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Cagliari | Cinismo e gestione: con il Verona missione compiuta, ora serve continuità

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Piccoli, ma cresceremo”. Con questa metafora perfetta un tifoso del Cagliari particolarmente illuminato ha definito al sottoscritto l’1-0 dei rossoblù di Davide Nicola contro l’Hellas Verona, nella prima gara della 14ª giornata di Serie A. Un match vivo e vibrante, deciso dal quarto gol stagionale del centravanti ex Atalanta, bravo a trasformare in rete l’invito perfetto di Mattia Felici, entrato un po’ a sorpresa per rinvigorire l’attacco cagliaritano.

Scelte
Piccoli, ma cresceremo. Un gioco di parole che ben si presta a descrivere il momento vissuto dai rossoblù, che contro un Verona in piena crisi di nervi hanno saputo centrare la terza vittoria in campionato facendo quello che dovevano fare. Un successo di misura in una partita sporca e maschia, in cui però i numeri hanno premiato la maggiore precisione e voglia di portare a casa i tre punti della squadra di Nicola. Che ha stupito sia nelle scelte iniziali che in quelle a partita in corso. Alzi la mano chi si aspettava Lapadula dal primo minuto in coppia con Piccoli: probabilmente ben pochi avrebbero dato questa lettura alla vigilia. L’esperimento 4-4-2 ha funzionato solo in parte, in parte per la prestazione opaca dell’italoperuviano che pure ha provato a lasciare il segno, ma invano. Piccoli non ha particolarmente beneficiato della presenza di un altro attaccante al suo fianco, trovando invece i giusti spazi con l’ingresso di Viola (e non Gaetano: vittima del turnover?) alle sue spalle. E il gol del bergamasco è arrivato con un movimento da vero centravanti d’area, a conferma delle sue capacità potenziali in quella posizione. A centrocampo la coppia formata da Marin e Makoumbou, entrambi portati naturalmente al palleggio e a portare palla, non ha convinto in pieno: non a caso l’ingresso di Adopo dopo l’intervallo ha ridestato una mediana che, con il passare di minuti, ha saputo costruire diverse occasioni pericolose dalle parti di Montipò. Il cartellino giallo preso dall’ex Ajax ed Empoli ha pesato sulla sua prestazione e, soprattutto, sulla sostituzione all’intervallo: Nicola ha saggiamente preferito non rischiare, ma già durante il primo tempo Marin aveva confermato i dubbi sulla sua collocazione tattica nei due davanti alla difesa. Decisamente meglio la coppia “Made in France” formata da Makoumbou e Adopo, probabilmente la più adatta per caratteristiche a quel tipo di gioco, ma anche questa non è una novità. A differenza, invece, della prestazione di Mattia Felici: l’ex Feralpisalò è stato il grimaldello scelto da Nicola per scardinare un match fin troppo equilibrato, tra due squadre che sembravano due pugili pronti ad assestare il decisivo colpo del ko. L’esterno romano ha impiegato qualche minuto per entrare definitivamente in partita, salvo poi risultare praticamente immarcabile per la difesa scaligera. Scatti, dribbling e accelerazioni, più il delizioso (e intelligente) assist per Piccoli per una prestazione da 7 pieno, che ha fatto capire perché in estate il direttore sportivo rossoblù Nereo Bonato abbia insistito tanto per il suo arrivo in Sardegna, nonostante la grande concorrenza di club importanti di Serie B (Cremonese e Sassuolo su tutti).

Mentalità
Al di là delle prestazioni dei singoli, però, il messaggio più importante arrivato dall’1-0 dell’Unipol Domus è certamente un altro. Dopo il 2-2 di Genova contro i rossoblù di Vieira si era detto: ok non aver perso a Marassi, ma con il Verona questo Cagliari “deve” vincere. Per dimostrare di continuare a camminare su quella linea retta ideale rappresentata dal percorso di crescita continua, in cui secondo lo stesso Nicola, “non esiste un massimo definitivo. Perché raggiungere un massimo implica dover superare un altro massimo, in un ciclo continuo di evoluzione”. Conta il cammino, conta la prestazione ma conta anche il risultato. È il risultato che permette di valorizzare il grande lavoro fatto fin qui dal tecnico piemontese che, pur se ancora a sprazzi, si è visto anche contro i gialloblù. In un match in cui il Cagliari ha saputo centrare quasi alla perfezione tutti i micro-obiettivi: vittoria contro una rivale diretta per la salvezza, grazie a una prestazione convincente, con il gol di un attaccante e senza subirne, grazie a una grande prova del reparto difensivo. Ecco, alla vigilia chi scrive si era detto dubbioso della capacità di “gestione” della gara di questo Cagliari, fino a Genova non troppo in grado di concretizzare e rendere efficaci le pur buone letture delle situazioni chiave. Beh, dopo la vittoria di misura sul Verona, sono innegabili i passi avanti a riguardo, grazie alla crescita del gruppo inteso come unità omogenea lanciata verso l’obiettivo. Avevamo già detto: se questo Cagliari riesce a convertire in fretta sul campo le idee di Nicola, sarà una stagione che potrà dare soddisfazioni a breve, medio e lungo termine, inteso come basi create per il tanto agognato sviluppo del progetto tecnico. Fin qui la squadra ha dato dimostrazione di poterlo fare, ma ora è chiamata all’esame della continuità. Con un calendario da incubo da qui a fine dicembre: Fiorentina, Atalanta, Juventus in Coppa Italia, Venezia e Inter. Tolta la sfida ai lagunari, che però porta con sé fantasmi da cancellare, tutte gare sulla carta proibitive. A Nicola e ai suoi ragazzi il compito di stracciarla, quella carta. Come fatto a Torino contro la Juventus e in casa contro Roma, Milan e, per un’ora, Napoli. Dicembre sarà un mese duro per Pavoletti e compagni, ma che potrà dare altre risposte in attesa del mercato di gennaio in cui il club rossoblù sarà chiamato a fare alcuni correttivi – leggasi portiere e attaccante – a una rosa ampia (forse fin troppo). Senza esaltarsi troppo, però, come ha giustamente detto Nicola nel post gara. I progressi ci sono, la speranza di proseguire su questa strada pure, ma senza continuità il percorso resta complicato. E già a Firenze, nel giorno dell’Immacolata, si avranno le prime risposte contro una delle squadre più in forma dell’intera Serie A, che con Palladino e Kean sogna di rinverdire i fasti di un passato glorioso.

Francesco Aresu

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