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Le Pagelle | Cagliari: Nandez fa vedere le streghe, Ceppitelli e Carboni soffrono

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I nostri giudizi sulla partita vinta dal Cagliari a Benevento.

Cragno 7: in quella Benevento dove il suo riscatto si è compiuto dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, di essere un portiere di sicuro affidamento. Punto di forza il senso della posizione, il resto è puro istinto. Ne sanno qualcosa Schiattarella e Caprari, se il risultato non prende una piega negativa è tutto merito suo.
Ceppitelli 5: in una gara dall’importanza estrema un giocatore della sua esperienza non può e non deve commettere un errore come quello che porta al pareggio avversario. Palla regalata a Caprari e inerzia che cambia da quel momento in poi. Nella ripresa migliora, ma non basta a raggiungere la sufficienza.
Godín 7,5: unico vero baluardo di una difesa spesso in difficoltà, di testa è una sicurezza e tiene duro su Lapadula che, infatti, va a cercare fortuna altrove. Nella ripresa vince definitivamente la guerra sia a terra che in cielo.
Carboni 5: soffre quando puntato in velocità, l’antipasto è l’incursione di Hetemaj che porta al tiro di Barba, la conferma la scelta di Lapadula di cercare lui come avversario diretto. È anche stranamente distratto nei dettagli. Viene sacrificato sull’altare della difesa a 4 della ripresa.
Dal 46′ Zappa 7: è il cambio che modifica il copione di una gara che si era messa in salita. Attento in difesa, importantissimo in attacco. Concentrato come non mai, l’asse con Nández è la chiave per aprire il Benevento.
Nández 7,5: da esterno a tutta fascia soffre e lo conferma anche contro le streghe. Non aiuta Ceppitelli quanto dovrebbe, non incide in fase offensiva quanto potrebbe. Poi, ironia della sorte, appena messo nel suo ruolo torna a essere quel trottolino devastante che spacca le partite. Due assist, spina nel fianco della difesa sannita, se facesse sempre la scelta giusta sarebbe anche da 9.
Marin 6: primo tempo in cui gioca prevalentemente a nascondino, sparendo spesso e volentieri dal gioco e anche dalla fase di filtro. Certo, c’è l’assist per l’immediato vantaggio, ma ormai da lui ci si aspetta qualcosa in più. Quel qualcosa in più che arriva nella ripresa, perché anche se poco appariscente è bravo a congelare il pallone e a raffreddare i ritmi quando necessario.
Dall’89’ Rugani SV: pochi minuti per portare in porto la vittoria.
Deiola 6: da punto di forza della rivoluzione a falla del centrocampo. Accorcia poco e male, non compensa con la solita gamba davanti alla difesa. Quando la squadra cambia fisionomia anche la sua gara cambia, aumentando peso specifico e precisione.
Dall’89’ Duncan 6: giusto il tempo di mettere con intelligenza il pallone in verticale su Nández aprendo l’azione del tre a uno.
Nainggolan 6: parte bene, anzi meglio. Piano piano però si fa trascinare dalla voglia del Benevento di metterla più sui nervi che su altro, il Ninja si lascia coinvolgere perdendo lucidità e passando più tempo a discutere con avversari e Doveri che a incidere in campo. Poi, come un diesel vecchio stampo, cresce nuovamente alla distanza tenendo compatta la squadra e dando quel tocco di mentalità che serviva.
Lykogiannis 7: il gol è una perla di sinistro che potrebbe indirizzare la partita su binari diversi da quelli che effettivamente prende. Come i compagni, anche lui lascia per strada la lucidità con il passare dei minuti, perdendo anche in qualità. Poi da terzino torna a essere efficace e una sua chiusura in apertura di secondo tempo vale mezzo punto in più.
Dal 76′ Asamoah 5,5: deve mettere la sua esperienza al servizio della truppa, ma il rischio che corre sul rigore poi tolto dal VAR è davvero troppo grande. Chiaro ed evidente errore suo più che di Doveri, va detto.
Joao Pedro 6,5: non si vede mai. Nonostante lo stop di Napoli, primo della stagione, non torna tirato a lucido ma piuttosto fuori da gioco e battaglia. Poi spostato a sinistra da regista offensivo si sveglia e regala ciò che serve, intelligenza tattica e controllo del gioco senza abboccare al ritmo nervoso che il Benevento vuole imporre. Capitano vero.
Pavoletti 6,5: gomiti e niente altro finché arriva il pallone giusto e lui, che contro il Benevento è abituato, salta e lo mette alle spalle di Montipò. Di nuovo il gol salvezza ha il timbro della sua fronte, uomo simbolo del cambio in panchina.
Dal 95′ Cerri SV: passerella prima del fischio finale.
Semplici 7: non si può sapere se sia per sua scelta o perché i giocatori in campo non hanno la giusta freddezza, ma la sua squadra fa esattamente la partita che il Benevento vuole che faccia. Nervosa, poco propensa alla costruzione e alla pazienza, classica gara di chi piuttosto che rischiare per vincere cerca di portare a casa la non sconfitta. Poi decide che è più importante affondare che rischiare di essere affondati e con un cambio stravolge l’inerzia tattica e tecnica della partita. Vittoria sua, salvezza quasi in porto altrettanto sua. Chapeau.

Matteo Zizola 

 
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