La nostra recensione della nuova divisa scelta dal Cagliari per i 100 anni: si è scelto di virare sull’estrema innovazione. Per la nostalgia (forse) ci sarà tempo…
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“Non c’è fretta, a duxentus annus…”
Alla vigilia dell’incontro tra Cagliari e Milan, prima partita casalinga del 2020, è stata presentata la maglia per il centenario della società rossoblù. Il completo, presentato sul web alle 19.20 in omaggio all’anno di fondazione, ha subito fatto tanto discutere. Il calcio si sa, seppur in costante trasformazione, tra società ormai diventate multinazionali e tecnologia in campo e fuori, rimane legato consuetudini spesso poco fantasiose e dove bisogna inventare poco, ma che se vengono violate possono far storcere il naso alla stragrande maggioranza dei tifosi. Tra queste consuetudini ci finisce anche la celebrazione del centenario della propria squadra, con relativa maglia da collezione. La tradizione vuole infatti che i club realizzino una maglia vintage, spesso strettamente legata alla prima divisa indossata 100 anni prima, o perlomeno con stile e attenzione ai dettagli tipici di quel periodo storico. Un effetto nostalgia forse banale e poco originale, ma che non delude mai i tifosi. Ciononostante il Cagliari Calcio ha deciso di virare verso la direzione diametralmente opposta.

IL DISEGNO DI MARRAS – La divisa si presenta di colore bianco e caratterizzata da due grandi bande spennellate, entrambe per metà rosse e metà blu si incrociano senza toccarsi a metà altezza sul lato sinistro. Senza sindacare sui gusti personali di chi legge, è una maglia fortemente moderna e tutt’altro che celebrativa della propria storia, ma anzi sembra quasi proiettare la società nel futuro. Abbastanza stucchevole appare la scelta di nascondere sponsor (tutti sardi, tra parte anteriore, posteriore e maniche) e fornitore per dare un tocco vintage a una maglia che, però, vintage non lo è assolutamente. Del resto il Cagliari non pone alcun riferimento strettamente storico neanche nella descrizione, ma anzi spinge tantissimo sulla paternità del design: quell’Antonio Marras, stilista di Alghero, affermatosi con le sue realizzazioni in tutto il mondo. Una scelta altrettanto moderna e innovativa, in quanto raramente i grandi designer dell’alta moda si sono bonariamente “abbassati” alla creazione di collezioni teamwear sportive, limitandosi in genere alle divise di rappresentanza.
LA SARDITÀ CONTROVERSA – L’altra creazione di Marras, il logotipo per la celebrazione del centenario del Cagliari, è altro fattore di innovazione: semplice nella sua fattura, rimane moderno e inusuale per un simbolo sportivo. Esso, più originale di tanti altri – si veda quello della Lazio per i 120 anni, della Salernitana e del Parma nell’ultimo biennio, o nel passato della Juventus e così via per tanti altri loghi per il centenario – dà però l’impressione di essere più adatto a un poster o un francobollo e quindi a maggior ragione stona sulla maglia racchiuso nel rettangolo, quasi a mo’ di corpo estraneo sulla divisa. L’altro aspetto controverso nella sardità di Marras e della sua maglia è la presenza di una croce, presumibilmente facente riferimento alla bandiera sarda (ma non dichiarata esplicitamente), e con l’assenza delle teste di moro, annullando quindi perlomeno l’effetto di “maglia bandiera”. In effetti sarebbe potuto essere un richiamo velato alla maglia away 1995-96 (unica nella storia rossoblù con una croce), ma sarebbe stata troppo una maglia richiamante (involontariamente a questo punto) il passato.

IL BIANCO ICONA DELLO SCUDETTO – Da dove nasce questa scelta “rivoluzionaria” del 2020? Impossibile dirlo con certezza, ma sicuramente nell’aprile 2017 la società di Giulini presentò delle riproduzioni fedeli della storica maglia della stagione 1969-70, quella dello Scudetto. Scelta condivisibile, anche se “bruciarsi” quella soluzione per un “banale” 47esimo anniversario fece discutere, tanto da chiedersi cosa ci si sarebbe inventati per il centenario. Giusto non accentrare il centenario soltanto su un lustro, quello glorioso di Riva e compagni, però è un fatto che quest’anno ricorrano anche i 50 anni dallo Scudetto, altra cifra tonda. Quel design poi, seppur con modifiche e riammodernamenti, da seconda diventò addirittura la prima maglia fino all’alba dell’era Ranieri: un suo utilizzo sarebbe stato una scelta sicura per via della sua iconicità intrinseca, e quindi un’ottima “comfort zone” che non avrebbe lasciato scontenti i tifosi. La scelta di realizzarla tre stagioni prima, tra l’altro per una sola partita, fu un caso unico di spoiler nel mondo feticista delle maglie da calcio e dei fanatici collezionisti.
LE ALTERNATIVE “A COLORI” – L’altra facile soluzione sarebbe stata una generica maglia a quarti rossoblù, la tradizionale del Cagliari, che pur non richiamando un periodo specifico – ma realizzata con una fattura old style – avrebbe richiamato di sicuro almeno 50 anni di storia della società. Questa strada venne percorsa purtroppo nella primavera 2018, quando fu presentata una maglia che teoricamente avrebbe dovuto ricordare la stagione 1964-65 (la prima in Serie A), però sbagliata nella riproduzione dei dettagli, peraltro velocemente liquidata a una foto di gruppo in quel di San Siro prima dell’inglorioso match perso dalla banda Lopez contro l’Inter. Un’altra alternativa, date per inutilizzabili le due di cui sopra, poteva essere rifugiarsi nel classico vintage dei primi del ‘900 e ripescare tra le diverse divise dei primi dieci anni di storia: dalla celeberrima nerazzurra, spesso erroneamente citata come prima maglia di sempre ma che in realtà durò solo per 1000 giorni dal 1925, alla prima versione in rossoblù del ‘21 (interamente rossa e il blu relegato ai calzoncini) oppure nella variante a strisce orizzontali (1923-24), fino a dei camici del dottor Fichera stilizzati. Questo però avrebbe richiesto forse un’intera collezione e quindi sarebbe dovuto essere un progetto di più ampio respiro per tutta la stagione.

AL PORTAFOGLIO DEI TIFOSI L’ARDUA SENTENZA – Il Cagliari, da più parti elogiato per un cambio di passo sul fronte commerciale e del marketing con l’avvento di Giulini, appare quindi scivolato sotto l’aspetto della maglia da gioco, pagando scelte forse troppo istintive e a corto raggio, ancor più sorprendenti con il centenario dietro l’angolo. Tutto ciò ha obbligato ad accantonare la nostalgia e a dover virare tutto sull’Operazione Marras, dando carta bianca all’artista nella speranza che la sardità, un po’ troppo spesso celata a dire il vero, salvasse tutta l’opera, ma che dalle prime impressioni e dai primi commenti del web non sembra aver fatto totalmente breccia nei cuori dei tifosi rossoblù. Ovviamente solo i riscontri agli store diranno se la maglia alla fine sarà stata apprezzata. Certo, riuscire a vendere a 150 euro una maglia discussa, il cui costo industriale è decisamente ben inferiore, è senza dubbio una grande operazione di marketing, ma non è certo un “problema” solo del Cagliari ma di tutte le divise sportive, a qualunque latitudine. Magari le vittorie aiuteranno in questo senso (ricordate la contestata maglia verde militare?), sebbene l’esordio contro il Milan non sia stato certo esaltante. Di sicuro chi aspettava il 2020 per fare un tuffo nel passato è rimasto deluso: “A atrus cent’annus”, tifosi rossoblù.
Francesco Aresu (ha collaborato Ivan Sarritzu)