“Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza complicare il pane. Ci si spalma sopra un bel giretto di parole vuote, ma doppiate. Mangiati le bolle di sapone intorno al mondo e quando dormo taglia bene l’aquilone. Togli la ragione e lasciami sognare, lasciami sognare in pace”. Ci sono poche canzoni nel mondo della musica che possono riassumere la situazione del Cagliari meglio di Giudizi Universali di Samuele Bersani. Un grande classico che non va mai fuori moda dalle parti di Asseminello dove negli anni i giudizi, giusti, errati, affrettati ma sicuramente considerati universali e definitivi, salvo poi essere smentiti, hanno accompagnato crescita, caduta, programmazione e improvvisazione.
Distacco
Ci sono stati dei momenti intensi ma li ho persi già. Frase che risuona forte nei corridoi rossoblù nel momento in cui Davide Nicola ha avvicinato maggiormente la filosofia di Claudio Ranieri, quel “quando non puoi vincere meglio non perdere” sul quale l’allenatore romano ha costruito l’ennesima impresa cagliaritana e dal quale il tecnico piemontese per mesi ha provato a separarsi, parlando di gioco, identità e caratteristiche da mettere in campo a prescindere dall’avversario. L’1-1 contro il Genoa invece ha rappresentato il ritorno della vittoria della sostanza sulla forma, perché la classifica ha un po’ spento la retorica e acceso le sintassi schiette e semplici. Il piccolo passetto che vince sul grande cammino generale. L’oggetto vicino che colpisce l’occhio più di quello lontano all’orizzonte.
In qualche modo è un cambio, apparente, di mentalità forte. Anche perché arriva nel momento in cui la magia post Claudio Ranieri sembra essersi definitivamente spenta. “Libero com’ero stato ieri ho dei centimetri di cielo sotto ai piedi”. Per un Cagliari che prova a spingere verso quell’atteggiamento che è stato recente ancora di salvezza e dal quale però ha provato, fin qui senza pieno successo, a liberarsi con una stagione diversa per programmazione e spirito. Nuovi malumori, praticamente inesistenti nel periodo con Ranieri, nuovi dubbi sulla gestione di questo o quel giocatore, in controtendenza con il “sor Claudio” che sapeva pescare gli Jankto dal cilindro nel momento del bisogno come a Empoli, nuovi ragionamenti, forse troppi, su cosa poteva essere e non è stato.
Perché questa negatività?
“Vuoti di memoria, non c’è posto per tenere insieme tutte le puntate di una storia”. A dirla tutta da fuori l’impressione è che tutta questa negatività sia un po’ immotivata. Ritiro, fischi, nervosismo. Sicuri questa squadra abbia davvero bisogno di tutto questo? Partiamo da una doverosa premessa: questa formazione è migliore dell’anno scorso, per larghi tratti della stagione ha giocato meglio, l’obiettivo salvezza è per ora alla portata e serve coesione e unità per raggiungerlo senza ansie e paure. Quattro punti di vantaggio sulla zona rossa a 10 giornate dal traguardo possono sembrare pochi, ma sono anche un margine da custodire e coltivare. Qualcuno dirà, sì ma nell’ultimo periodo c’è stata un’involuzione. Guardando ai numeri però nelle ultime cinque giornate il Cagliari ha raccolto 5 punti, tredicesimo rendimento del campionato. Andamento che basta e avanza per la salvezza. E allora qualcuno obietterà: sì ma siamo stufi di lottare ogni anno sempre per lo stesso obiettivo e con le stesse sofferenze. Affermazione più che lecita, specie per una tifoseria che ha dovuto sopportare promesse e attese poi disilluse. Ma va anche detto che questa squadra ogni volta che è caduta male in qualche modo si è rialzata subito e soprattutto considerando un mercato fatto di programmazione ma senza soldi. Questa è una squadra che ha delle sue fragilità, come era naturale aspettarsi visti i trascorsi, ma che dopo tanto tempo ha mostrato di poter intraprendere un percorso di crescita verso una spinta più verso l’alto che verso il basso.
E allora perché provare a frenare adesso e non a fine stagione tutto questo? Viene da chiederselo. Certo, a Nicola si può imputare la gestione “particolare”, per usare un eufemismo, di alcuni calciatori, e al tecnico piemontese si può accusare la lettura di alcune partite, specie a gara in corso con dei cali evidenti come a Bologna o con il Genoa nella ripresa. Però rispetto al passato questo Cagliari meno da racconto epico e più da busta paga di un metalmeccanico ha saputo far germogliare diverse cose positive. La crescita esponenziale di alcuni profili, come Piccoli o Zortea, la voglia di giocarsela sempre e comunque e infatti le gare totalmente sbagliate, rispetto alla gestione Ranieri, si contano nelle dita di una mano. L’impressione è che serva più equilibrio per un ambiente rossoblù che sta soffiando a Libeccio – come disse lui – trasformando la brezza marina in pericolosa tempesta. Chi vi scrive ha raccontato cadute e riprese recenti di questo club e da tempo non vedeva un potenziale come quello di quest’anno. Sicuramente è tutto migliorabile, ma siamo certi che guardare ai vecchi difetti e alla continua voglia di fare la rivoluzione questa volta possa essere la strategia utile per trasformare una salvezza alla portata in un finale da agonia e mal di pancia?
Roberto Pinna