In vista del match Como-Cagliari, valido per la 36ª giornata di campionato in programma sabato 10 maggio alle ore 15:00, per la rubrica “Quel giorno io c’ero” abbiamo intervistato Massimo Rastelli. Ex attaccante del Como nella stagione 2003-04 e allenatore del Cagliari dal 2015 al 2017, Rastelli ha guidato i rossoblù alla vittoria del campionato di Serie B, riportandoli in Serie A al termine della sua prima stagione sulla panchina sarda.
Massimo, partiamo dal 9 novembre 2003, 13ª giornata del campionato di Serie B: Como-Cagliari. Lei era in campo da titolare con la maglia del Como. È passato molto tempo, ma che ricordo conserva di quella partita?
“Sono passati parecchi anni, Il Cagliari era una squadra lanciata verso la Serie A. Era una formazione costruita proprio per salire di categoria – e infatti, a fine stagione, fu promossa. In panchina c’era Ventura. Una squadra davvero forte. Noi, dal canto nostro, avevamo buone individualità, ma eravamo in un momento molto difficile a livello societario. Era il periodo della transizione: Preziosi aveva lasciato il Como per acquistare il Genoa, e la società era passata ad altri proprietari. Questo cambiamento si fece sentire, e ci fu sicuramente un contraccolpo. Facemmo fatica per tutta la stagione, e alla fine retrocedemmo. Il Cagliari disputò una gran partita e vinse 3-1″.
Sabato si gioca Como-Cagliari, che tipo di match si aspetta dalle due squadre?
“Credo sarà una gara molto aperta, anche perché il Como è praticamente salvo, e il Cagliari, pur non essendolo ancora matematicamente, lo è virtualmente. Mi aspetto una partita giocata con serenità da entrambe le squadre, libere di cercare i tre punti senza troppe pressioni. Il Como è in grande crescita, ha disputato un girone di ritorno importante e cerca sempre di fare la partita, mantenendo il controllo del gioco. Dall’altra parte, il Cagliari arriva da una buona prestazione a Verona e ha dimostrato di sapersi esprimere con qualità. Penso possa venirne fuori una bella sfida, in cui entrambe cercheranno di superarsi”.
Quali giocatori ritiene possano essere decisivi nella sfida tra Como e Cagliari? Chi, secondo lei, potrebbe fare la differenza nelle due squadre?
“All’interno di ogni squadra ci sono sempre quei giocatori che fanno la differenza, ma da allenatore — e credo che su questo siano d’accordo anche i tecnici di Como e Cagliari — è l’intero collettivo a dover funzionare. È il contesto che permette alle individualità di emergere. Questo vale per entrambe le squadre: senza una struttura solida, non si possono raggiungere gli obiettivi prefissati a inizio stagione. Il Cagliari, ad esempio, ha visto crescere molto diversi giocatori nel corso dell’anno: da Zortea a Piccoli, fino ad Adopo. Anche Zappa ha mostrato una notevole evoluzione. Luperto e Mina hanno portato grande esperienza e dato solidità al reparto difensivo, così come Palomino, che nel finale di stagione ha saputo farsi trovare pronto sostituendo chi era fuori per infortunio. Viola, che ogni volta che è stato chiamato in causa ha sempre garantito un apporto importante. Il Como, dal canto suo, è una squadra che gioca bene, con talento e idee. Ha diversi giovani interessanti, come Paz, Strefezza e Diao — che purtroppo si è infortunato — ma che, fino a quel momento, stava offrendo un contributo prezioso”.
Ha menzionato Roberto Piccoli: da ex attaccante, come valuta la stagione del classe 2001 con la maglia dei rossoblù?
“Ha fatto una stagione molto positiva, avendo la possibilità di giocare con continuità. Quando si ha questa opportunità, e se la si merita, si cresce, si accumulano esperienze e si aumentano le possibilità di segnare. Ha preso su di sé gran parte del peso offensivo e ha dimostrato di essere un attaccante di straordinaria affidabilità. Il ragazzo è ancora molto giovane, quindi ha ancora ampi margini di miglioramento. È stata una stagione importante per lui, che ha dimostrato di poter competere ad alti livelli in Serie A”.
Che impressione le hanno fatto Davide Nicola alla guida del Cagliari e Cesc Fabregas come tecnico del Como? Cosa pensa del loro lavoro e dell’impronta che stanno dando alle rispettive squadre?
“Davide ha intrapreso un percorso prendendo in mano la squadra all’inizio della stagione, con l’obiettivo di ottenere una salvezza tranquilla. Ha fatto crescere molti giocatori e ha affrontato momenti difficili, riuscendo comunque a superarli. Quando c’è una crescita della squadra e, soprattutto, un progresso individuale, significa che l’allenatore ha fatto un buon lavoro. E, naturalmente, c’è il risultato, che alla fine è la cosa più importante. Lo stesso vale per il Como di Fabregas, che ha una precisa identità e un proprio modo di vedere il calcio. La sua mentalità è quella di una squadra che vuole sempre giocarsela, cercando di imporre il proprio gioco, indipendentemente dall’avversario. Naturalmente, questo tipo di mentalità è stata promossa anche grazie all’inserimento di molti giovani. Il Como nel girone d’andata ha faticato molto, ma grazie a un ottimo mercato da parte della società nella sessione invernale, ha dimostrato di essere una squadra molto temibile, facendo un ottimo girone di ritorno”.
Torniamo indietro nel tempo, alla sua esperienza da allenatore del Cagliari: che ricordi ha di quella squadra, del gruppo e del percorso fatto insieme?
“Sono stati due anni e tre mesi di grandissime soddisfazioni per me. Vincere il campionato di Serie B da primi in classifica, per la prima volta nella storia del Cagliari, è un motivo di orgoglio non solo per me, ma anche per la società e per quei calciatori, perché si entra a far parte della storia di questo club. Lo stesso vale per l’undicesimo posto in Serie A da neopromossi, con 14 vittorie e tantissimi gol fatti, vincendo contro il Milan e pareggiando contro la Lazio. Questi risultati di prestigio hanno permesso al Cagliari di salvarsi con largo anticipo. Purtroppo, nella terza stagione non c’è stata la continuità di progetto, perché sono partiti molti giocatori di grande valore, c’è stato un ridimensionamento e, di conseguenza, le difficoltà sono aumentate. In queste circostanze, l’esonero fa parte del nostro lavoro”.
È arrivato dall’Avellino al Cagliari insieme a Fabio Pisacane: che giudizio dà sul percorso che sta facendo oggi come allenatore della Primavera? E che ricordo ha di Pisacane come calciatore e come uomo?
“Naturalmente, Fabio sta iniziando un nuovo percorso e la società gli ha dato l’opportunità di fare esperienza con il settore giovanile. Ha raggiunto un obiettivo straordinario, la vittoria della Coppa Italia, che il Cagliari non aveva mai conquistato prima. È la prima volta nella storia del club. Questo dimostra che ha fatto un lavoro eccezionale. Come calciatore, Fabio è sempre stato uno che doveva continuamente dimostrare il suo valore, dando sempre quel qualcosa in più. È stato un giocatore di grande umiltà e, come persona, estremamente leale e di grande affidabilità. Non posso che parlare molto bene di lui”.
Quali sono stati i giocatori che maggiormente l’hanno sorpresa nel corso della sua carriera, sia da calciatore che da allenatore?
“Quando giocavo, soprattutto negli anni tra la fine della stagione 1997-98 e i primi anni 2000, la Serie A era il campionato più competitivo al mondo, con alcuni dei più grandi calciatori della storia. Da Ronaldo il Fenomeno a Maldini, Bergomi, Seedorf… potrei citarne almeno una cinquantina tra i grandi campioni che ho avuto il privilegio di affrontare in quegli anni. Te ne ho menzionati solo alcuni, ma sicuramente tra i più significativi. Da allenatore, invece, ho avuto il piacere di lavorare con giocatori come Zappacosta e Izzo, che hanno militato poi, in importanti squadre di Serie A e non solo. Nel periodo a Cagliari ho allenato calciatori di grandissimo valore come Bruno Alves, Borriello, Padoin e Isla. Questi sono alcuni dei nomi più rilevanti che posso citare”.
Per concludere, cosa c’è nel presente e nel futuro di Massimo Rastelli?
“Attualmente ho il contratto in scadenza con l’Avellino al 30 giugno. Per il futuro, ho una grandissima voglia di tornare in panchina: non vedo l’ora di trovare una società che mi dia l’opportunità di rimettermi in gioco. Ora i campionati stanno volgendo al termine e mi auguro che, nelle prossime settimane, possano nascere contatti concreti per avviare un nuovo progetto che mi consenta di tornare in pista. Ci tengo a dirlo: sono molto carico, ho tantissima voglia e una motivazione enorme per ripartire”.
Matteo Cubadda