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Cagliari, a Bologna un altro stop che preoccupa: dov’è finita la “faci manna”?

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“Serve avere più bava alla bocca in certe situazioni”. Una frase che riecheggia più volte nel postpartita di Bologna-Cagliari, prima pronunciata coram populo (inteso come giornalisti presenti nella sala stampa del Dall’Ara) da Davide Nicola, poi captata tra corridoi e antistadio, quando alcuni dirigenti del club isolano hanno avuto un duro “redde rationem” con i rappresentanti della squadra (in testa i capitani e il direttore sportivo Nereo Bonato) per capire cosa non abbia funzionato nelle ultime giornate, sia dal punto di vista dei risultati che di prestazione, specialmente a livello offensivo. E così sarà ritiro anticipato in vista della prossima sfida casalinga contro il Genoa, in programma venerdì 7 marzo alle 20.45 all’Unipol Domus, a confermare quanto in casa Cagliari non tutto vada bene come invece spesso si è raccontato.

Nero a metà
Il 2-1 subito contro gli emiliani di Vincenzo Italiano – seconda squadra fin qui, dopo la Lazio, ad aver portato via 6 punti su 6 nelle due sfide di andata e ritorno contro la squadra di Nicola – lascia l’amaro in bocca a tutta la piazza rossoblù. Il Cagliari esce dal trittico terribile contro Atalanta, Juventus e Bologna con un solo punto, frutto dello 0-0 di Bergamo e un solo gol segnato, quello di Roberto Piccoli al Dall’Ara, a fronte di 3 gol subiti nelle ultime due giornate. Tre sconfitte di misura, sia chiaro: bastava una fiammata, anche estemporanea, per rimettere in piedi queste gare. Fiammata che però non c‘è mai stata e nemmeno è stata davvero sfiorata per via di un assetto spesso troppo rinunciatario, ben diverso dal concetto di “a faci manna” propagandato a lungo da Nicola. Poco, troppo poco per una squadra che ha i mezzi per tirarsi fuori dalle zone più calde della classifica, che per ora continua a tenere Pavoletti e compagni a tre lunghezze di distanza dall’Empoli terzultimo, in attesa della gara di ritorno al Castellani prevista tra poco più di un mese. La domanda da farsi ora è questa: il Cagliari è uscito rafforzato o indebolito dopo le ultime tre partite giocate? Abbiamo provato a farla sia a Nicola che a Gabriele Zappa, passato davanti ai microfoni mettendoci la faccia da capitano di giornata, ma non abbiamo ricevuto risposte soddisfacenti. E allora proviamo noi a trovarle, partendo nell’analisi da quanto accaduto al Dall’Ara. Tutto nero dopo Bologna? No, perché il Cagliari ha impostato la gara con la stessa strategia di Bergamo e contro la Juventus, cambiando però veste tattica (dal 4-5-1 al 4-4-2) con il ritorno tra i titolari di Zito Luvumbo a sostegno di Piccoli. Una scelta chiara quella di Nicola: togliere tutti gli spazi al Bologna sbarazzino di Italiano, cercando di colpire in ripartenza alla prima occasione utile. Ciò che non era successo nelle precedenti due gare, è invece accaduto contro il Bologna: rilancio lungo di Zappa su Piccoli che si fa beffe di Lykogiannis, portandolo a spasso da centrocampo fino al limite dell’area felsinea, triangolo con Augello e gol di testa del bergamasco a superare Skorupski. Un Cagliari finalmente pratico e cinico, come chiesto a più riprese dal suo allenatore, che sembrava avere le armi giuste per far ancora male ai padroni di casa, ben ingabbiati sugli esterni e incapaci di sfondare per vie centrali. Nel primo tempo tutto stava funzionando come da programma: in difesa Mina ha tenuto a bada Castro, così come Obert è riuscito a limitare lo spauracchio Orsolini: lo slovacco però si è fatto ammonire in modo ingenuo, costringendo di fatto Nicola alla sostituzione durante l’intervallo per evitare che il numero 7 emiliano lo puntasse per provocarne il secondo giallo.

Pericolosità zero
Ma se nella prima frazione il piano tattico scelto dal tecnico piemontese ha pagato, lo stesso non si può dire per la ripresa, in cui il Cagliari ha mostrato ancora una volta tutti i propri limiti a livello di carattere e la recente incapacità di saper ribaltare le partite, come invece accaduto più volte in precedenza. E, soprattutto, la difficoltà a speculare sul risultato. La scelta “di garanzia” di inserire Felici a sinistra al posto dell’ammonito Obert, con il conseguente arretramento di Augello sulla linea difensiva, sembrava essere la mossa giusta. Meglio evitare il rischio di concedere l’uomo in più a un Bologna rinnovato da Italiano nella sua forza propulsiva in avanti, con il contemporaneo inserimento di Ferguson, Odgaard e soprattutto Cambiaghi. Se le scelte di Italiano hanno cambiato la partita in positivo per gli emiliani, lo stesso non si può dire per il Cagliari di Nicola. Dopo un solo minuto e mezzo dall’inizio della ripresa, Felici è franato su Cambiaghi, provocando un rigore tanto ingenuo quanto inopportuno. È stato il punto di svolta del match, con il Bologna che, una volta trovato il pareggio con il solito Orsolini ha rapidamente ribaltato la partita, ancora con il suo numero 7, abile a chiudere alle spalle di Caprile il tiro-cross di un ritrovato Cambiaghi. Con i felsinei in vantaggio, di fatto la partita si è chiusa. Ed è qui che è emersa la mancanza di “Piano B” per il
Cagliari. Come accaduto contro la Juventus, anche al Dall’Ara Zappa e compagni hanno dato l’impressione di non avere le idee chiare sul da farsi, specialmente in fase offensiva. Nicola ha fatto entrare tutti i giocatori di fantasia a disposizione: Coman, Marin, Gaetano e pure Viola. Risultati? Pochi, per non dire nulli. L’ex Steaua Bucarest ha confermato le impressioni post Juventus, quando invece di prendersi le giuste responsabilità in zona gol ha continuato a peregrinare sull’esterno senza però riuscire mai a incidere. Il suo connazionale Marin non è entrato in partita, senza dare il contributo atteso e gestendo alcuni palloni pesanti in modo discutibile. Nicola ha poi inserito anche Gaetano e Viola, ma nemmeno i due trequartisti hanno saputo accendere la scintilla. È così il Cagliari ha chiuso la terza gara di fila con numeri preoccupanti alla voce tiri in porta: uno al Dall’Ara, due con la Juventus e zero con l’Atalanta. Una media di uno a partita, decisamente inferiore alle attese di una squadra che aveva abituato a creare e costruire, anche se con una certa difficoltà a concretizzare. Nelle ultime giornate non c’è stato nemmeno spazio per questo tipo di rimpianti, però. E l’aria intorno allo spogliatoio e soprattutto a Nicola si è fatta più pesante. Il tecnico sta pagando alcune scelte “di gestione” di alcuni elementi, spremuti fino all’inverosimile per assenza di alternative. Facile fare nomi: Zortea, Zappa, lo stesso Felici che ora sembra patire il peso delle responsabilità e di una categoria superiore in cui ogni minimo errore costa carissimo. Cosi come Luvumbo e Coman, che per motivi diversi non sono al meglio a livello di condizione e non riescono a essere decisivi come vorrebbero tecnico e società. Senza dimenticare il “mistero” Prati, anche a Bologna rimasto a guardare i compagni soccombere senza la minima possibilità di dare il proprio contributo. E meno male che c’è Caprile: il portiere veronese ha fatto ancora una volta una grande partita, insufficiente però per portare a casa punti preziosi. Il suo riscatto dal Napoli sembra essere solo una formalità, anche se appare difficile che dopo una seconda parte di stagione di questo livello il 2001 veronese possa ancora indossare la maglia del Cagliari nella prossima stagione.

Futuro
“Genoa? Non sentiamo nessuna pressione”, ha detto Zappa in sala stampa. Sarà pure così, ma è chiaro che con il ritiro (punitivo) alle porte l’umore generale noi può essere dei migliori. Contro il Grifone di Vieira, che con l’1-1 in extremis con l’Empoli ha fatto un favore alla squadra di Nicola, sarà l’ennesimo esame da non fallire per il Cagliari. Che non può più permettersi di far bene (quantomeno secondo l’idea del tecnico) soltanto per un tempo. Attenzione e organizzazione sono fondamentali, ma pure fare gol e mettere in difficoltà l’avversario. Vincere un altro scontro diretto in casa sarebbe l’unico modo per dare un colpo di spugna a un ultimo periodo in cui, ancora una volta, le aspettative create dai rossoblù sembravano far immaginare un percorso diverso e meno irto di ostacoli, che spesso i rossoblù si sono auto-inflitti con una serie di “regali” concessi agli avversari (ultimo il rigore di Bologna) che hanno rallentato la corsa salvezza di Pavoletti e compagni.

Francesco Aresu

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