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Cagliari, Semplici: “Possiamo fare punti e mettere in difficoltà la Juventus”

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Intervenuto alla trasmissione radiofonica il Cagliari in Diretta di Radiolina, il mister del Cagliari Leonardo Semplici ha parlato a pochi giorni dalla sfida con la Juventus di domenica (ore 18:00).

“I complimenti vanno girati ai ragazzi che hanno fatto tre prestazioni in crescendo conquistando dei punti che ci aiutano a riportarci in carreggiata. Ho cercato di portare la mia esperienza e una ventata di entusiasmo cosa che da fuori sembrava mancare per una serie di motivi. Ho portato tre-quattro cose che doveva fare la squadra in campo cercando di rendere la partita più semplice possibile. Bisognava riportare un po’ di armonia, pensavo che i problemi fossero anche altri ma ho trovato un gruppo disponibile, umano e con qualità importanti, cose che aiutano a raggiungere al risultato che ci siamo prefissi.  Ho messo a proprio agio i ragazzi e ho voglia di dimostrare i valori dei ragazzi e della squadra. Questo è un gruppo sano e pulito che ha voglia di dare soddisfazioni a società e tifosi, è questo quello che merita questa squadra

“Duncan davanti alla difesa? Un’idea nata dopo pochi allenamenti, un regista classico non c’era: vedendo i ragazzi e parlando con loro abbiamo provato e mi hanno dato la disponibilità. Può diventare un giocatore importante per noi, ha fisicità e forza, inoltre sa fare ripartire bene l’azione. Ci dà un equilibrio migliore. Abbiamo fatto bene, ma rimaniamo con i piedi per terra e non abbiamo fatto niente. Forse la via della guarigione è stata intrapresa, ma c’è ancora da fare”. 

“Eliminazione della Juve? Non so se sia un bene o un male, noi possiamo solo mettere una grande prestazione per mettere in difficoltà una grande squadra. Credo che abbiamo le caratteristiche per metterli in difficoltà e provare a portare via un risultato positivo. Ci dobbiamo provare, quei punti potrebbero dare forza e facoltà di trovare la convinzione per il finale di campionato”.

Sul direttore sportivo Stefano Capozucca: “Non lo conoscevo, una scoperta piacevole: un uomo di esperienza che sa di calcio, abbiamo creato un bel feeling e questo deve essere la nostra forza. Il rapporto che stiamo creando è positivo, il confronto è quotidiano e lavoriamo per mettere le cose a posto e far sì che i ragazzi possano mettere in campo le loro qualità”

L’impatto con il Cagliari: “Mi auguravo tutto questo. Quando subentri è normale che non sai fino in fondo le problematiche di una squadra. Devo dire che veramente ho trovato un ambiente straordinario e disponibile. Io e il mio staff abbiamo portato la voglia di emergere e di metterci in discussione per far sì che i ragazzi trovassero delle nuove motivazioni. Bisognava farci un esame di coscienza tutti, i ragazzi hanno recepito questo ed è arrivata quella voglia di ribaltare la situazione che si erano venute a creare. A livello tecnico-tattico ho trovato una squadra preparata, ma è stato più difficile l’aspetto mentale: io ho fermato uno dei primi allenamenti perché li ho visti impauriti, ho chiesto di fare le cose semplici e che sanno fare. Da lì siamo ripartiti e si sono rimessi in discussione, capendo il momento e l’importanza della maglia. Io sono arrivato qui con grande fiducia per raggiungere l’obiettivo salvezza e mi auguro che così possa essere”. 

Su Pavoletti e Nahitan Nandez: “Non mi piace parlare dei singoli. Lo spostamento di Nandez in quel ruolo che sta svolgendo e il recupero di Pavoletti sono dei valori aggiunti. Ma voglio pensare a 18-20 titolari che si alternano, anche se in queste partite ho dato meno spazio ad altri. Ma voglio essere messo in difficoltà nelle scelte, questo è determinante nel calcio moderno anche pensando alle 5 sostituzioni. Coinvolgere tutto il gruppo è determinante per un allenatore, così come credo sia importante che il mister diventi un punto di riferimento per tutti i giocatori”.

Sull’incitamento alla tribuna con il Bologna: “Non avevo ancora vissuto il calcio con il covid. Ho visto che c’erano 50-60 persone delle nostre e volevo renderle partecipe del momento. Questo è stato particolare, così come lo è stato l’abbraccio finale e la corsa a Genova. Si stanno creando dei presupposti per lavorare in una certa maniera e che ci possa portare domenica dopo domenica a conquistare quei punti”.

Sul rapporto con la Sardegna: “Ho giocato a 20 anni nel Sorso, ho risentito da poco vecchi amici. Questa è una terra che mi è sempre piaciuta e che mi è entrata nel cuore: il mio sogno da allenatore era quello di allenare una squadra di mare, questo sogno è stato realizzato alla grande”.

“Che persona sono? Molte delle mie scelte sono di pancia, anche se questo mestiere ti deve portare delle riflessioni. Devi essere sempre un punto di riferimento ed essere preparato. Normale si possano ricevere delle critiche, ma quando riesci a portare la barca in porto hai delle soddisfazioni importanti. Io normalizzatore? Se riesco a portare il Cagliari in salvo mi va bene anche se è un termine che non mi piace. Però penso non rispecchi le mie caratteristiche. Penso di essere una persona semplice, di nome e di fatto. Sono arrivato a questo mestiere per caso, al San Gimignano dove giocavo e mi hanno spostato in panchina perché dicevano che ero l’allenatore in campo. La voglia di migliorarmi e di mettermi in discussione c’è sempre, devi studiare altri allenatori e sono contento di quanto mi ha regalato la mia carriera. Sono arrivato qua e nessuno mi ha regalato niente, ho vinto tutte le serie dalla B all’Eccellenza, la gavetta l’ho fatta”.

“In questa settimana completa di lavoro abbiamo lavorato sulla fase di non possesso, ma anche in fase di possesso: dobbiamo mettere consapevolezza e forza, già con la Samp abbiamo fatto buone cose nel primo tempo. Nel secondo tempo per la forza dell’avversario e un po’ di timore nel voler sempre giocare siamo un po’ calati. Dobbiamo migliorare, ci saranno domeniche dove farai la partita e altre dove non la farai, dobbiamo essere pronti. I due gol in tre minuti? Abbiamo lavorato per chiudere la partita, ma i ragazzi non hanno mai smesso di giocare e hanno sempre dimostrato voglia: anzi forse il secondo gol l’abbiamo preso per via della nostra molta forza di recuperare. Ci hanno creduto, fosse anche più di me che mi ero già messo il giubbotto per andare via… Il cerchio? Di solito parlo io, dicendo cose nostre che non vi posso riferire (ride ndr). Poi parlano i ragazzi, è emozionante condividere tutto questo con il gruppo. Lì diventa importante il noi e non l’io”. 

“Il modulo? Ho provato un po’ di tutto, all’inizio giocavo solo con il 4-2-3-1 poi con altre squadre ho provato altre situazioni. Ho lavorato su tutti i moduli, poi sono arrivato alla Spal e ho visto che il 3-5-2 era quello che esaltava i giocatori. Il modulo dipende dalle caratteristiche dei giocatori che hai. In ogni squadra è normale però debba sacrificare qualche giocatore in un’altra posizione non proprio sua come Duncan e fa la differenza la disponibilità”. Conclude sui singoli: “Asamoah sta crescendo, un giocatore di grande esperienza e che può darci una mano. Sottil mi auguro di rivederlo dopo la sosta, mi piacerebbe averlo a disposizione presto perché ha caratteristiche uniche per questa squadra”. 

La Redazione

 

 

 

 

 

 
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