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Cagliari, le pagelle del calciomercato invernale

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I nostri giudizi a caldo sulla campagna acquisti-cessioni invernale dei rossoblù, a distanza di poche ore dalla chiusura ufficiale.

È stato un mercato strano, senza dubbio. In tanti si aspettavano mosse diverse, la nostra redazione in primis: tra nomi sfiorati, idee abortite in breve tempo e trattative lunghissime (alcune delle quali infruttuose, proprio come a settembre/ottobre), la chiusura della finestra italiana di contrattazioni pone fine alle speculazioni di mercato che ci hanno tenuto compagnia durante tutto il mese di gennaio, con l’appendice del 1 febbraio. Anche se, con la prossima ufficializzazione di Asamoah e l’ultimo probabile assalto al danese Lasse Schone, i giochi non sono ancora del tutto chiusi. In attesa di questo, però, ecco il nostro parere su quanto è accaduto nelle ultime 4 settimane di trattative.

ROBERTO PINNA: voto 6

Vedi i nomi, su tutti Duncan, Nainggolan, Asamoah, Rugani e pensi a un mercato da 7 in pagella. Qualche anno fa sarebbe stato quasi impensabile per una società come il Cagliari, almeno a livello di appeal dei vari giocatori. Poi guardi al contesto e alla situazione che ha portato la maggior parte di questi acquisti al Cagliari e il voto deve gioco forza scendere a 5. Innanzitutto a gennaio il Cagliari non ha comprato nessun giocatore a titolo definitivo. Tutti prestiti con varie formule. Non ci sono soldi, per nessuno. Ci sta. Ma fa strano che una squadra impegnata nella salvezza debba fare affidamento su chi arriva in Sardegna per provare innanzitutto a rilanciare la propria carriera. Inoltre, compreso Calabresi, il Cagliari ha acquistato solo giocatori che nella prima parte di stagione non hanno praticamente giocato con le rispettive squadre. Il migliore è Duncan con una manciata di gare giocate da protagonista a Firenze. Un aspetto che stona con il grido di allarme lanciato da Di Francesco a inizio gennaio: “Abbiamo bisogno di giocatori pronti”. Di Francesco che a dirla tutta aveva anche parlato di un mercato fatto sul 4-2-3-1 prima e che poi fino all’ultimo ha chiesto un regista. Appelli che sinceramente stonano con quello poi detto dal campo in casa rossoblù e quello fatto nell’ultimo giorno di mercato. Una confusione, che si spera sia organizzata, per dare una scossa alla crisi di vittorie. Un azzardo sicuramente. Chi vi scrive vuole provare a dare 6 a questo pazzo mercato rossoblù. Sulla fiducia, perché è dal caos che nascono anche le migliori idee. Anche se per adesso non ne sono chiari i contorni.

MATTEO ZIZOLA: voto 5

Tutto iniziò con il 4-3-3, ma era solo un singolo estivo, di quelli one shot che ricordi ma di cui dimentichi gli autori. Poi è arrivato il 4-2-3-1, d’altronde il mercato finito a ottobre non ha portato Nainggolan e c’è da fare di necessità virtù. Il Cagliari dei giovani dura poco, la ricerca dell’equilibrio e la virata estemporanea sul 3-5-2 in corso di gara e anche dall’inizio. Arriva l’inverno e con esso l’occasione di riparare, arriva il Ninja e arriva Duncan a rimpiazzare Rog infortunato. Fin qui tutto bene, l’idea è quella di proseguire con il 4-2-3-1, anche se presto ci si accorge che Nainggolan rende meglio più vicino alle punte e che Marin non è un regista. Così viene tirato fuori l’albero di Natale e sembra che il destino sia segnato. In rossoblù si presenta Calabresi, quel terzino difensivo da alternare a Zappa. Poi il primo segnale con Asamoah, svincolato di lusso fermo da tempo come gli altri acquisti.  Terzino? Mezzala? Chissà, intanto Di Francesco chiede un regista, piazza Oliva davanti alla difesa e Oliva parte nemmeno 24 ore dopo. Gli esterni offensivi? Spariti, Sottil arma da usare in corsa e Ounas rispedito al mittente con gelo tra le parti. Manca il regista, ancora. Arriva Rugani, un difensore centrale, il futuro appare un 3-5-2, altro cambio, altro capitolo che cancella il precedente. Tutti ottimi giocatori, certo, se fosse settembre e la classifica mostrasse tutte le squadre a zero punti. Un mercato da 7 se si parlasse di calcio virtuale, ma da 5 guardando la realtà e soprattutto al rapporto tra necessità e acquisti. La ciliegina sulla torta potrebbe essere Lasse Schöne, il problema restano gli ingredienti.

FRANCESCO ARESU: voto 4

Immaginate di essere in pizzeria e di chiedere una bella 4 stagioni e una birra fresca. Il giovane cameriere prende l’ordinazione, segna tutto ma poi al tavolo, dopo un’attesa di un’ora abbondante, vi arriva una bistecca ben cotta e un’aranciata. “In cucina hanno deciso così, che faccio: rimando indietro?” vi risponde il ragazzo, di certo incolpevole delle scelte del pizzaiolo. Voi guardate l’orologio, avete fame e, soprattutto, non c’è più tempo per aspettare: quindi, anche se avevate desiderato carciofini e funghi, siete costretti ad accontentarvi di una bistecca troppo cotta. Ecco, così abbiamo immaginato Di Francesco al momento della chiusura ufficiale della finestra invernale di mercato. La giornata finale rappresenta alla perfezione l’improvvisazione e la confusione di questa stagione: serve un regista (Pulgar?), arriva un difensore centrale (Rugani). Servivano giocatori pronti, sono arrivati 5 elementi con 1.045 minuti totali (di cui 623 del solo Deiola) prima di vestire il rossoblù tra campionato e coppe: soltanto 65 in più del solo Godin, ben lontano dall’essere il più presente in campo in questa stagione. I nomi ci sono, senza dubbio: ma è il tempo che separa dalla fine del campionato a correre ormai a velocità doppia. Da amante indefesso dei videogiochi manageriali da oltre 20 anni (Pc Calcio, Scudetto, Football Manager), so bene che quello che funziona nel videoludo – per quanto realistico possa essere – nella realtà è sempre diverso. Perché ci sono le persone di mezzo, non l’intelligenza artificiale: basti pensare alla situazione Ounas, un valore aggiunto in qualunque videogioco calcistico, autentico flop nella vita reale. Ben vengano Asamoah e Schone, qualora il danese dovesse dire sì al corteggiamento rossoblù: speriamo che il campo dica altro, con un Cagliari in grado di riprendersi e di conservare la Serie A. Sul campo però, non sul pc. Anche perché a giocare con il fuoco bisogna essere capaci, perché sennò ci si brucia.

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