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Il Presidente del Cagliari Tommaso Giulini | Foto Elena Accardi

Cagliari, Giulini: “Ripartiremo più forti, con Capozucca e vedremo con Agostini”

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Le parole in conferenza stampa del presidente Tommaso Giulini dopo la retrocessione del suo Cagliari in Serie B in seguito al pareggio per 0-0 dei rossoblù al Penzo di Venezia.

Momento
“Delitto perfetto questa retrocessione? No, questa retrocessione dimostra che tutte le squadre vogliono fare la propria gara e il Venezia non ci ha regalato niente, e poi la palla non è voluta entrare. Complimenti al Venezia e alla Salernitana, con quest’ultima che ha fatto un filotto importante”.

Come ripartire
Presidente, lei spesso ha paragonato il Cagliari a un’azienda, a livello di progetto il campo ha restituito una squadra in costante calo e anche i bilanci hanno seguito questo andamento. Da uomo di azienda, come si fa ripartire questo Cagliari: “Non voglio estremizzare il concetto di Cagliari come azienda, io ci ho messo il cuore per questa terra, che ha dato tanto alla mia famiglia, e per questa squadra. E vado al di là dei bilanci, nel calcio è importante avere ambizioni e voler fare bene, specie dopo la cessione di Barella e per l’anno del centenario abbiamo fatto investimenti importanti e purtroppo questa strategia non ha pagato, e il primo responsabile sono io e devo chiedere scusa a tutta la nostra gente che anche oggi ci ha spinto fino all’ultimo. Ci abbiamo provato in buona fede, purtroppo l’onda lunga della salvezza miracolosa della scorsa stagione ha portato a questa retrocessione. Non c’è stata la strategia giusta e ci meritiamo questa retrocessione, ora partiremo da questa voglia di ritrovare fiducia e dai valori che il Cagliari ha sempre avuto nella sua storia”.

Animo
“Stessa forza della prima volta in B per ripartire dopo una retrocessione? Nella prima retrocessione mi sentivo più colpevole e ora riparto anche con più forza. E questa volta rispetto all’altra volta c’è stata anche un pizzico di sfortuna. E se fosse entrata quella cazzo di palla nella porta di merda del Venezia… Ora conta solo ripartire a testa alta e più forti di prima. Ho avuto tre crisi nella mia vita: la morte di mio padre, la prima retrocessione con il Cagliari e il polverone sulla mia azienda che è un’eccellenza della Sardegna e che rispetta l’ambiente. Da queste difficoltà siamo, con la mia famiglia e i miei dirigenti, ripartiti alla grande e sarà così anche questa volta”.

Stagione
“Errore più grande in stagione? Rifare gli errori dell’anno scorso. Abbiamo provato a ripartire da giocatori dal curriculum importante e con ingaggi elevati e con allenatori d’esperienza. Invece forse servivano figure con più fame e gente giovane con voglia. L’anno prossimo ci saranno più ragazzi sardi e più giovani con volontà di portare questa maglia. Nuovi soci? Noi entro fine giugno presenteremo il progetto definitivo del nuovo stadio e farebbe comodo avere dei soci, abbiamo un 10% che potremmo usare per coinvolgere l’azionariato popolare. Ora però la priorità assoluta è smaltire questa delusione e supportare la Primavera che per noi è importante ed è nella fase finale del campionato. Questa è la priorità non quella dei possibili investitori”.

Agostini
“Ripartire con Agostini? Lui ha la nostra maglia tatuata sulla pelle, ora è giusto concentrarsi sulla Primavera. Ragioneremo sul futuro per la strategia migliore per l’anno prossimo. Qualcuno ha detto che ha solo l’1% di rimanere con noi come se fosse un ragazzino, questo non è vero. In settimana ho visto delle cose fatte ad hoc dalla stampa per destabilizzare l’ambiente. Capozucca sarà ancora il nostro direttore sportivo”.

Mazzarri
“Come con Di Francesco speravo che l’esperienza togliesse fuori la rosa dalle situazioni complicate che abbiamo affrontato. E abbiamo iniziato da ultimi il girone di ritorno, non dimentichiamolo. Poi da dopo la Lazio ci siamo presentati male a Spezia e da lì non abbiamo fatto bene. L’idea era di chiudere con Mazzarri perché speravamo nella sua esperienza ma dopo il Verona ci sono state situazione che verranno discusse in altre sedi e a quel punto non restava altro che licenziare”.

dall’inviato a Venezia Roberto Pinna

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