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Ilvamaddalena | Tra delusione e futuro: il ritorno in Eccellenza come chance per rifondare

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Si chiude nel peggiore dei modi la stagione del ritorno in Serie D dell’Ilvamaddalena. Un’annata non semplice che sembrava aver imboccato la giusta via con l’arrivo di mister Sandro Acciaro in panchina. Un cambio di rotta che aveva permesso ai sardi di tirarsi fuori dalle acque calde della classifica, con i biancoazzurri che a pochi passi dal traguardo non sono riusciti a dare lo sprint finale per conquistare la permanenza in Serie D.

Stagione

Una retrocessione dura da digerire, sia per i diversi investimenti fatti dal club per allestire una rosa che potesse essere competitiva e centrare la salvezza, ma anche per come si è evoluta l’annata ed è maturato l’addio alla Serie D. Un inizio incoraggiante, sotto il segno della continuità con Carlo Cotroneo al timone. Con le vittorie nei derby contro Olbia e Costa Orientale Sarda nelle prime quattro giornate ad alimentare la convinzione della bontà del lavoro fatto in estate, ma le prime difficoltà date dai tanti giovani presenti in rosa che hanno pesato come un macigno. Quasi tre mesi senza vittorie e nel mezzo l’esonero del tecnico romano all’indomani del ko contro l’Atletico Uri, con il subentro di mister Massimiliano Fascia ad-interim e poi confermato dopo una serie di pareggi incoraggianti. A metà stagione investimenti importanti, come l’arrivo di Aloia, Attili e Izzillo, che hanno portato esperienza e maturità nell’Arcipelago. Innesti che hanno impattato bene e che avevano fatto presagire un cambio di rotta importante, poi nuovamente una battuta d’arresto che ha portato a un altro subentro in panchina con Acciaro al posto di Fascia. L’ex Arzachena ha lasciato subito il segno, ha dato maggiore equilibrio ai maddalenini con il filotto di quattro vittorie consecutive a cinque giornate dal termine che ha riaperto le speranze di una salvezza diretta. Poi al fotofinish, quando è stato il momento di dare il colpo decisivo, la debacle capitolina con il pesante 4-1 di Trastevere che ha condannato i sardi al playout, perso in maniera altrettanto pesante per 3-1 con i laziali che in maniera letale hanno messo in cassaforte la permanenza dopo un tempo di gioco.

Ripartenza

Con il senno del poi è facile parlare, è facile essere giudici e dire cosa si sarebbe potuto fare. È indubbio che l’Ilvamaddalena ha provato a fare tutto ciò che era possibile per evitare un così spiacevole risultato. Una retrocessione che fa male, perché arrivata ancora una volta ai playout – come accaduto due anni fa al Ninetto Martinez di Uri contro i cugini dell’Atletico – ma ancor di più perché bastava veramente un ultimo passo per centrare la salvezza diretta. Ora però è giusto essere rammaricati, ma allo stesso tempo è necessario essere consapevoli di quello che è accaduto e sfruttare questa seconda retrocessione dalla Serie D consecutiva come un punto di partenza e un dato da analizzare. Perché per il blasone dell’Ilvamaddalena, per il supporto e l’attaccamento che la piazza ha nei confronti della squadra e per quelle che sono le potenzialità del club – come dimostrato da febbraio in poi – qualcosa di più è lecito aspettarselo. Una retrocessione in Eccellenza che non va vista come un fallimento, specie perché arrivata in un girone che non ha fatto sconti alle sarde. Ma che piuttosto va presa come un’occasione per ripartire con un nuovo spirito e con maggiore forza. Perché se per due volte consecutive si è costretti ad assaporare per un solo anno la Serie D e fare subito ritorno in Eccellenza, non può essere sempre una coincidenza ed è una costante che non va sottovalutata. Alle porte c’è una primavera in cui progettare, con l’estate a disposizione per costruire l’annata che verrà con attenzione e lungimiranza al fine di creare un progetto a lungo termine. Perché l’Ilvamaddalena ha tutte le carte in regola per farlo, ma serve giocare bene la propria mano.

Andrea Olmeo

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