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Francois Modesto si è ritirato dal calcio nel 2016

Modesto: “Devo molto al Cagliari, ho pianto andando via”

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«Sono in Grecia, lavoro all’Olympiakos e al Nottingham Forest che hanno lo stesso proprietario». Interviene così François Modesto, ora direttore tecnico del club del Pireo, a “Il Cagliari in diretta” su Radiolina. «La mia famiglia è in Sardegna, ma per lavoro non ho molto tempo per tornare né lì né in Corsica».

Da corso a corso: Modesto parla dei fratelli Tramoni, ora al Cagliari. «Sono molto giovani. Io, quando ho smesso di giocare a Bastia cinque anni fa, stavano iniziando. È chiaro che il ragazzo in Primavera (Lisandru, ndr) è molto giovane, prima che andassero a Cagliari li ho chiamati e gli ho dato consigli. Il più grande l’ho conosciuto nella nazionale corsa. Sono due bravi ragazzi, devono crescere ma fa piacere: sono stato uno dei primi a cambiare isola, oltre vent’anni fa, e ora ci sono altri due corsi. Spero che magari arrivino dei sardi a Bastia e Ajaccio: abbiamo le stesse origini. Devono imparare velocemente la lingua, che è la cosa più importante, poi non cambia molto fra Corsica e Sardegna: la cultura è la stessa, si mangia bene. Però la maglia del Cagliari è molto difficile da indossare, perché tutta la Sardegna aspetta il Cagliari ogni domenica. Devono pensare che rappresentano un popolo, un’isola e un Paese. Bastia e Cagliari sono molto simili come squadre, per la tifoseria dietro. Sono giovani, devono avere un po’ di tempo. Ho provato a portarli all’Olympiakos, tutti e due, non ci sono riuscito perché il Cagliari è stato più bravo. Il piccolo lo voleva il PSG: alla sua età in Francia è considerato il numero uno per la nazionale francese».

Del Cagliari attuale, invece, Modesto ha avuto come compagno Lykogiannis: «Lui ha giocato con me, che è diverso (ride, ndr). Era un ragazzo della Primavera, era il mio ultimo anno in Grecia nel 2013 con Míchel allenatore, l’ex giocatore del Real Madrid. Aveva giocato anche in Europa League, poi ha fatto altri due anni all’Olympiakos. In Primavera giocava mezzala, poi in prima squadra ha iniziato a giocare terzino sinistro. Il Cagliari lo seguo sempre da lontano, sta giocando bene. Il calcio italiano è molto difficile, però ho visto che ha fatto gol su punizione. Sta facendo bene, è un ragazzo molto bravo: lo seguiamo, lui è greco e abbiamo bisogno di giocatori greci. È uscito dalla nostra accademia, è sempre un piacere seguire giocatori greci».

Modesto non dimentica il suo passato rossoblù: «Io, se sono diventato un calciatore e ho fatto una bella carriera, lo devo anche al Cagliari. Avevo vent’anni, il Cagliari ha avuto la pazienza di farmi crescere e giocare in A e B. Ho avuto l’opportunità di crescere anche a livello umano, se sono quello che sono è perché sono arrivato a Cagliari a vent’anni: non ci fossi passato non so se avrei fatto questa carriera. Mi ricordo con Sonetti: prima giocavo da stopper, o centrocampista, poi appena arrivato mi ha messo terzino. Avevo un rapporto padre-figlio con lui, da lì il Monaco mi ha visto giocare terzino destro e Deschamps è venuto a cercarmi a Cagliari per giocare in Champions League. Sonetti era come un padre per noi, se siamo saliti in Serie A è anche grazie a lui: ha fatto un gran lavoro con me, Esposito, Suazo e Conti. Quando è stato mandato via tutto lo spogliatoio quasi piangeva, perché eravamo molto legati a lui».

Sulla carriera: «La Grecia è molto simile al Sud dell’Italia. Si vive bene, abbiamo il sole e il mare. La tifoseria è molto vicina alla squadra, il presidente investe molto. L’Olympiakos è la squadra più importante: su dodici milioni di persone in Grecia sei e mezzo tifano Olympiakos. Siamo abituati a vincere tutto, qui si vince molto bene. Il Monaco? Sei anni, era un paradiso. Quando vivi a Monte-Carlo, sulla Costa Azzurra, e provi a vincere lo scudetto in Francia con tutti compagni nazionale brasiliani, argentini e francesi… La vita è molto bella lì, è stato un gran momento. L’addio al Cagliari è stata una lunga storia. Ho giocato cinque anni a Cagliari, quando avevamo conquistato la promozione sul campo dovevo firmare altri quattro-cinque anni. Non abbiamo firmato per cose nostre, avevo già rifiutato il Monaco un anno prima perché volevo riportare il Cagliari in A. Mi ricordo che, quando sono andato via, piangevo col presidente: facevo parte della storia della società, è stato molto difficile, quasi come lasciare la famiglia. Però penso di aver fatto la cosa giusta: mi è servito anche adesso, perché tutti i contatti che ho fatto prima mi servono. Cellino non credeva che firmassi, è vero, poi mi ha chiamato. Ci sentiamo spesso, gli voglio tanto bene perché se sono arrivato a Cagliari e sono cresciuto è grazie a lui. Sono molto vicino a lui, gli devo tanto».

Modesto ricorda i suoi momenti al Cagliari: «Quello meno bello è la retrocessione in Serie B. Avevamo una squadra molto forte nel 99-2000, con López, Abeijón, Zebina, Corradi, Macellari, O’Neill, Oliveira, Scarpi e tanti altri ex compagni. Non so perché siamo retrocessi. Il momento più bello è stato la riconquista della Serie A: siamo partiti a inizio anno molto male, poi abbiamo avuto il cambio d’allenatore. Reja ha capito la squadra, se non sbaglio nelle ultime quindici partite abbiamo fatto dodici vittorie. Con Zola, Esposito, Langella e Suazo siamo saliti, c’era tutta la gente dietro di noi. Mi ricordo la partita con la Salernitana con tutti i tifosi in campo: molto emozionante».

Sui problemi attuali dei rossoblù Modesto prova a ipotizzare: «Non sono lì e non so cosa succede, però da fuori per la mia esperienza personale devo dire che il Cagliari ha una bella squadra. Ha preso giocatori giusti, secondo me si salverà e chiuderà il campionato vincendo qualche partita. Secondo me sta andando male così perché giocare senza tifosi a Cagliari è molto difficile: il calcio è cambiato, giocare senza tifosi non aiuta il Cagliari. È cambiato tutto da un anno, con questa pandemia è molto difficile ma ci sono persone che tengono molto a questa maglia, e secondo me si salverà».

Sull’amicizia con Cossu e il suo lavoro: «Con Andrea ci siamo sentiti un paio di volte, è un amico. Abbiamo la stessa mentalità, quasi gli stessi anni: se ci possiamo aiutare lo facciamo. Il nostro lavoro è cambiato molto: prima viaggiavo molto, però ora per andare negli stadi devi avere un sacco di documenti e non è facile. All’Olympiakos cinque anni fa abbiamo iniziato un progetto di scouting, lavorano una decina di persone con noi in giro per l’Europa e il mondo. Io alla fine vado sul posto, vedo il giocatore e decido con l’allenatore e il presidente se prendere un giocatore sì o no. Non è un lavoro facile: di giocatori facili ce ne sono, ma l’importante è trovare quelli giusti che vuole il mister e con la mentalità della squadra. Molte volte un giocatore non fa bene all’Olympiakos, cambia e va benissimo. Magari l’ambiente altrove è migliore, per questo è molto importante vedere i dettagli. Vediamo da sei mesi prima chi dobbiamo prendere. Poi pensiamo col mister cosa fare: abbiamo già fatto firmare un terzino destro, un terzino sinistro e un centrocampista per la prossima stagione. Mi piace molto fare il direttore tecnico: l’ultimo anno da calciatore pensavo di fare l’allenatore, poi il presidente dell’Olympiakos mi ha fatto fare questo e lo preferisco. Faccio da tramite fra la società e l’allenatore, sono tutti i giorni al campo e vedo tutte le partite. Sono dentro lo spogliatoio, non cambia molto. Abbiamo sempre due o tre giocatori greci del settore giovanile che ogni anno entrano in prima squadra, lavoriamo molto su di loro».

Sul Cagliari di oggi: «Zappa non lo conosco. Mi piace molto Duncan: molta forza, molta tecnica, è un ragazzo intelligente sul campo. Secondo me quando tornerà dall’infortunio farà molto bene. A Cagliari non vengo forse da un anno, però casa mia ovviamente è la Corsica perché sono nato e cresciuto lì. L’ultima che ho visto alla Sardegna Arena era due anni fa, Cagliari-Genoa sotto Natale. Mi aveva impressionato Barella, che infatti adesso è uno dei migliori centrocampisti secondo me in Italia e in Europa. Quando sono arrivato in Italia era il miglior campionato al mondo, fino al 2005 tutti i migliori calciatori al mondo giocavano in Italia. A livello umano penso di essere stato nella scuola migliore del calcio europeo, perché a livello tattico ho lavorato tantissimo. E questo, quando vado a vedere un giocatore, mi ha aiutato molto».

Modesto conclude con alcune domande: «Giulini? L’ho conosciuto per la partita d’addio di Conti. Siamo in contatto via telefono, lui parla francese: mi ha fatto un’ottima impressione, poi è un presidente che ama molto la squadra e questo è molto importante. Il mio gol più bello? Quello contro l’Inter, in semifinale di Coppa Italia. La Sardegna Arena? L’ho trovata bene, è un bel progetto. Ma il Cagliari ha bisogno di un suo stadio: il Sant’Elia, quando era pieno con quarantacinquemila spettatori, era bello. Ed era difficile giocarci».

Redazione

 
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