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Cagliari, ma era solo tutta colpa di Di Francesco?

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Pane, vino rosso e lampredotto. Il Cagliari ha riscoperto il piacere delle cose semplici. Pochi ingredienti, di qualità e massimo risultato. Nel pieno rispetto della tradizione italiana. Sarebbe riduttivo però riassumere il calcio del tecnico toscano con i minimi termini dell’efficacia. Semplicemente l’ex allenatore della Spal ha capito le priorità del suo gruppo e dopo i tre punti vitali a Crotone ha strappato altri tre fondamentali punti al Bologna alla Sardegna Arena.

Numeri – I risultati della cura Semplici stanno nei numeri: il toscano è il primo allenatore del Cagliari a vincere entrambe le prime due gare in Serie A a partire da Ivo Pulga nel 2012 (striscia che arrivò a quattro), il Cagliari ha segnato tre gol nelle ultime due partite, tante reti quante nelle precedenti nove gare in Serie A, i rossoblù sono tornati a segnare in casa dopo due partite casalinghe senza reti. Una domanda però sorge spontanea dopo queste due vittorie con il nuovo allenatore in panchina: cosa è successo a questo gruppo di giocatori?

Testa – Fa strano infatti vedere una squadra che fino a poco più di una settimana fa non riusciva a segnare, non solo a vincere, e che nei minuti finali perdeva punti a ripetizione, ora lottare su ogni pallone, gestire inferiorità numeriche come allo Scida oppure mettere in ghiaccio senza subire praticamente mai come contro i felsinei una gara dopo il vantaggio iniziale. Sono bastati un paio di abbracci e una serie di discorsi motivazionali per invertire un trend pericolosissimo?

A pensare male a volte si fa peccato ma a questo punto pare evidente che la rosa avesse bisogno, più dei discorsi di dirigenza, stampa o tifosi, del cambio in panchina. Qualcosa si era perso nei rapporti. Forse, consciamente o inconsciamente, il gruppo non vedeva più in Di Francesco l’uomo al comando in grado di riportare la nave in salvo. E allora l’errore più grande potrebbe essere stato quello di non prendere una decisione drastica prima, dando magari più tempo al Cagliari rispetto alle 15 finali impostate da Semplici. Parlare a posteriori è ovviamente molto facile, però le stagioni, vincenti o fallimentari, passano anche dal saper leggere con minuziosa attenzione da orologiaio svizzero i dettagli. E ad Asseminello l’umore grigio delle ultime settimane con Di Francesco era difficile da non notare. Ci sta aver provato fino all’ultimo a credere nel progetto tanto voluto in estate, dopo queste due gare però la domanda è lecita: i giocatori ci credevano ancora?

Roberto Pinna

 
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