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Sorgente: “Stagione fantastica, al Latte Dolce mi sono sentito importante”

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Una stagione dal doppio volto quella del Latte Dolce. Un’annata che ha visto i biancocelesti nel girone di andata lottare per obiettivi importanti, come un posizionamento nei playoff, poi nel girone di ritorno combattere per mantenere la categoria dopo un filotto di 6 sconfitte consecutive. Un campionato intenso, ricco di alti e bassi, fatto di emozioni contrastanti per ciò che poteva essere, ma che alla fine non è stato. A due settimane dal termine del girone G della Serie D ai nostri microfoni è intervenuto uno dei protagonisti del club biancoceleste, ovvero Simone Sorgente, miglior marcatore stagionale dei sassaresi con 14 gol realizzati in 29 presenze complessive. Una piacevole chiacchierata sull’esperienza vissuta, sulle difficoltà e sui bei momenti trascorsi con il club di via Leoncavallo.

Questa stagione per voi ha avuto due facce. La prima parte di campionato vi ha visto protagonisti di grandi risultati che vi hanno permesso di arrivare a ridosso delle zone alte della classifica. Nel girone di ritorno poi, dopo una striscia di risultati negativi, vi siete ritrovati coinvolti nella lotta salvezza. Che stagione è stata?
“È stata una stagione fantastica, tutti avevamo voglia di rivalsa. Venivamo qui a Sassari con voglia di fare per metterci in mostra e lo abbiamo fatto, a partire dai più giovani e a finire con il capitano che, nonostante la sua importante carriera, si è nuovamente messo in gioco. Sulla stagione poi, all’inizio del campionato avevamo tanta libertà e serenità con poche pressioni, questo ci ha aiutato a dare sfogo a tutto il nostro potenziale con mister Gabriele Setti. Poi c’è stato un momento in cui eravamo lì a lottare per i playoff, tanto che anche io nello spogliatoio ho detto al gruppo di non avere limiti perché abbiamo grande potenzialità. Ma appena abbiamo iniziato a pensare a questo, siamo venuti a mancare sotto tanti aspetti. Nel calcio è così, non sempre ciò che vuoi lo raggiungi. Credo che la poca esperienza e la poca maturità, unita a tanti altri fattori sfavorevoli che durante una annata avvengono, ci hanno giocato contro. Nonostante questo però, anche nel momento in cui stavamo facendo male, contro le grandi squadre siamo venuti ugualmente fuori. La più grande difficoltà quest’anno è stata affrontare le più piccole fuori casa, perché avendo ottenuto qualche punto in più in trasferta parleremo d’altro. Al di là delle lacune avute però, reputo questa stagione nel complesso positiva. Abbiamo superato le difficoltà da grande squadra e abbiamo meritato di salvarci. Siamo fieri di questo risultato”.

Quello di quest’anno è stato un campionato molto livellato e a tratti divertente con lotte entusiasmanti in diverse zone della classifica. Qual è il tuo pensiero sulla categoria?
“Il girone G è quello che ho fatto maggiormente nella mia carriera ed è anche quello più equilibrato. Tutte le squadre giocano a viso aperto, è sempre battaglia su tutti campi. È un girone in cui tutti esprimono il proprio gioco e se non sei pronto rischi di perdere contro chiunque. Devi sempre essere preparato contro tutte, perché altrimenti rischi di far fatica”.

Nel corso di questa stagione, il rendimento in trasferta non è stato all’altezza di quello casalingo, con risultati che hanno inciso sul bilancio complessivo. A cosa pensate possano essere dovute queste difficoltà lontano dalle mura di casa?
“Nella nostra testa quando affrontavamo una partita in trasferta pensavamo sempre qualcosa di negativo. Ogni volta avevamo questo senso di sfiducia anche se prima di ogni partita ci ripetevamo che in campo dovevamo dare tutto per ottenere qualcosa, ma puntualmente arrivava subito la mazzata. È stata sempre una grande sofferenza, anche se nelle ultime partite contro Trastevere e Paganese abbiamo fatto grandi prestazioni. A Roma, con due gol sotto siamo riusciti a pareggiare. Mentre a Pagani, ancora non salvi matematicamente, abbiamo ottenuto un punto pesante in un campo difficile e con un’atmosfera caldissima. Questo è anche merito di mister Fini, perché con la sua esperienza, ci ha dato convinzione di poter fare risultato anche fuori casa. Ci ha dato quella serenità di cui avevamo bisogno per fare meglio sotto questo aspetto”.

A otto gare dal termine del campionato la società ha optato per un cambio di guida tecnica chiamando Michele Fini in panchina nel tentativo di dare una scossa alla squadra che ha risposto bene dal suo arrivo Quali sono le principali differenze tra lui e mister Gabriele Setti e che rapporto avete instaurato con lui in questo breve tempo a disposizione?
“Dopo l’esonero di mister Setti c’è stato grande rammarico. È stata una delusione perché quando la società decide di mandare via un allenatore, la colpa, spesso, è dei giocatori. Con l’arrivo di mister Fini, abbiamo fatto un cambio mentale importante. Il mister, giocando in Serie A, ha calcato palcoscenici importanti e grazie a questo lui ci ha trasmesso la personalità e la professionalità che a volte manca in queste categorie. Dal suo arrivo ci ha ribadito il concetto che non c’è giorno in cui si recupera o in cui si gestiscono le forze. Bisogna sempre lavorare dando il massimo fin dal lunedì. Se fai questo durante tutta la settimana, la domenica hai più probabilità di fare risultato. Se poi questo non arriva, serve migliorare ancora. Solo così puoi ambire a risultati importanti a livello individuale e collettivo. La professionalità e la mentalità che ci ha portato Fini sono state eccezionali, soprattuto a livello personale perché alcuni aneddoti della sua carriera da giocatore ti arricchiscono molto. La differenza sostanziale credo sia stata questa. Mister Setti è un bravissimo tecnico, ci ha dato tanto, è una bravissima persona che ci ha trattato come dei figli, ma venendo dal settore giovanile parliamo di due personalità inevitabilmente differenti. Professionalità, mentalità e serenità sono le cose che Fini ci ha dato più di ogni altra cosa. Al suo arrivo eravamo sfiduciati perché si perdeva sempre e appena andavamo in campo prendevamo subito gol. Ma lui dal primo giorno ci ha detto che fortuna e sfortuna non esistono, piuttosto esiste solo il lavoro e il modo in cui tu affronti le cose. Questo ci ha cambiati molto e i risultati lo hanno dimostrato. Raggiungere una salvezza senza passare dai playout non è cosa da poco”.

Dal punto di vista personale per te è stata una stagione particolarmente impegnativa, su 31 gare ne hai disputate 29, chiudendo il campionato con 14 gol e 7 assist. Ti senti un punto di riferimento di questo gruppo?
“Sicuramente si, ma questo è merito anche dei miei compagni. Loro mi hanno sempre fatto sentire al centro del gruppo. Nei momenti difficili mi facevamo sentire importante e di questo li ringrazio. Non mi piace usare la parola leader, ma il mio obiettivo è un po’ quello. Sono arrivato a Sassari dopo stagioni difficili, avevo voglia di riscattarmi e mettermi in mostra. Se ci sono riuscito è grazie ai miei compagni. Senza di loro non ce l’avrei fatta”.

Ti saresti mai aspettato di vedere tre squadre isolane su cinque retrocedere? Quale tra queste ti ha impressionato di più quest’anno?
“Sì, me lo aspettavo. Purtroppo in Sardegna c’è poca professionalità. In questa città si sta benissimo, io devo tutto a questa terra, mi sento come un figlio di quest’isola anche se ho origini campane, ma purtroppo continuo a vedere poca professionalità in questo settore. Manca sempre qualcosa, è tutto un divertimento, un “dopo lavoro” mentre da altre parti non è cosi. La Serie D è una categoria importante, con squadra serie che investono molti soldi. Me lo aspettavo che le sarde retrocedessero perché rispetto ad altre realtà c’è un atmosfera diversa, poca serietà, si sdrammatizza su tutto. Al Latte Dolce queste cose stanno migliorando anche grazie al capitano e tante figure dirigenziali molto professionali. Quest’anno limando questi particolari si è fatto bene, ma se retrocedono diverse squadre sarde, è perché non si danno peso a questi aspetti che, invece, sono molto importanti. A me piace essere professionale in ciò che faccio e allo stesso modo pretendo persone a mia disposizione altrettanto professionali. Posso anche sbagliarmi, ma il mio pensiero è questo. Quale squadra isolana mi ha impressionato di più? Sicuramente l’Olbia. Per la situazione in cui stavano a metà stagione, il loro campionato è stato incredibile. È una squadra che ha fatto un girone di ritorno pazzesco. Ricordo ancora il discorso fatto ai ragazzi nello spogliatoio prima della partita di ritorno. Dissi loro che un risultato positivo ci avrebbe permesso di metterci in una buona posizione per i playoff e poi, una volta in campo, dopo essere andati sotto e averla ribaltata sul 1-2, loro vinsero per 3-2. È una gruppo che può godere di una grande tifoseria che sostiene sempre la squadra indipendentemente da tutto e con grande calore. Dopo un girone d’andata come il loro, si sono dimostrati una rivelazione. Hanno fatto una stagione folle, salvandosi senza playout arrivando anche più in alto di noi”. 

Qual è il difensore che hai sofferto di più quest’anno?
“Lorenzo Angeli del Cynthialbalonga. È un ragazzo che ha qualità, lo conoscevo già. Lui è davvero molto forte. È il difensore che sicuramente mi ha dato più fastidio”.

Tra gli attaccanti, invece, chi ti ha impressionato di più?
“Sicuramente Abreu. È un giocatore che mi piace molto. Apprezzo tanto il suo stile di gioco. Il suo attacco alla profondità, la sua predisposizione al sacrificio, la disponibilità verso i compagni: è davvero fantastico. Contro di noi ha fatto sempre bene, anche se non segna, fa sempre tanto lavoro per la squadra”.

Adesso è troppo presto per pensarci, perché questo è il tempo per staccare la spina e riposare, ma nel futuro prossimo ti rivedremo ancora a Sassari?
“Non posso sbilanciarmi su questo perché onestamente non so niente. Non ho parlato con nessuno dopo il campionato, ma qui sono stato benissimo. Lo ribadisco, in Sardegna si sta davvero bene, ma nella vita non si può mai sapere. Qualora ci siano le possibilità di restare non mi tirerò assolutamente indietro. Ho giocato anche con la Torres in passato, quindi qualora mi venisse proposto qualcosa del genere non esiterei un attimo”.  

Con il ritorno del Budoni e l’eventuale approdo del Monastir (attualmente agli spareggi nazionali), che girone G sarà la prossima stagione secondo te?
“Al di là delle sarde che saliranno, sicuramente la prossima stagione sarà battaglia. Non ci sarà mai niente di regalato contro nessuno. Continuerà ad essere uno dei gironi più equilibrati secondo me. Oltre alle due sarde, nel caso di salita del Monastir, verranno aggiunte una campana e una laziale. Continuerà ad essere uno dei gironi più difficili, ma anche uno dei più divertenti”.

Giuseppe Meloni

 
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