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Cagliari, scelte ed errori: l’addio a Nicola e un futuro da non sbagliare

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Questa è una storia che ha inizio una domenica pomeriggio, il 2 marzo, allo Stadio Dall’Ara di Bologna. Il Cagliari perde 2-1 contro la squadra di Vincenzo Italiano, un secondo tempo che rovina quanto di buono fatto nella prima frazione con i rossoblù andati in vantaggio grazie al gol di Piccoli e poi superati nella ripresa dalla doppietta di Orsolini. I primi scricchiolii, poi cinque giorni dopo la storia continua come in un piano inclinato: Unipol Domus, Cagliari contro Genoa, copione simile con il vantaggio di Viola e il pareggio di Cornet a inizio ripresa. Prestazioni che si ripetono, un’inversione a U pericolosa. Roma, la vittoria in casa contro un Monza allo sbando che cambia poco il quadro dei rapporti, Empoli, Inter e le crepe che si ampliano con la sconfitta casalinga contro la Fiorentina. La vittoria contro il Verona in trasferta sembra poter consolidare nuovamente la posizione di Davide Nicola, ma è un’illusione. La salvezza matematica può arrivare in anticipo, netto, ma al contrario ecco il conto virtualmente definitivo che arriva sul tavolo il 3 maggio.

Copione
Tre punti da prendere alla quartultima giornata di campionato. Tre punti che avrebbero significato la salvezza aritmetica, dieci di vantaggio sulla zona rossa e discorso chiuso. Non solo l’obiettivo raggiunto come da priorità assoluta della stagione, ma anche con ancora tre giornate da disputare, 36 punti raccolti e la trasferta di Como, la gara casalinga contro il Venezia e l’ultima a Napoli per non solo consolidare, ma migliorare anche nel bottino il passato chiamato Claudio Ranieri. Invece contro l’Udinese arriva la sconfitta, pesante non tanto nella sostanza del campionato, quanto nei modi. E pesante per il futuro. In questa storia che si concluderà con l’addio a Nicola è il punto di svolta. È l’esatto momento che segna anche le parole del protagonista principale che arriveranno nelle settimane successive. La sconfitta di Como ritarda ancora la certezza della salvezza, la vittoria contro il Venezia alla penultima la certifica definitivamente. “Qualcuno pensava che la salvezza potesse arrivare anche prima. Si può pretendere, ma ci vogliono anni per consolidare la possibilità di raggiungere la salvezza con tre giornate di anticipo“. L’ormai ex allenatore rossoblù non conferma la definizione di sassolini da togliersi, ma le dichiarazioni a margine della vittoria contro i lagunari suonano come una risposta alle aspettative della società. Arrivata la permanenza in Serie A, tagliato il traguardo dell’obiettivo principale, Nicola fa il suo personale all-in. Conseguenza e non causa delle crepe, ciò che si è accettato con educazione e anche a malincuore – esempio, mercato di gennaio e arrivi inferiori alle attese, Caprile escluso – diventa oggetto del contendere. Panni sporchi che si lavano alla luce del sole, non in famiglia. Perché, probabilmente, in famiglia il tentativo è già stato fatto, ma senza successo. Rincarando quindi la dose dopo la sconfitta di Napoli all’ultima giornata: “Va capito quali sono le possibilità per crescere, per alzare il livello come squadre come Udinese e Torino servono investimenti“. Il Re denudato, Nicola raggiunge l’obiettivo e rilancia. I giovani, le aspettative, i risultati richiesti oltre quelli ottenuti: tutto passa dai programmi e, soprattutto, dai milioni.

Un finale (non) a sorpresa
A prescindere dai dettagli, dalla risoluzione e dalle cifre, ciò che risulta dall’evoluzione del caso Nicola è che il Cagliari come società non può che aver fallito. Inutile girarci intorno, se ancora una volta a giugno si deve ripartire da un nuovo “progetto” (virgolette non casuali) più di qualcosa è mancato. A maggior ragione se si evidenzia la contraddizione evidente del rapporto con Nicola. Un allenatore inseguito e strappato all’Empoli con anche un investimento economico oltre quello chiamato stipendio, l’idea di una relazione a medio-lungo termine, l’opzione di rinnovo per far diventare il biennale automaticamente un triennale con il raggiungimento della salvezza. E poi, una volta arrivato l’obiettivo, tornare sui propri passi e chiudere la relazione. In sostanza, qualunque possa essere il giudizio di merito sulla stagione di Nicola e sulla scelta di separarsi, la consequenzialità dei fatti non depone a favore della società e della chiarezza di idee e di visione del futuro. Con Nicola che, messo alle strette, ha rimandato la palla sul campo opposto con le parole su aspettative e realtà che hanno inchiodato la società alle proprie responsabilità. Togliendo progressivamente peso alle proprie. E a pesare non sono state solo le relazioni con il club e con alcuni giocatori della rosa – per gestione tecnica soprattutto – ma un certo carico lo ha avuto anche un futuro che con la conferma avrebbe potuto portare ad alcune conseguenze. Alcuni elementi rossoblù, infatti, sarebbero stati pronti a dire addio o comunque a chiedere di facilitare la propria cessione (Gaetano in primis). E così è arrivato il ballo del futuro, quello dell’attesa per incontrarsi nonostante il contratto in essere, quello dell’incontro a Milano preceduto dalle parole prima del vice presidente Fedele Usai e poi del capitano Leonardo Pavoletti. Le tessere del puzzle che vanno al loro posto, restituendo l’immagine del destino segnato. Con il presidente Giulini che torna protagonista, prende in mano la svolta e punta dritto verso l’addio. Le ore con Nicola da una parte e il patron con il diesse Nereo Bonato dall’altra, chiusi negli uffici milanesi della Fluorsid, sono solo l’anticamera di saluti già messi virtualmente nero su bianco. Non nati nei giorni successivi alla fine del campionato, ma quando la primavera (stagione) era appena cominciata. Che alla Primavera (squadra) tornerebbe con il nome del successore, quel Fabio Pisacane nome designato da tempo proprio da Giulini. Sempre che la notte non abbia portato consigli, al plurale non per caso, con diverse parti che starebbero spingendo sul presidente rossoblù per prendere tempo e valutare una strada diversa. Quella che porterebbe a un’incredibile sterzata, l’ennesima, e a congelare tutto per capire il da farsi. Con una domanda che cercherà una risposta nei prossimi giorni: quale sarà il destino del diesse Bonato? Se la mossa Pisacane arrivasse all’atteso compimento senza un incredibile dietrofront, ecco che in prima squadra “salirebbe” anche Roberto Muzzi, con un ruolo ancora da decifrare. Un dettaglio che vedrebbe l’uomo mercato (ma non solo) del Cagliari vicino al possibile addio. Ma questa, quasi inutile sottolinearlo, è un’altra storia.

Matteo Zizola

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