Quella appena conclusa è stata per la Dinamo Sassari una stagione lunga, faticosa, ma positiva. Iniziata per il secondo anno di fila non nel migliore dei modi, causa infortuni e non solo, ma che ancora una volta è finita con l’arrivo tra le prime quattro squadre d’Italia. Un risultato importante per i biancoblù, frutto soprattutto di un gruppo in cui tutti gli elementi si sono trasformati in potenziali protagonisti. Di seguito il nostro pagellone di fine anno.
Dowe: 8. Quando è stato scelto in estate si sapeva cosa la Dinamo poteva aver fatto un gran colpo. In grado di coprire gli spot di uno e due, una combo-guard fisica e capace di creare per sé e per gli altri, un giocatore senza paura di fronte al cronometro che scorre. L’infortunio alla seconda di campionato contro Verona e le difficoltà nel capire il proprio ruolo al ritorno sul parquet dopo oltre due mesi d’assenza, sembravano poter allontanare addirittura il giocatore dall’Isola. Poi però qualcosa è cambiato, a partire dal rapporto sempre più stretto con Bucchi e con il suo staff, bravi ad aspettarlo e a riconquistarlo. Perché da allora è cambiata definitivamente anche la stagione di Sassari. Con il numero 5 che si è trasformato in quel giocatore totale, soprattutto offensivamente, che in tanti aspettavano. Tanto da essere tra i nomi per il titolo di Mvp, con un rendimento che è stato di alto livello anche nella fase più calda della stagione, in dei playoff in cui Venezia, ma anche Milano, lo hanno più che sofferto. Una sorta di acquisto in corso d’opera che ha fatto la differenza, e che ora Sassari spera di rivedere.
Kruslin: 7,5. È stata la stagione del riscatto per il croato. Quella non solo giocata meglio su ambo i lati del campo, ma anche quella in cui più appassionati si sono ricreduti, riconoscendo la sua importanza per i conti del Banco. Il temperamento è stata la scintilla, la fiducia il fuoco definitivo che ha permesso al giocatore di diventare prima fondamentale sul lato difensivo e poi avere confidenza e spazio in attacco, soprattutto dall’arco. Tra i migliori difensori dell’intero campionato, 50% da tre in regular season ma specialmente un legame sempre più forte con la piazza. Motivo per cui non sarebbe così strano vederlo in biancoblù anche il prossimo anno.
Jones: 6,5. Il più grande “what if” della stagione biancoblù. Per lui Sassari era una nuova sfida dopo anni in Turchia da co-protagonista in un roster profondo e con diverse responsabilità, aspetto che si è notato nelle prime uscite in rapporto alla gestione dei falli. Sono stati però gli infortuni a caratterizzare la sua annata, dal precampionato fino al suo termine, con un problema poco oltre la metà della stagione regolare che ne ha minato una condizione che sembrava in crescendo. Le prove a Malaga sul campo dell’Unicaja, contro Napoli, e con Venezia in gara 2 e gara 3 dei playoff hanno reso ulteriormente chiaro quanto i suoi polpastrelli – ma anche le capacità difensive e atletiche – potessero essere impattanti per la Dinamo. La continuità di condizione e prestazione sono state però un avversario duro da superare.
Bendzius: 7,5. La scorsa stagione si era chiusa con il rinnovo contrattuale fino al 2025, questa si chiude con la consapevolezza dell’importanza del lituano nello scacchiere sassarese. Perché i numeri tra punti, rimbalzi e percentuali da tre si saranno pure abbassati, ma il minutaggio è rimasto sempre alto nel corso della stagione in cui non è stato mai assente. L’arrivo di Stephens ha contribuito a ridargli più responsabilità e spazi – soprattutto sul perimetro. Con Sassari che anche per questo quando ha avuto bisogno spesso è andata da lui per trovare le risposte definitive in gare complesse. Nei playoff alle difficoltà ha risposto con sacrificio, soprattutto in difesa, prima di provare a condurre l’assalto a Milano in gara due. Ormai è un leader, un punto fermo per l’ambiente biancoblù e anche nella prossima annata continuerà a esserlo.
Stephens: 7,5. Il giocatore che ha dato la svolta alla stagione sassarese, prima di ogni altro segnale da chi c’era già. Come spesso accade i numeri non spiegano tutto. L’ex Igokea è stata una delle scelte migliori che il Gm Pasquini e coach Bucchi potessero fare per rimettere in condizione la squadra di esprimersi appieno. Ha portato positività ed energia, ma soprattutto esplicitato il concetto che Bucchi ha ricordato anche nella sua ultima sala stampa della stagione: il gruppo viene prima di tutto. Su e giù per il campo continuamente per i giochi a due con i compagni, aggressivo sui giochi blocchi avversari, reattivo a rimbalzo offensivo. Sassari a volte ha pagato, come è normale che sia, le sue caratteristiche di lungo atipico. Non è un campione, ma un giocatore capace di alzare il livello della squadra e questo per un allenatore e per uno spogliatoio è un bene più che prezioso.
Robinson: 6,5. Non è stato lo stesso giocatore della passata stagione. Ma come nel 2021-2022, quando ha potuto far girare le gambe nella maniera più incessante ha sempre fatto male agli avversari, di far canestro o di farlo fare agli altri. Qualcosa che gli permette di farsi perdonare qualche amnesia difensiva vista più che altro nel corso di una stagione regolare caratterizzata da problemi fisici che come Jones l’hanno profondamente condizionato. Con il passare delle gare e complice un nuovo equilibrio della squadra, nella fase finale di stagione ha cominciato a partire dalla panchina, rispondendo bene a quello che poteva essere avvertito come un passo indietro nelle gerarchie.
Gentile: 6,5. Una stagione di alti e bassi, vittima anche lui di condizioni di salute non perfette e che per lungo tempo gli hanno tolto sicurezze e fiato. Se la squadra è cresciuta nel corso dei mesi è anche merito suo. I passaggi a vuoto ci sono stati, ma l’impegno e la personalità non sono mai mancati sia in difesa, che soprattutto in attacco, con Diop che ha spesso approfittato delle sue letture per avere più continuità offensiva. Dopo gli addii di Devecchi e Chessa sarà lui il simbolo di appartenenza ai colori sassaresi. Una responsabilità pesante, che il nativo di Maddaloni dovrà provare a far propria.
Raspino: 7. Se a Jones si guarda con un po’ di rammarico, all’ex Stella Azzurra si guarda con gli occhi della sorpresa positiva. Arrivato per dare una mano nel pre-campionato si è guadagnato presto la conferma e la stima dei compagni e dello staff. Tanto lavoro silenzioso e una buona dose di spirito di sacrificio sono stati importanti per farsi trovare pronto nei momenti in cui è stato chiamato in causa, come quando contro Varese è riuscito a mettere i bastoni tra le ruote a Colbey Ross, eletto poco tempo dopo Mvp del campionato. Prove che gli hanno consentito di avere spazio importante anche nei playoff. Finendo per conquistare anche l’affetto dei tifosi. Chapeau.
Treier: 6,5. Non è stata una stagione semplice per l’estone. L’infortunio grave al gomito, l’Europeo saltato, il rientro in corso di campionato, una condizione da ritrovare così come la fiducia nei propri mezzi. Nei playoff però si è tornata a vedere quella crescita già evidenziata nel finale della passata annata. Solidità e durezza, ma anche una mano più che educata si sono nuovamente fatti notare sia contro Venezia che contro Milano, con canestri pesanti soprattutto nella serie contro i Lagunari. Un segnale positivo per la prossima stagione, in cui l’ex Ravenna dovrà porsi l’obiettivo di essere più continuo.
Diop: 8. Il Leone della Teranga ha imparato a ruggire forte. Nella prima parte di stagione erano arrivati i segnali – vedasi la prima partita con la Virtus Bologna – nella seconda il nativo di Rufisque è diventato il giocatore biancoblù in grado di cambiare ritmo ed energia della squadra appena messo piede sul parquet. Il lavoro è stato prima mentale e poi sul piano del gioco. Perché i miglioramenti evidenti sul parquet, sono stati figli di un lavoro che ha permesso al numero 25 di imparare ad andare oltre gli errori e rimanere in partita malgrado gli inceppi. Sassari così si è ritrovata un lungo mobile, ma forte fisicamente. Capace di aggredire la profondità dell’area, di lavorare spalle a canestro senza accontentarsi, di affrontare l’avversario senza timori. Il premio di Most Improved Player è stato più che meritato, come confermato da dei playoff giocati da protagonista assoluto. Il contratto e le sue parole dicono che anche l’anno prossimo vestirà il biancoblù. Ma non è improbabile che qualcuno provi a portarlo via da una Sassari che ha dimostrato di volergli bene.
Gandini: 7. Minuti pochi, pochissimi, soprattutto a inizio stagione causa infortuni altrui. Ma l’importanza è tanta, tantissima. Colonna silenziosa di uno spogliatoio che è stata la chiave per la risalita sassarese.
Chessa: 10. Ha annunciato con discrezione un ritiro che in tanti non si aspettavano. Dopo una stagione in cui più volte ha giocato minuti importanti, portando al mulino biancoblù punti pesanti sfruttando la specialità della casa del tiro da tre. Uno degli esempi che il gruppo ha seguito per essere all’altezza della situazione. Dalla Dinamo alla Dinamo. Uno Scudetto, una Supercoppa e due Coppa Italia, in una carriera che ha visto passaggi importanti in piazze importanti come Biella, Roma e Napoli e anche la maglia della Nazionale. Trofei e traguardi che rendono onore a uno dei talenti più cristallini del basket isolano, non solo degli ultimi anni.
Devecchi: 10. Più di un simbolo, più di una bandiera. Devecchi è stato un pezzo della Dinamo Sassari, diventando l’uomo ideale in grado di incarnare i valori che prima la parte conclusiva della gestione Mele e poi l’era Sardara hanno voluto dare alla società. Trasformandosi da ministro della Difesa, a presidente della Repubblica biancoblù. Le gambe non funzionano più come un tempo, ma Bucchi ha potuto contare su di lui anche in questa annata nonostante alcuni problemi fisici. Ora si apre una nuova fase, una nuova vita, sempre in quella società che è diventata casa. Un nuovo viaggio, che si spera sia bello quanto quello lungo più di diciassette anni e 800 partite.
Coach Piero Bucchi: 8. Diop più volte ha parlato di lui come un uomo diretto, senza difficoltà a dire le cose chiaramente. Allora è giusto dire, senza mezzi termini, che il motivo per cui Sassari è riuscita a confermarsi è soprattutto suo. Perché senza la sua mano sarebbe stato più che difficile confermarsi ancora tra le prime quattro squadre in Italia. Il campionato ha alzato il proprio livello, le difficoltà per i biancoblù sono state più di tante, ma la bussola non ha mai perso la capacità di tracciare la rotta giusta per arrivare a destinazione. Riuscendo a mettere prima di tutto il gruppo, a correggere in corsa ciò che non andava, a non scomporsi davanti agli obiettivi mancati, a usare bastone e carota per avere il meglio dai suoi giocatori. Sassari ripartirà ancora da lui ed è un primo passo fondamentale per guardare al futuro con fiducia.
Matteo Cardia