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Fabrizio Caligara

Cagliari, da Caligara a Tripaldelli: non sparate sui giovani

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Armarsi di pazienza, prendere il positivo e lavorare sul negativo, proseguire nel processo di crescita e non cancellare quanto di buono fatto fino a oggi. Questo l’obiettivo di Di Francesco dopo la sconfitta contro la Juventus, una gara che può aver legittimamente lasciato strascichi soprattutto dal punto di vista della poca personalità mostrata a Torino.

Otto giornate non sono tante per stilare un giudizio definitivo, ma sono abbastanza per trarre indicazioni di massima. Si deve però partire da un presupposto che non può essere dimenticato, il Cagliari ha cambiato parecchio in estate a partire dall’allenatore, passando per la filosofia proprio di Di Francesco rispetto ai predecessori, arrivando al gruppo di giocatori con un mix di esperti e giovani che ha bisogno di tempo per essere calibrato. Tornando alla gara contro la Juventus, assenze come quelle di Lykogiannis, Godín e soprattutto Nández non posso essere sottovalutate e a maggior ragione quando di fronte c’è un’avversaria come quella bianconera.

La virtù della pazienza – Il Cagliari è sceso in campo a Torino con alcune novità non solo tattiche, ma anche di uomini. Su tutti Alessandro Tripaldelli all’esordio dal primo minuto con la maglia rossoblù. Una prestazione quella del terzino ex Sassuolo che ha lasciato più di un dubbio, ma che non può essere una pietra tombale né sulle sue qualità né sulla sua utilità futura. Il classe ’99 ha bisogno di tempo ed esperienza per crescere, il suo sviluppo passa anche da gare complicate come quella contro i bianconeri. Non va inoltre dimenticato che il terzino non sarebbe nemmeno dovuto essere della partita, l’assenza di Lykogiannis e anche quella di Godín hanno accelerato il suo recupero dall’infortunio patito in Under 21 la cui prognosi di due settimane si è ridotta sensibilmente per necessità.

Processo di ambientamento – Otto giornate non sono abbastanza si è detto e questa affermazione vale anche per Razvan Marin, il regista romeno finora protagonista di numerosi bassi e pochissimi alti dal suo arrivo in Sardegna. Lasciando da parte i discorsi sul ruolo e la sua compatibilità con la tattica impostata da Di Francesco, l’ex Standard Liegi e Ajax ha indubbiamente deluso fino a oggi. Restano però da considerare gli alibi, in primis la necessità di ambientarsi a una nuova realtà sia calcistica che culturale, tra una lingua da imparare e una Serie A da conoscere, senza dimenticare come la partita contro la Juventus sia arrivata dopo impegni con la Romania che lo hanno fatto tornare in Sardegna soltanto 48 prima della sfida. Il tempo è dalla sua parte, Di Francesco non ci ha praticamente mai rinunciato e crede fortemente nelle sue qualità, storicamente ai giocatori che arrivano da altre realtà va dato almeno un girone prima di emettere giudizi affrettati.

No al capro espiatorio – Quando le cose non vanno per il verso giusto capita di andare alla ricerca di uno o più responsabili. Contro la Juventus il dito è stato puntato su Fabrizio Caligara nonostante i soli venti minuti giocati in una situazione non di certo favorevole. Il centrocampista classe 2000 non è obiettivamente entrato bene in partita tra un pallone spinoso perso davanti alla difesa e qualche scivolata di troppo, ma farlo diventare per questo obiettivo principale delle critiche appare quantomeno bizzarro. Di Francesco ha dimostrato di credere nel ragazzo che è stato buttato nella mischia da titolare nell’esordio di Sassuolo ed è diventato presto la prima alternativa in mezzo al campo. Contro la Juventus Caligara ha anche cambiato in pochi minuti due ruoli, prima entrato come mediano e poi con l’ingresso di Oliva alzatosi tra i trequartisti, il tutto mentre la Juventus dominava e i compagni apparivano sfiduciati. Caligara potrebbe, chissà, non essere adatto al livello della Serie A, ma sarà il tempo a dirlo e poche apparizioni non possono essere indicative né portare a stroncature eccessive.

La partita di Coppa Italia contro il Verona sarà dunque l’occasione per i tanti giovani rossoblù e per gli altri giocatori meno utilizzati di mettere in difficoltà Di Francesco nelle scelte. Non solo Caligara e Tripaldelli che avranno la possibilità di cancellare immediatamente i tormenti di Torino, ma ci si aspetta tanto anche da Oliva, Pavoletti e dai giovani Carboni e Tramoni. In ogni caso quella contro il Verona non dovrà essere l’ultima prova d’appello per i giovani sui quali la pazienza deve essere la stella polare da seguire evitando di chiederne a gran voce l’utilizzo quando lasciati fuori per poi, nel momento delle prime difficoltà, puntargli il dito contro con sentenze sommarie che lasciano il tempo che trovano.

Matteo Zizola

 
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