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Cagliari | Makoumbou-Prati, insieme si può? Nicola e un dualismo da superare

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Trenta presenze il primo, undici il secondo. Quasi duemila minuti per quello che ha giocato più partite, poco più di cinquecentocinquanta per quella che è stata di fatto la sua alternativa. Tempo in campo insieme? Inesistente, a confermare che o l’uno o l’altro, nessuna altra soluzione nelle scelte di Davide Nicola. Questo il responso di un vero e proprio dualismo, con tre giornate ancora da giocare per togliere lo zero dai minuti disputati assieme nella Serie A 2024-25. O Antoine Makoumbou o Matteo Prati, destini paralleli che non si sono mai incontrati se non al momento del cambio. In quello che in casa Cagliari è forse il rompicapo più difficile da risolvere, dopo che con Claudio Ranieri in panchina non erano mancate le volte che sono stati scelti contemporaneamente nell’undici iniziale o a partita in corso.

Tabù

L’ultima volta risale al 19 aprile del 2024, il Cagliari che sfida la Juventus alla Unipol Domus e Prati che entra a inizio ripresa al posto di Sulemana andando a piazzarsi di fianco a Makoumbou nella mediana a due scelta da Ranieri. Che in tutto il campionato ha messo in campo contemporaneamente il ravennate e il parigino in 18 occasioni, oltre 1300 minuti totali, 17 le gare insieme per almeno un tempo. Dimostrando che sì, la convivenza tra Prati e Makoumbou è possibile, con differenze che li rendono compatibili seppur non tralasciando criticità già emerse nella scorsa Serie A. Ad esempio le difficoltà quando utilizzati nel centrocampo a due senza un compagno più portato alla corsa e più fisico. Tanto che – quando schierati insieme – le migliori prestazioni dei due sono arrivate con la presenza al loro fianco in una mediana a tre o di Deiola (tre volte) o di Sulemana (4 volte) o di Nández (3 volte), mentre nelle sette occasioni che hanno retto da soli il centrocampo il Cagliari aveva faticato. Ci sono però delle ragioni che spiegano il perché Prati e Makoumbou siano stati messi in concorrenza più che in coabitazione da Nicola. Ragioni che risiedono in scelte improntate al collettivo, soprattutto quando dopo le prime giornate con la mediana a tre – e con il nazionale congolese ai margini – l’allenatore rossoblù ha optato per il centrocampo a due. L’infortunio di Prati a Lecce e la necessità di affiancare al classe ’98 nato a Parigi un giocatore più fisico hanno portato Nicola a puntare su Adopo, con Deiola e Marin come alternative alla coppia diventata di fatto inamovibile. I risultati e la maggiore stabilità difensiva hanno così cambiato le sorti dei due protagonisti: chi era ai margini è diventato attore principale, viceversa l’azzurrino è finito dietro le quinte in attesa di un momento arrivato soltanto con la squalifica del compagno post espulsione contro l’Udinese. Prati dentro contro il Bologna, poi ecco di nuovo Makoumbou e le strade che sono tornate a essere parallele, uno in campo l’altro in panchina. Con come unica soluzione il cambio in corsa tra i due: il ravennate torna per due minuti nel finale contro la Lazio, dentro al posto proprio del numero 29. Finita qui? Per nulla, perché contro Genoa, Roma, Monza, Empoli e Fiorentina il copione è identico: quando arriva il momento di chi è rimasto fuori dai titolari a uscire è sempre l’altro, nessuna concessione a opzioni differenti.

Coraggio

Volendo fare una valutazione di massima sulla stagione di Makoumbou e Prati è difficile non valutare quella del nazionale congolese migliore di quella dell’Under 21 azzurro. Dopo un inizio nel quale non sembrava essere nelle grazie di Nicola (eufemismo), culminato con una prestazione insufficiente contro l’Empoli alla prima occasione stagionale, Makoumbou è cresciuto esponenzialmente diventando il perno del centrocampo e ricevendo come con Ranieri l’etichetta di irrinunciabile anche per Nicola. Al contrario Prati, dopo un inizio che lo proiettava verso un anno da consacrato, è uscito dai radar dell’allenatore piemontese salvo poi tornare alla ribalta – a discapito di Makoumbou, ça va sans dire – fino alla nuova vita da rincalzo nelle ultime due gare dei rossoblù, quella di Verona e quella casalinga contro l’Udinese. Niente di clamoroso, questione di scelte, a maggior ragione legittime dopo la vittoria contro l’Hellas con un trio di centrocampo che ha dato risposte positive: Makoumbou perno davanti alla difesa, Adopo e Marin ai suoi lati e il 2-0 in trasferta che dà nuove certezze. Centrocampo a tre che ritorna e che sarebbe potuto essere una nuova opportunità per vedere finalmente assieme Prati e il numero 29, magari con il ravennate come perno centrale e il compagno come interno con compiti da box to box che per Ranieri erano la sua naturale evoluzione nel lungo termine. Invece nonostante le fatiche del Bentegodi – “quella di oggi è la terza partita che giochiamo con un riposo di cinque giorni, abbiamo dato tutto quello che avevamo” le parole di Nicola nel post gara – l’allenatore rossoblù ha scelto di confermare dieci undicesimi visti contro i gialloblù. Soprattutto con identico centrocampo, pagando lo scotto fisico più che tecnico. E, ovviamente, non andando a modificare la strada scelta del o Makoumbou o Prati, uno alternativo all’altro e mai insieme. Eppure il passato dimostra che sì, si può fare. Che se il parigino è giustamente imprescindibile non significa che non possa convivere con il ravennate al suo fianco, con Adopo o Deiola ad aumentare la fisicità. Regalando maggiore qualità tecnica, ma senza rinunciare a capacità tattiche di copertura che sono nelle corde di entrambi. E con Makoumbou che proprio contro l’Udinese ha dimostrato di poter aggiungere anche verticalità al suo gioco, aspetto finora quasi mai visto sia a causa di richieste di Nicola o di caratteristiche proprie del numero 29. Insomma, a tre gare dal termine, con la salvezza a un passo, potrebbe essere finalmente il momento di rompere uno dei tabù stagionali, a maggior ragione di fronte a una squadra tecnica e meno fisica come il prossimo avversario, il Como di Cesc Fabregas.

Matteo Zizola

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