Intervistato dai colleghi dell’Unione Sarda il presidente del Tempio, nonché l’ex patron della Torres, Salvatore Sechi ha parlato della sua esperienza in Gallura e della sua avventura alle redini della società rossoblù. Questo un estratto.
Sulla scelta di rilevare il Tempio
“Dopo la ricostruzione dell’ultima Torres la mia intenzione era quella di ritornare al mio sport, l’aeromodellismo. Un amico però mi ha chiesto se potevo utilizzare nel Tempio l’organizzazione sportiva messa su alla Torres. Con la società gallurese, che militava in Prima categoria, ho da sempre un ottimo rapporto. Subito ho fatto in modo di portarla in Promozione attraverso il ripescaggio”.
Sulla rifondazione della Torres
“Quando ho rifondato la Torres, il nome del club era perso. Potevo non farlo, ma l’ho dovuto fare perché nessuno ha mosso un dito. Ringrazio i tifosi della curva, anima disinteressata delle sorti della Torres, perché mi sono sempre stati vicini. Vedo una curva vicina e speranzosa anche adesso a Tempio. Sono sassarese in ciabi, purosangue. I miei colori sono da sempre rossoblù e lo saranno per sempre. Adesso però i miei interessi sono tutti rivolti al Tempio. Non sono più tornato al Vanni Sanna. Tra l’altro è naturale e giusto che le responsabilità siano della nuova proprietà . Non lo escludo in futuro, ma ripeto, ora spero di portare il Tempio in Eccellenza. Come ho ricostruito la Torres, vorrei fare lo stesso con il Tempio“.
Sull’attuale stagione della Torres
“Una cosa ho imparato nel calcio: non si arriva da nessuna parte con i proclami. Le vittorie le ho ottenute con squadre buone ma non costruite per vincere. Quando si parte con i favori del pronostico, al contrario, ci sono sempre difficoltà . Lo dico anche in riferimento al mio Tempio: il campionato è ancora tutto da giocare. Consigli? Non voglio dare consigli a nessuno, ma un buon dirigente guarda al futuro con i piedi per terra“.
La Redazione
