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Il Calcio che fu | Victor Ugo Arba

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Una serie di “quadretti” di calciatori del passato cagliaritano e non solo, a cura di Nino Nonnis.

Questo ritratto l’avevo già scritto, lo riprendo senza cambiare troppo, dico solo che adesso è in pensione. È uno di quei giocatori che rimangono impressi, perché aveva una caratteristica rara, soprattutto per quei tempi: era un’anima longa, e qualcuno infatti lo chiamava così. Appena dici, per menzionarlo, quello alto alto che giocava a centrocampo tutti se ne ricordano, solo qualcuno del Binaghi (che piglianculo che sono, ma solo con i sani, da quelle parti) lo confonde con Mariano Fresu, altro bel giocatore che in effetti un po’ gli somiglia, in verticale.
Vito, come lo chiamano a Carloforte per risparmiare tempo, è uno di quei giocatori che potevano fare carriera se solo avesse avuto un po’ di cattiveria e avesse fatto di tutto per pretendere maggior fortuna. Purtroppo quando è finito all’Arbus, che allora era già un buon punto d’arrivo, Puppo Gorini, l’allenatore, lo ha impiegato da stopper perché gli serviva una torre al centro di una difesa di bassotti. E Vito, un centrocampista per doti tecniche, che non aveva grande tackle e di testa la prendeva solo se gliela appoggiavano sopra con le mani, decise dopo un paio di partite che era meglio dedicarsi anima e corpo all’esame di microbiologia, pur se marcato dal grintoso prof. Spanedda.

Era una mezzala naturale, grandi fondamentali, buon passo e buon senso tattico. Aveva anche un gran tiro. Purtroppo per lui a quei tempi andavano i tipi alla Bogazzi e Carletto Hellies, quelli che se avessero avuto venti centimetri in più… non era vero niente, Victor Ugo li aveva, anche di più, eppure… ma forse Puppo Gorini ha fatto bene a impiegarlo male, meglio un ottimo medico garantito che un calciatore pieno di promesse. Difetto che aveva: era innamorato del tunnel e lo tentava sino a che non gli riusciva. Una volta chiedemmo all’avversario di lasciarselo fare, magari a centrocampo, per continuare a giocare. Adesso ha la pancetta e le ginocchia che l’usura dei campi in terra battuta ti consegna e un’età in cui il calcio è solo un amore e ormai un ricordo. Scopre tra i mali del secolo i menischi e le talloniti, e invece di fare goal fa salvataggi sulla linea di porta. A me ha permesso di fumare tranquillo sino a quando ho smesso, tanto ero in buone mani, mi avrebbe curato lui.

Nino Nonnis

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