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Buscè: “Leonardi ha doti importanti, ma il Cagliari deve saperlo aspettare”

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Tra i nomi caldi del momento nella lista del direttore sportivo del Cagliari Guido Angelozzi, c’è l’attaccante della Sampdoria Simone Leonardi. Quello del classe 2005 è un profilo giovane e di prospettiva, che dopo aver trascorso la prima parte dell’ultima stagione in maglia blucerchiata, è andato in prestito al Rimini agli ordini di mister Antonio Buscè. Per conoscere meglio il giovane classe 2005 abbiamo intervistato proprio l’ex tecnico dei biancorossi e calciatore tra le altre di Empoli e Bologna.

Mister Buscè, tra i nomi nella lista del direttore sportivo del Cagliari Angelozzi c’è Simone Leonardi, attaccante che lei ha avuto nella seconda parte della stagione appena conclusa al Rimini. Che tipo di calciatore è?
“Leonardi è un ragazzo giovane, che deve crescere per forza. Dico questo perché quando un ragazzo ha delle giocate geniali a quell’età e ha carattere da vendere, qualcosa di buono può uscire. Non so dove possa arrivare, perché la testa è fondamentale. Però è un ragazzo che ha dei colpi importanti da giocatore vero. In area, sia di destro che di sinistro, se lo lasci calciare e gli si dà la possibilità di trovare la porta fa gol 99 volte su 100. Negli ultimi 20 metri è un calciatore che la giocata la trova. Secondo me in un contesto dove si alza il livello dell’intensità e della qualità, lui può diventare un giocatore importante”.

Come detto, la stagione iniziata alla Sampdoria in Serie B, con una rete alla seconda giornata. Poi il prestito al Rimini nella sua squadra. Ora l’interesse da parte del Cagliari in Serie A. Per quale motivo secondo lei i rossoblù hanno posato gli occhi su Leonardi?
“Secondo me perché è un profilo giovane, ha esordito e ha segnato con la Sampdoria. Quando un 2005, quindi un 19enne, segna in Serie B attira logicamente l’attenzione. Io ho avuto il piacere di lavorare con chi era a Genova, quindi il direttore sportivo Accardi e il suo vice Colucci. La volontà della Sampdoria era quella di farlo lavorare con un allenatore bravo con i giovani, quindi con me. C’è stata la chiusura del cerchio perché sono venute incontro entrambe le volontà ed è approdato nella mia squadra. Il tempo è stato poco, perché è arrivato a gennaio con il campionato che termina ad aprile. Ha avuto le sue possibilità, ma si vede che deve approcciarsi bene nel mondo dei grandi. La Serie C è difficile, ancor di più lo sono la B e la A. Però un ragazzo con le sue doti, nonostante lo scoglio dell’esordire tra i grandi, può far bene se si alza il livello della qualità. Poi mentalmente tutto sta al ragazzo, perché sui giovani c’è da fare un lavoro non indifferente in questo senso. Serve fargli capire sì che il calcio è divertimento, ma che allo stesso tempo è un lavoro. Quindi va preso con serietà e professionalità. Questa è la difficoltà di tanti giovani che si approcciano nel calcio che conta. Insomma, per rispondere alla domanda, credo che il Cagliari in lui abbia visto un po’ tutto questo”.

19 anni, 10 presenze in Serie C tra campionato, coppa di categoria e playoff, 6 in Serie B tra Coppa Italia e campionato. È pronto secondo lei per la Serie A, oppure ha ancora bisogno di fare esperienza tra i grandi prima del grande salto?
“Credo che ogni momento sia quello giusto per fare le cose. Lì sono le società che fanno la differenza. Se il Cagliari si aspetta che arrivi Leonardi e faccia due gol a partita, per l’ambiente rossoblù sarebbe qualcosa di straordinario. Però Leonardi è un giovane che va aspettato, al quale va dato tempo di sbagliare. Ecco perché dico che in questo le società fanno la differenza, perché sono loro che tutelano i giovani. Spesso sentiamo dire che un giovane si è bruciato, ma bisogna capire la motivazione. Dare sempre la colpa al giovane è semplice. Se tutti i fattori, quindi la parte tecnica, quella mentale e quella gestionale, vanno nella stessa direzione, allora sì che c’è la crescita del ragazzo. Se alla seconda o alla terza situazione, gli si mette la croce addosso, si rischia di bruciare o perdere il talento. Questo è il nocciolo: i ragazzi con talento vanno aspettati e tutelati. C’è anche però il rovescio della medaglia: infatti se una società aspetta, ma il giovane non si applica ed è poco professionale, allora vuol dire che quel ragazzo non può fare il calciatore. Bisogna avere pazienza, permettendogli di sbagliare e ragionando in ottica futura, preparandolo per essere pronto nel giro di uno o due anni”.

Il Cagliari, come detto dal presidente Giulini, punta tanto sui giovani. Inserendo alcuni profili di prospettiva che ancora in A devono farsi le ossa, in un gruppo con diversi giocatori esperti. Questo può essere il clima e l’ambiente giusto per far crescere un giovane come Leonardi?
“Conta tantissimo la mentalità del club. Il Cagliari è una realtà del calcio italiano, l’ho affrontato in Serie A ed è un club di alto livello. Se magari un anno qualcosa va storto e retrocede è subito pronto per risalire perché ha forza e mentalità. Questo significa che hai una struttura solida alle spalle e questa è l’essenza che ti permette di far crescere i giovani. Ciò non vuol dire che il giovane ha la priorità su tutto, ricordiamoci sempre che in una squadra c’è bisogno di un po’ di tutti. Perché dietro i ragazzi ci devono essere i vecchi giusti. Ma vecchi non vuol dire chi ha dai 35 anni in su, ma anche chi ne ha 28-30 e che ha un buon bagaglio di esperienza alle spalle. Questi “grandi” per la società devono essere un valore aggiunto. Quando avevo 32 anni e giocavo e di fianco a me avevo un giovane di prospettiva, facevo di tutto e di più per farlo migliorare. Perché l’anno dopo mi sarebbe servito per vincere le partite. Se si ragiona così si fa sempre qualcosa di importante sotto l’aspetto della valorizzazione, perché ti costruisci i prospetti in casa”.

Quali sono le sue caratteristiche principali e in cosa secondo lei deve migliorare?
“Leonardi ha alcune caratteristiche importanti, in particolare nella protezione della palla quando va incontro, lui è molto bravo in questo. Un aspetto su cui deve migliorare è nella collaborazione con il compagno e con la squadra. Ma sono errori di gioventù. Deve migliorare nel capire i tempi di gioco, quindi quando tenere palla un po’ di più, quando scaricarla nel momento giusto o quando deve calciare. Questi sono tutti aspetti che si migliorano con l’esperienza. Consideriamo che fino allo scorso anno Leonardi era nella Primavera 1. Se questo in un anno solare segna in Serie B con la Samp dopo due giornate, va a Rimini in Lega Pro e fa le sue partite, poi l’anno dopo lo prende il Cagliari in A, c’è una trasformazione enorme. Deve migliorare in tutto, in particolare nel concetto di collaborazione con i compagni e lettura del momento. Sono cose che lui sa fare, ma che allo stesso tempo deve coltivarle ancora”.

In attesa di capire quale sarà lo schieramento prediletto da Pisacane per il suo Cagliari, in quale posizione del reparto offensivo lo vede meglio?
“Per esaltare maggiormente le sue qualità deve giocare con una punta vicino, se lo si lascia da solo fa più fatica. Può giocare in un attacco a due supportato da un trequartista, oppure in un 3-5-2 o in 5-3-2. Lui ha bisogno di un compagno di reparto che faccia tanto lavoro sporco, perché quando è sotto porta Leonardi ti battezza: se vede la porta 99 volte su 100 la trova. Ha quella giocata che non ti aspetti, il dribbling, tira bene con il destro e con il sinistro. Rischia la giocata e questo non vuol dire egoismo o presunzione: è sintomo di coraggio, una vera dote. Se affina questi aspetti, collaborando meglio con il compagno, leggendo meglio i tempi di gioco, Leonardi può diventare un giocatore importante”.

Andrea Olmeo

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