Sì, però. La sconfitta interna del Cagliari contro la Juventus per 1-0 in una Unipol Domus sold-out allunga le ombre e i rimpianti sul momento recente della squadra di Davide Nicola, ancora troppo spesso incompiuta in determinate gare e in determinati periodi di questa lunga stagione alla caccia dell’ennesima complicata salvezza in Serie A. Un bicchiere che può essere mezzo pieno e mezzo vuoto, con la tendenza tutta cagliaritana a orientare il focus quasi sempre sulla seconda opzione. Per errori, parti di gara regalate agli avversari, letture delle partite non sempre centrate e reazione tardiva o poco incisiva.
Momento
Nicola dice che nel percorso della sua squadra bisogna guardare al punto di arrivo e non alle tappe intermedie. Una frase che spesso ha ripetuto in questi mesi da tecnico del Cagliari. Tutto molto bello, però a volte bisognerebbe imparare da certi errori e dare l’impressione di poter reagire in modo differente in determinate situazioni. Perdere contro la Juventus, che nelle ultime 10 giornate, al di là dei patemi in Champions League e di un’annata non esattamente brillante, è la squadra più in palla della Serie A insieme alla Roma, ci può stare. Così però come è sacrosanto dire che con un altro atteggiamento dal primo minuto contro i bianconeri questo Cagliari aveva la grande possibilità di replicare l’ottima prova di Bergamo contro l’Atalanta. La coperta dalle parti di Asseminello però resta corta e se Nicola pensa a difendersi i suoi ragazzi vanno in apnea, mentre se la squadra cerca di proporre gioco non sempre trova con costanza e qualità la via d’attacco giusta.
Dubbi
L’1-0 subito dalla Juve lascia anche qualche dubbio sulla gestione del match fatta dallo stesso allenatore piemontese. Perché, per esempio, se la via è il centrocampo a tre, a Razvan Marin spettano solo degli spezzoni e a Matteo Prati l’ennesima panchina di una stagione che sta svalutando all’inverosimile uno dei tasselli potenzialmente più preziosi della rosa? Perché in questo Cagliari non può esserci un’alternativa di qualità alla densità e alla sostanza di Deiola o Adopo? E perché nella ripresa, nel momento migliore del Cagliari Nicola ha scelto di spostare Luvumbo che stava mandando in tilt un Weah già ammonito proprio per un intervento sullo stesso attaccante angolano? Un continuo cambiare che ha solo spezzato il ritmo di un Cagliari che senza qualità ma con frenesia e fame stava provando a tornare in partita contro i ragazzi di Motta che nella ripresa hanno pensato solo alle ripartenze. Insomma, la gara contro la Juventus ha confermato che il percorso probabilmente in questo momento dalle parti di Asseminello vale sia per la parte tecnica, oltre che a livello di carattere da parte dei giocatori che scendono in campo.
Tifosi
Dal club è un continuo dire: “i tifosi sono la nostra arma in più”. E a guardare i sacrifici fatti dai sostenitori isolani, soprattutto in trasferta, verrebbe da crederci. Viene anche da chiedersi quanto però queste parole siano poi una reale spinta per giocatori e staff, visto che solamente l’Empoli ha terminato più gare interne senza segnare (otto) rispetto al Cagliari in questa Serie A (sette). Vero, alla Unipol Domus i rossoblù hanno vinto quasi tutte le partite che dovevano vincere nella corsa salvezza, Empoli escluso. Però manca quella forza di osare un po’ di più a una squadra, e probabilmente dopo le scottature degli anni passati anche a un club, che con un’altra testa potrebbe ambire a un gioco diverso dal trovare tre squadre meno forti.
Roberto Pinna