Una serie di “quadretti” di calciatori del passato cagliaritano e non solo, a cura di Nino Nonnis.
Ci sono stati tanti Pilleri nel calcio, che per di più si chiamano Efisio. Quello di cui parlo è il Pilleri famoso per la sua militanza nel Psd’Az. Quando era sardo e anche d’azione, grazie anche a lui. Tecnica non irreprensibile, fisico non perfetto, stile di corsa misterioso, elevazione tarchiata, dribbling inesistente, stop con airbag incorporata. Un cambone quindi? Neanche per idea. Un grande mistero tecnico: come da una somma di elementi negativi possa sortire un giocatore estremamente efficace. Anche sin troppo, come possono testimoniare molti attaccanti che non riuscivano a capire cosa potessero avergli fatto. Un’entrata con Efisio era una domanda di ricovero urgente. Andando bene ti assicurava di riposare fuori campo per almeno cinque minuti. Grande personalità, in campo riusciva a far rendere al meglio anche qualche compagno ciapuzzo irrimediabile. Sarebbe potuto diventare un grande allenatore, un grande motivatore, molto meglio della Ferragni, se la politica non lo avesse entusiasmato sino alla sublimazione.
Sono stati scritti studi, romanzi, che trattano della natura umana e della sua divaricazione tra il bene e il male, tra dottor Jekyll e Mister Hyde. Efisio è una dimostrazione che non sono fantasie romanzesche o invenzioni da film di tensione. Chiunque lo abbia conosciuto in privato e l’abbia visto in campo può testimoniare lo stupore. Com’è possibile in una stessa persona una dicotomia così vistosa, così divergente? Assenza di un cromosoma? Io spero che questa sia la spiegazione. Perché Efisio è uno e doppio. Appena si mette la maglietta e le scarpette coi tacchetti diventa un altro, riconoscibile solo per via del tesserino. Uso il tempo presente perché gli succederebbe anche al giorno d’oggi. Giocava difensore ed è famoso perché nessun attaccante è mai riuscito a superarlo, restando in piedi intendo. Il suo idolo è stato Miguel Longo, a cui somigliava nel tackle. Tante sono state le sue vittime illustri, la più famosa delle quali è stata Niccolai, sì, avete letto giusto, il giocatore del Cagliari dello scudetto, il campione del mondo. Che ebbe uno scontro con lui su un pallone banale, che tenne fermo per un paio di mesi Comunardo, a cui fu detto che era stato fortunato.
Due suoi fratelli sono stati discreti giocatori, Pierluigi attaccante, l’atro Mauro centrocampista, entrambi per fortuna del gioco corretti, mai fallosi e anche tecnici. Anche la madre non sapeva perché Efisio fosse venuto su così e si è sempre chiesta in che cosa avesse sbagliato. Se chiedete a lui cadrà dalle nuvole, dovete dirgli subito che parlate di lui, altrimenti penserà sinceramente che stiate accennando a qualcun altro. Non pretendetegli gesti tecnici, lanci di 30 metri, quando li tenta si tratta sempre di rilanci a casaccio. Nessuno ha mai dettato un passaggio con lui, di uno due manco a parlarne, però rendeva, aveva un grande senso della posizione e dell’equilibrio degli avversari.
Ha contribuito, anche se nessuno gliel’ha mai riconosciuto all’evoluzione del calcio moderno, che si è liberato della staticità dei ruoli. Molti centravanti d’area diventavano con lui di movimento, molte ali si trasformavano in tornanti, anche se poi non tornavano più avanti. Se lo conoscerete penserete che io sia un bugiardo, un amplificatore, vi capisco, succede anche a me, solo che io l’ho visto giocare.
Nino Nonnis