Una serie di “quadretti” di calciatori del passato cagliaritano e non solo, a cura di Nino Nonnis.
Un campione vero.
Di Virdis ricevevo puntuali notizie da mio padre. Era amico di Pietrinu Ilde, pronunciato in sardo, padre del giocatore. Mi sembra di ricordare che fossero stati anche compagni di collegio.
Appena mio padre gli diceva “ite novas?” gli rispondeva con un rapporto dettagliato sul giovane figlio calciatore, che aveva sette anni, nove anni, dodici anni e già faceva sfracelli e se segnava solo due gol aveva deluso.
Uno dei miei fratelli aveva la stessa età, fedale, giocava terzino e mediano, ma mio padre non aveva rapporti su di lui con cui contraccambiare.
Giocava nei Vigili urbani, squadra a quei tempi molto forte, e da lì prese il volo insieme a Paoletto Medda, mezzala, anzi pare che la prima scelta fosse stata Medda. Andarono alla Nuorese, in serie D, quella di allora, una buona serie C di adesso. Pietro Paolo iniziò come riserva di Frieri, che si può considerare come Lepri per la Torres e Riva per il Cagliari, un pezzo di storia. Si infortunò e Pedre Paule lo sostituì, in tutti i sensi, facendo presagire sensi ulteriori.
Il Cagliari li comprò entrambi, ma questa volta Medda fu la seconda scelta. Il resto è storia nota a tutti. Mio padre mi spiegò diversamente il trasferimento alla Juve. Aveva tergiversato a lungo per una promessa fatta al padre, che l’aveva avvertito di prendersi le dovute sicurezze col contratto, visto una sua precedente esperienza.
La Juve quando perse Bettega per infortunio, disperò di vincere lo scudetto come era successo al Cagliari con Riva. Entrò Virdis. E l’assenza di Bettega non si sentì per niente. Ulteriore dimostrazione dell’inarrivabilità di Rombo di tuono, anche quando non gioca.
Virdis è del mio paese, ho fatto un doppio tifo per lui, e mi ha ripagato abbondantemente. Era l’unica volta in cui quando dicevo di essere di Sindia sembrava una smargiassata. Come se pretendessi che da quelle parti fossimo tutti goleador. Sono anch’io di Sindia dicevo, e sembrava che stessi dicendo che ero de Kansas City o de Roma.
Il difetto di Pedre Paule Ilde è che dava l’idea di scarso impegno: superava l’uomo passeggiando, segnava di testa senza saltare, voleva chissà perché dirigere sempre lui il traffico, senza muoversi.
Nino Nonnis