ampio con un numero di gare da giocare abbastanza relativo. E su questo anche Nicola, seppur in risposta a una domanda su Prati e Kingstone, ha detto la propria: “Per dare minutaggio a tutti dovrei avere il doppio delle partite”. Motivo per cui gli addii di giocatori come Azzi e Wieteska, i due non rimpiazzati sul mercato – e il mancato arrivo di sostituti al loro posto – non può essere un tema dirimente considerando anche lo spazio (non) avuto dall’esterno ora alla Cremonese e dal difensore polacco. Insomma, si sarebbe fatto ciò che si è ritenuto necessario per poter raggiungere la salvezza. Eppure resta un dubbio condiviso per certi versi proprio da Nicola e senza dubbio da un ambiente che si sarebbe aspettato ben altro mercato. Da una parte l’arrivo di Caprile ha risolto il problema più importante, quello del portiere, e l’ex Napoli ha confermato la bontà della scelta anche contro la Lazio. Dall’altra quello di Coman pone un enorme punto di domanda sulla filosofia del club e sull’intero svolgimento del mese di trattative.

Trasformismo
La premessa è fondamentale. Coman è un giocatore di valore, lo ha dimostrato in patria così come con la maglia della Romania. Sarà poi il campo, come si suol dire, a dimostrare la bontà della scelta in chiave assoluta. Il problema, però, non è tanto sulle qualità del classe ’98 arrivato dai qatarioti dell’Al-Gharafa. Perché la domanda è quanto fosse prioritario un esterno offensivo, che gioca prevalentemente nella zona sinistra d’attacco, rispetto a una punta – prima o seconda che sia – che potesse affiancarsi o fungere da alternativa a Piccoli. La questione è tutta qui. L’acquisto in prestito oneroso di Coman ha confermato una tendenza del club rossoblù che va ormai avanti da diverse stagioni. Quella di operare in nome della duttilità, con la costruzione di una rosa che, al posto di alternative per ruoli specifici, punta sulla capacità di alcuni singoli di poter giocare anche in posizioni differenti da quelle in cui danno il meglio. Una filosofia che può essere giudicata positivamente guardando, ad esempio, al reparto difensivo. Manca il vice Zappa, vero, ma Zortea può farne le veci all’occorrenza perché, in fondo, nasce e cresce come esterno basso o quinto di centrocampo. Manca il sostituto di Wieteska? Mina e Luperto sono titolari inamovibili, Palomino la prima alternativa e in caso di necessità estrema Obert può giocare da centrale come d’altronde capita nella nazionale slovacca. Per quanto, non va dimenticato, di tre centrali più uno solo Mina è destro di piede. In mezzo al campo il problema non sussiste e, anzi, l’abbondanza ha sacrificato Prati tornato finalmente a giocare uno spezzone in campionato dopo la gara da titolare in Coppa Italia contro la Juventus. In quella che Nicola ha definito come una scelta dettata dal credere nel giocatore, dichiarazione che fa storcere il naso guardando ai sette minuti (recupero compreso) dati all’ex Spal contro la Lazio. E così si arriva all’attacco e alla scelta di puntare su Coman come mossa in entrata al posto di Lapadula ceduto allo Spezia.

Enigma
Nel corso della sessione di gennaio il Cagliari ha oscillato tra la ricerca di un giocatore con caratteristiche da prima punta – con spazio a profili utilizzabili anche come spalla del centravanti – a quella di un elemento che potesse aggiungersi agli esterni offensivi. Del primo gruppo hanno fatto parte i vari Dessers, Nordas, Kouame, Sanabria e non solo. Del secondo soprattutto Johnsen, con la sorpresa Coman arrivata all’improvviso. Duttilità, questo il mantra che è stato confermato anche dal comunicato ufficiale che ha accompagnato l’annuncio del giocatore rumeno: “Grazie alla sua forza fisica può ricoprire all’occorrenza anche il ruolo di prima punta”. Una scelta che sembra così voler prendere due piccioni con una fava, portando in Sardegna un elemento offensivo principalmente esterno, ma con la capacità di fare anche da spalla o da alter ego di Piccoli. Per gli amanti delle statistiche una scelta suffragata dai numeri, perché Coman in fondo nel 2023-24 si è laureato capocannoniere del campionato rumeno con 18 reti, quota non banale per un esterno d’attacco puro. Con un però, che è quello del livello della Super Liga. Basta scorrere i nomi di chi ha vinto la classifica marcatori negli ultimi anni per non farsi ingannare: da Otele che ha condiviso il titolo con Coman un anno fa a Dugandzic nel 2023, da Tanase nel 2022 e nel 2021 a Iancu nel 2020 fino ad arrivare a Tucudean nel 2019 e nel 2018. Tutti attaccanti che o giocano ancora con alterne fortune in Romania o sono attualmente svincolati o ancora sono passati a giocare in tornei minori. Insomma, un pedigree – quello da capocannoniere in patria – che dice e non dice delle qualità da punta del nuovo acquisto rossoblù. Ribadendo quanto scritto in precedenza, ossia che si tratta di un calciatore dalle indubbie qualità tecniche e fisiche e da una personalità che tornerà utile al Cagliari, così come non si può escludere – tutt’altro – che possa dare un contributo sostanziale alla causa rossoblù alla voce gol. Al netto di un ambientamento comunque tutto da valutare. La domanda è se fosse davvero necessario un profilo che si aggiunge a Felici, Luvumbo e Zortea – con il primo che rischia di interrompere il processo di crescita – piuttosto di uno differente che avrebbe potuto ampliare la batteria di attaccanti puri, ferma ai soli Piccoli e Pavoletti. Senza contare che la duttilità può essere un fattore estremamente positivo, ma allo stesso modo non può diventare dirimente a tal punto da trasformare un esterno offensivo in un’opzione per il ruolo di punta centrale con un’estrema forzatura. In fondo non è un caso che proprio Nicola abbia descritto Coman in modo chiaro dopo la gara contro la Lazio: “Gioca largo a sinistra, ha qualità nell’uno contro uno da esterno puro”. Toccherà al classe ’98 e all’allenatore rossoblù dimostrare che la scelta fatta è quella giusta. Magari cambiando vestito tattico per limitare il ricorso alla duttilità dei singoli o, magari, grazie a un Coman che possa dimostrare che a prescindere dalla posizione in campo può portare anche quei gol che mancano.

Matte Zizola 

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