Smarrimento e frustrazione. Vederla rientrare la Torres da Caravaggio, eravamo nello stesso volo del club, è stato emblematico del momento che la società rossoblù sta vivendo dopo il 7-1 subito dall’Atalanta U23 nel primo turno nazionale playoff di Serie C. Silenzi e pensieri isolati, sguardi bassi e incredulità. La brutta figura fatta a Bergamo fa male, brucia e probabilmente sarà difficile da cancellare, se non impossibile. Ma un passo falso non deve minare il progetto.
Momento
Negli occhi di allenatore e alcuni giocatori si vede quel messaggio di fine corsa, di fine ciclo, che con ogni probabilità sarebbe arrivato comunque a fine anno ma che tutti speravano di tagliare con un altro spirito. Il 7-1 preso in piena faccia contro i ragazzi terribili di Modesto ha enfatizzato i problemi di una Torres che comunque ha confermato le potenzialità per stare ai vertici della Serie C, aspetto non scontato dopo il secondo posto del passato campionato, ma che durante tutto l’anno, ciclicamente, ha anche mostrato le lacune che, forse, un mancato rinnovamento generale dopo il risultato record della scorsa stagione ha reso più evidenti.
Rimettere insieme i pezzi
La sfida ora è rimettere insieme i pezzi. Impresa non facile perché serve una figura solida, forte e con le spalle molto larghe che si assuma questo compito. Andare a riprendere le singole parti di un progetto che una notte a Caravaggio ha mandato alla deriva ma che una partita non può e non deve far naufragare. Il 7-1 di Bergamo deve portare a una rivoluzione bianca ma prima la Torres deve trovare al suo interno la figura giusta per poterla fare. Un uomo che con lucidità possa ridare dignità e forza alla costruzione di un nuovo progetto. La Torres in questi anni ha vissuto sulle ali dell’entusiasmo, di fatto centrando o superando gli obiettivi prefissati. Ma prima o poi uno schiaffo “anda e torra” era anche naturale arrivasse. L’identikit ideale in questo senso sembra essere quello di Daniele Bianchi. Persona equilibrata e votata per forma mentis ai ragionamenti sia al breve che soprattutto al lungo termine. A lui, o chi per lui, l’arduo compito di trasformare delusione e sconforto in fame di non rivivere più certe serate e in slancio per migliorare ancora.
Ritorno
Poi c’è il campo. C’è chi non vorrebbe mai giocarla e chi non vede l’ora sia giovedì per archiviare dei 90 minuti che dopo un 7-1 spaventano ed è naturale sia così. In realtà però la Torres e il suo staff tecnico devono semplicemente trovare l’identità e le palle, senza usare troppi giri di parole, per fare una prova gagliarda e provare quantomeno a ridurre il passivo generale. Può spaventare la reazione della piazza, ma sicuramente l’ambiente, quello sano, saprà apprezzare lo sforzo di rimettere in piedi un gruppo dopo il crollo di Caravaggio. E di fatto il miglior modo per pensare al futuro è proprio quello di chiedere scusa con una prestazione da Torres nell’ultima uscita stagionale davanti alla propria gente. Poi arriverà il tempo degli addi, delle decisioni importanti e della ricostruzione. Ma prima va riabilitata la faccia e in qualche modo trovata una giusta chiusa a un ciclo che non merita un punto messo tra delusione e rabbia dopo aver mantenuto il miglior rendimento storico per la società in Serie C in 122 anni.
Roberto Pinna