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Il calcio che fu | Pierpaolo Farci

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Una serie di “quadretti” di calciatori del passato cagliaritano e non solo, a cura di Nino Nonnis.

Fisico alto, asciutto, dotato di buon atletismo e tecnica, quella che non si mette al servizio di se stessa. In più corretto, che è lo stile dell’uomo. Più ne delineo le doti positive e più apro una curiosità: stai parlando di uno che non ha mai giocato in serie C. È vero, me lo chiederei anch’io se non sapessi i retroscena, che non sono mie congetture.

In merito a queste doti, che tutti gli riconoscono, si interessò a lui tra le altre una buona società di serie B, il Benevento. I contatti avvennero telefonicamente, col presidente stesso della squadra campana. Fortuna che l’ho registrato:

– Buongiorno, il signor Farci?

– Sono a posto.

– In che senso?

– Se mi deve proporre qualche acquisto, le dico subito… sa, ho un amico, Morgante che mi aspetta…

– Non le farò perdere tempo, niente di tutto ciò. Sono il presidente del Benevento calcio, squadra che lei conoscerà certamente. Abbiamo rischiato di finire in A.

– Certo, l’ho saputo, me ne ha parlato anche Morgante, mi dica.

– Siamo interessati a usufruire delle sue prestazioni, un nostro informatore ce lo ha segnalato caldamente.

– La cosa non può che farmi piacere. Sono onorato anzi. Ne parlerò col mio procuratore, il signor Morgante.

– Per carità non voglio procuratori di mezzo.

– La capisco. Allora però devo informarla di qualche mia esigenza.

– Dica, saremmo contenti di venirle incontro. Capisco, trasferirsi in continente, come dite, voi sardi siete un po’ particolari.

– No, guardi quello è mio fratello Rossano. Lui se un ristorante non ha acqua sarda, cambia ristorante.

– Ah, ah, curioso. Lei non ha queste fisime penso.

– Ho avuto solo il morbillo, da piccolo.

– Simpatico anche. Mi dica allora, quali sono queste sue esigenze, è sposato?

– Non ancora. Io a gennaio mi prendo sempre due settimane di vacanza sulla neve.

– È uno sciatore?

– In quelle due settimane sì. E verso aprile mi dedico anche al surf.

– Altro?

– Faccio un po’ di tennis per dirla tutta. Di solito il venerdì.

Quel presidente chiuse educatamente pensando di avere sbagliato numero. Non so se il caso sia stato isolato. Pierpaolo non scherzava, per lui era un discorso normale, è sempre stato uno che si allenava giocando la domenica, durante la settimana faceva di tutto per non pensarci, riuscendovi. Con tutto ciò è riuscito ad emergere evitando lo stress e privilegiando gli amici, anche quelli che erano compagni di squadra. E devo dire che non ha rimpianti, si è tolto grandi soddisfazioni, che ancora si gode e tante ne ha negato ai suoi avversari. Ognuno fa i propri consuntivi.

Ancora adesso elargisce la sua tecnica, con naturalezza, attento non a uno smarcamento o a una diagonale, ma alle situazioni che potremmo chiamare di cricca. Si diverte di più per uno stop sbagliato o un tunnel irriverente che per una azione lineare e scontata. In questo si è assicurato una carriera lunghissima e grandi soddisfazioni. Che trovano la loro sublimazione nelle cene post partita con gli amici, quelli di sempre che diventano per sempre.

Non pensano al calendario e alla squadra che affronteranno, alle rivincite, agli schemi, ma al ristorante dove andranno, dove tutto per loro ci sarà un cameriere che avrà il compito di portare le birre, su e giù tutta la sera attento a non lasciare tempi morti. Lo fanno anche al mio paese, dove non si dice “Cosse’ atti una birra!”, ma “Cosse’, atti una cascia e birra e un odale po l’abberre”.  La sfiga è che si paga tutti insieme, anche quando c’è Dasara.

Nino Nonnis

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