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Cagliari, Frustalupi: “Ambrosino ha tecnica e personalità, deve giocare vicino alla porta”

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Abbiamo intervistato Nicolò Frustalupi, storico vice di Walter Mazzarri ed ex allenatore della Primavera del Napoli, che ha allenato Giuseppe Ambrosino e con cui il giovane attaccante ha segnato 20 gol in una stagione molto positiva. La punta, in gol con la Nazionale Under 21 nell’eliminazione ai quarti di finale contro la Germania, è un profilo che sta attirando l’interesse del Cagliari, e con Frustalupi abbiamo approfondito il suo percorso, le sue qualità tecniche e i margini di miglioramento del giocatore che potrebbe approdare in Serie A.

Mister, iniziamo questa intervista parlando di Giuseppe Ambrosino, lo ha allenato e ne conosce bene le qualità: che tipo di ragazzo e di calciatore è?
“Allora, prima di tutto va detto che sono passati tre anni. Il giovane che avevo conosciuto all’epoca era ancora all’inizio del suo percorso, mentre oggi è diventato un calciatore a tutti gli effetti. In questi anni ha fatto esperienza, è cresciuto, sia sotto il profilo tecnico che personale. Quando l’ho allenato, nella categoria in cui eravamo, faceva davvero la differenza. La squadra lo metteva nelle condizioni ideali per esprimersi al massimo: abbiamo valorizzato le sue qualità, e lui ha saputo ripagarci sul campo. Fin da subito si era capito che era un elemento fuori dal comune per quel livello. Abbiamo costruito attorno a lui un impianto di gioco che ne esaltasse le doti, e infatti è stato capocannoniere con 20 gol, protagonista di una stagione straordinaria. In quel contesto era un punto di riferimento, determinante sia per noi che all’interno del campionato. Da lì è iniziata anche la sua avventura con la Nazionale: prima non era mai stato convocato, ma da quell’anno è arrivata la chiamata per l’Under 19, poi ha proseguito con l’Under 20, e quest’anno ha vestito la maglia dell’Under 21. Non posso che esprimere un giudizio positivo su di lui”.

Come descriverebbe Ambrosino dal punto di vista tecnico e tattico? Quali sono i suoi principali punti di forza, e su quali aspetti può ancora lavorare per crescere ulteriormente?
“Una delle sue qualità migliori, secondo me, è il tiro: è potente e preciso. Credo sia davvero la sua caratteristica principale. Per essere un centravanti, è anche molto tecnico: sa dialogare bene con i compagni, è bravo a giocare di sponda e a far salire la squadra. Nel gioco aereo se la cava, soprattutto in fase di finalizzazione. Non è eccezionale nelle spizzate o nei duelli aerei per fare da punto d’appoggio, ma quando si tratta di concludere di testa è efficace. In Primavera era molto forte anche in progressione: non dico che superasse gli avversari facilmente, ma spesso riusciva ad andare via in velocità. Chiaramente, con il passaggio in Serie B, il livello si è alzato e ha incontrato più difficoltà da questo punto di vista. Se devo individuare un aspetto su cui può ancora migliorare, direi la condizione fisica. Per rendere al meglio ha bisogno di essere al 100% della forma. Ha una struttura fisica un po’ particolare, e questo fa sì che se non è al top, fa più fatica a esprimersi. Quando lo allenavo dopo un infortunio, ad esempio, impiegava un po’ più tempo a ritrovare la piena condizione rispetto ad altri. Quindi il lavoro sulla resistenza e sulla tenuta fisica è fondamentale per lui. È un aspetto su cui deve insistere, perché quando sta bene fisicamente può davvero far emergere tutte le sue qualità”.

È un attaccante che sembra potersi adattare a diversi moduli di gioco: in quale sistema, secondo lei, riesce a esprimere al meglio le sue qualità?
“Come dicevo prima, secondo me rende molto di più quando gioca vicino alla porta. Ha un grande fiuto del gol, quindi più è centrale e più può fare la differenza. Essendo anche tecnicamente valido, può giocare sia in coppia con un altro attaccante che come punta centrale unica. Invece lo vedo meno efficace quando viene schierato sulle fasce: lì, secondo me, è un po’ sprecato. Il meglio lo dà quando può stare dentro il campo, in zona centrale, dove può attaccare la porta e sfruttare le sue qualità”.

Lo considera più come una valida alternativa o come un possibile partner ideale per un attaccante come Roberto Piccoli?
“Secondo me può giocare sia in coppia con un altro attaccante, ma anche come alternativa a Piccoli. Il numero 91 rossoblù, al momento, ha una struttura fisica più solida, mentre Ambrosino deve ancora completarsi da quel punto di vista. Detto questo, ha le qualità per ricoprire entrambi i ruoli: può affiancare un centravanti più strutturato o essere lui stesso il riferimento offensivo, a patto che sia in piena condizione”.

L’inesperienza in Serie A potrebbe rappresentare un ostacolo? In che modo pensa possa affrontare e superare l’impatto con la massima categoria?
“Lui è un ragazzo con personalità. Lo si è visto anche con l’Under 21 nel quarto di finale contro la Germania: è entrato in campo, si è preso la responsabilità di calciare una punizione e l’ha tirata lui senza esitazioni. Da questo punto di vista non mi sembra uno che si faccia troppi problemi o che senta particolarmente la pressione. Del resto, dopo tre campionati di Serie B, il professionismo lo ha già conosciuto e affrontato. Ovviamente la Serie A è un altro livello, molto più esigente, ma se dovesse arrivare a Cagliari dovrà essere pronto a mettersi in gioco, migliorare ulteriormente e lottare per conquistarsi spazio”.

Nelle ultime tre stagioni in Serie B ha collezionato 10 gol in 83 presenze: secondo lei, da cosa dipende questa difficoltà a trovare continuità sotto porta?
“Ammetto di non averlo seguito con continuità, è  evidente, però, che il livello di difficoltà in Serie B è decisamente più alto rispetto al campionato Primavera. Detto questo, sono sicuro che nel frattempo lui sia cresciuto come calciatore rispetto al ragazzo che avevo io. Ovviamente molto dipende anche dal contesto: se la squadra lo mette nelle condizioni di esprimersi e segnare, può fare la differenza. So che nell’ultima stagione ha giocato un po’ più lontano dalla porta, in una posizione più defilata, mentre con noi ricopriva il ruolo di centravanti, il più vicino possibile all’area. Secondo me, quella resta la sua posizione ideale. Come dicevo prima ha ottime doti balistiche, calcia bene con entrambi i piedi, è tecnico, e ha anche un buon colpo di testa. Per come lo conosco io, più gioca vicino alla porta, meglio è: è lì che può sfruttare al massimo tutte le sue qualità”.

Parlando della sua esperienza in Nazionale, che valutazione dà al suo percorso con la maglia azzurra?
“Secondo me è sempre stato all’altezza della situazione. Con i pari età ha sempre fatto molto bene, dimostrando di essere un ottimo giocatore. Lo conferma anche il percorso fatto in Nazionale: il CT Nunziata lo ha portato prima nell’Under 19, poi lo ha confermato anche in Under 20 e infine in Under 21. Ora il passo decisivo è quello della consacrazione nel calcio dei grandi. Questo è lo step che gli manca: imporsi stabilmente a livello professionistico, soprattutto in un campionato come la Serie A. Per quanto riguarda il percorso con le Nazionali giovanili, penso abbia sempre dato buone risposte”.

Per chiudere, una domanda su di lei: cosa c’è nel presente e nel futuro di Nicolò Frustalupi?
“Nel futuro non lo so (ride, ndr), in questo momento sto cercando di rientrare ad allenare da solo. Per tanti anni ho fatto il secondo, lavorando al fianco di Mazzarri, poi ho iniziato un mio percorso da allenatore principale, allenando a Pistoia e successivamente l’Under 19 del Napoli. In seguito è arrivata l’opportunità di tornare a Napoli sempre con Mazzarri, ma ora mi sento pronto per ripartire con un progetto tutto mio. Ho avuto alcuni contatti, sia con squadre Primavera, sia con società di Serie D e Serie C, anche se per il momento non si è ancora concretizzato nulla. A dire il vero, non è tanto la categoria a interessarmi, né se si tratta di una prima squadra o di un gruppo di giovani. Quello che cerco davvero è un progetto serio: un contesto che ti permetta di lavorare bene, con persone competenti, che abbiano una visione chiara e un’idea di calcio concreta. Mi piacerebbe trovare un progetto simile a quello del Cagliari Primavera, una realtà che da anni lavora molto bene e con grande continuità. Hanno costruito un percorso importante, i risultati si vedono e il progetto ha basi solide: è questo il tipo di contesto che cerco. L’obiettivo è costruire qualcosa, lasciare un segno attraverso il lavoro quotidiano. È questo che conta per me, più della categoria o del tipo di squadra”.

Matteo Cubadda

 

 

 

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