I paradossografi in età antica erano coloro che attraverso il racconto dello straordinario e dell’eccezionale riuscivano a ribaltare l’opinione comune. A rileggere tra le righe della conferenza stampa di fine mercato del direttore sportivo del Cagliari Nereo Bonato di paradosso se ne vede parecchio, con la speranza che sia il diesse rossoblù, e di conseguenza la linea del club, a soverchiare a fine stagione quella che sembra una realtà differente e non il contrario.
Tra palco e realtà
Ci sono alcuni passaggi che a inizio febbraio e con la classifica attuale della squadra di Davide Nicola appaiono fumosi e contraddittori rispetto al progetto raccontato dallo stesso Bonato a inizio stagione, quando raccontò ai cronisti quello che voleva essere il cammino di questo Cagliari nella Serie A in corso, la prima senza la figura forte di Claudio Ranieri. Partiamo da una premessa d’obbligo, chi vi scrive considera l’attuale diesse rossoblù un valore aggiunto importante e l’uomo giusto per cambiare alcuni approcci della recente gestione societaria. Non è un caso che in estate il voto dato al mercato cagliaritano dal sottoscritto è stato 7. L’estate del consolidamento nella categoria – così fu descritta dallo stesso Bonato – con il Cagliari che aveva fatto vedere degli investimenti intelligenti. Una cessione di un calciatore di prospettiva come Sulemana per arrivare a una scommessa come Zortea, rivelatosi uomo in più e, salvo colpi di scena, prossimo uomo mercato a giugno per il Cagliari. L’investimento mirato con Felici e i prestiti intelligenti di Adopo e Piccoli. L’ottima pescata con Luperto, al momento tra i migliori difensori della categoria. E infine il ritorno di Gaetano, arrivato abbassando le condizioni volute dal Napoli e avvicinandosi di più alle reali possibilità attuali della società isolana (certo, tutti all’epoca ci aspettavamo di più dall’annata dell’ex Napoli).
Quale consolidamento?
All’epoca, appena qualche mese fa ma nel calcio tutto scorre, parlare di progetto che mirava a un consolidamento sembrava giusto. Ma cosa si intende per consolidare la categoria? Salvarsi cercando di fare meglio dell’anno prima e mettendo un tassello importante alla voce valore generale della rosa. Perché il futuro del Cagliari può essere solo uno: generare continuamente valore dai propri giocatori per provare a crescere. Pare ormai evidente che non ci siano altre strade e che l’attenzione al bilancio da tempo non miri all’inserimento di capitali nuovi. E chiariamoci, la strategia ci sembra anche vincente e giusta. Si è notato già in passato dove abbia portato un mercato fatto con grandi investimenti, ma con un minore filo logico a unire le varie operazioni. Ci avevamo creduto. Ecco che sentire spostare all’anno prossimo lo step di consolidamento, come fatto a questo punto della stagione dal diesse, ci pare un passo indietro. Anche inatteso. Un togliere un velo a quello che voleva essere una programmazione a breve-medio termine e che ora invece sembra la solita strategia del: “io speriamo che me la cavo”.
Scelte
Ci sembra anche paradossale la scelta in attacco. Specie se difesa da un raccontato progetto tecnico e non dal semplice: “Scusate, non abbiamo al momento fondi da investire e alla fine siamo riusciti a incastrare una pedina con un buon curriculum come Coman”. Dire che non si è voluto investire su un vice-Piccoli per lasciare spazio di crescita alla punta bergamasca e affidarsi di più a Pavoletti e Kingstone sembra un po’ surreale e lontano da quelle che sono state le scelte fatte da Nicola fin qui. E non è un caso che nelle ultime settimane allora ad analizzare le parole del tecnico piemontese e quelle dei rappresentati del club le due parti tirino in direzioni opposte. Anche se sempre dietro il velo del zelo davanti a un microfono. E poi valorizzare ora Piccoli significa aspettarsi dal Cagliari l’immediato riscatto dall’Atalanta tra qualche mese per una cifra vicina ai 12 milioni di euro. Altrimenti il piano descritto ora non avrebbe molto senso. Valorizzare un giocatore per poi restituirlo, non è consolidamento ma semplice sopravvivenza. Che per carità, va benissimo. Però viene più difficile poi raccontare un’altra realtà. La speranza è che il Cagliari non voglia, come già fatto spesso nel recente passato, fare i calcoli senza l’oste e poi rimanere scottato sulla programmazione in estate. In caso ci dispiacerebbe perché Bonato sembrava la figura giusta arrivata per porre rimedio proprio a questo difetto del club.
Filo rosso
Chi vi scrive dopo diverso tempo crede parecchio nelle potenzialità di questa rosa. L’importante è che tra realtà dei fatti e gli stessi fatti raccontati resti sempre quel filo rosso che unisce e giustifica sacrifici e momenti di pane duro. Perché se le carte in tavola vengono cambiate a seconda del momento allora vedere la programmazione risulta più complesso. Sia per il giornalista pignolo che per il tifoso passionale. Il Cagliari in questo gennaio non ha programmato e pare evidente dirlo, ha provato a mettere delle pezze. Su Caprile è stato abilissimo e su Coman la speranza è che lo sia stato ugualmente. Però questo deve essere chiaro, così come può essere naturale che nell’anno in cui bisognava consolidare la categoria era lecito aspettarsi altri ragionamenti a gennaio. Evidente che le casse non lo permettano, ma allora non raccontiamo una realtà diversa. Sembra un dettaglio ma è importante.
Roberto Pinna