Il presidente del Cagliari Tommaso Giulini ha rilasciato una lunga intervista al settimanale Vanity Fair: eccone un breve estratto.
Sulla gestione societaria: “Non voglio rovinarmi e non voglio arricchirmi: cerco la sostenibilità, la stabilità e la serietà. Sono un gestore, la squadra è dei tifosi, tutto quello che posso mettere è la passione. La mia aspirazione era fare calcio di alto livello in Serie A, dando al club una nuova impronta territoriale avremmo potuto migliorare quanto di buono aveva fatto Cellino: ora i risultati iniziano a vedersi. La mia missione era restituire qualcosa a un territorio che aveva dato moltissimo alla mia famiglia”.
Su Maran: “Dopo le prime due sconfitte in molti chiedevano il licenziamento, sbagliavano. L’istinto mi suggeriva di dargli fiducia e credo che infondere tranquillità in Maran sia stata una buona idea visti i risultati”.
Su Canzi e le giovanili: “È stato il mio allenatore. Era bravissimo, non sarei mai potuto diventare professionista ma mi fece crescere come persona. È quello che facciamo noi con l’Academy, formiamo prima l’uomo che il giocatore. La squadra primavera è la soddisfazione più grande che ho avuto dal calcio, partimmo con un gruppo di ragazzini tutti sardi ora questi si affacciano in Serie A. Merito di Max e Daniele Conti”.
Su Conti: “Da calciatore fu una bandiera, oggi è un esempio di come ci può mettere la sapienza a disposizione degli altri. All’inizio con lui mi guardavo in cagnesco: quando siamo retrocessi, Daniele attribuiva in parte a me le colpe della retrocessione e io le attribuivo a lui. Poi abbiamo capito entrambi che le responsabilità erano una somma di diverse cose, oggi il nostro rapporto è bello”.
Su Zeman: “Dopo la fine del connubio feci un’analisi severa sostenendo che non fosse adatto per la Serie A. Fummo noi a non metterlo nelle condizioni adatte a eccellere, se lo avessimo fatto fornendogli strumenti e aiuto saremmo stati in grado di farlo emergere”.
Sul mercato: “Reinvesto quello che entra nelle casse societarie, se incasso 45 milioni da Barella li rimetto in circolo. Cerco di dare una gioia ai tifosi , c’è qualcosa di unico e magico nel fare calcio a Cagliari”.
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