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Nicola Riva: “Italia-Germania triste senza papà. Cagliari? Cerco di trasmettere i suoi valori”

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A poche ore dalla sfida tra Italia e Germania di questa sera, giovedì 20 marzo, valevole per il turno di andata dei quarti di finale di Nations League, il figlio di Gigi Riva, Nicola, ha rilasciato un’intervista a La Stampa nel ricordo delle sfide mondiali tra queste due compagini che hanno fatto la storia del calcio mondiale. Di seguito le sue dichiarazioni.

Su Italia-Germania 1970
“Lui non amava rivedere i suoi gol: non voleva autocelebrarsi e ogni volta era una faticaccia tirargli fuori un ricordo. Ma Italia-Germania 4-3 è stata l’unica che riusciva a rivedere. Quella è la partita per eccellenza, più importante anche dell’Europeo’68 dove segnò. L’immagine più impressionante di quella partita? L’esultanza al gol del 3-2. Non aveva mai gioito così: era stravolto dalla fatica. Era convinto che con la sua rete finisse la partita. Ed invece.. Sul rapporto con Beckenbauer? Con papà sono morti a distanza di 15 giorni dopo una vita a sfidarsi e stimarsi: credo si siano subito dati appuntamento in Paradiso per la rivincita”.

Sul mondiale del 2006
“Senza dire nulla a papà che non voleva perché era sempre protettivo, ho visto quarti, semifinale e finale: facevamo i biglietti e spuntavamo a sorpresa. Gli rubavamo pochi minuti perché lui era sempre con i suoi ragazzi e noi facevamo il tifo per papà: il nostro sogno era che alzasse quella coppa che non riusciva a vincere da calciatore e dirigente”.

Sul ruolo ricoperto al Cagliari
“Il calcio è fatto anche di cuore: non va perso, altrimenti si spegne tutto. Io cerco di trasmettere i suoi valori, visto che Cagliari e Gigi Riva hanno la stessa assonanza: non c’è uno senza l’altro”.

Sull’omaggio al Grande Torino 
“Nonno e papà erano tifosi del Grande Torino: quei principi, che fanno parte della vita e dello sport, sono stati trasmessi in famiglia. Solidarietà, rispetto, identità, lealtà e storia”.

Sull’amicizia di Riva con Gigi Meroni
“Erano amici, si capivano al volo ed erano simili caratterialmente. Soffrì tanto la sua morte”.

La Redazione

 

 
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