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Torres: allenatore e mercato, ma lo step cruciale è la maturazione della proprietà

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Se Chiappella non dovesse chiudere la propria trattativa con l’Entella, la Torres tornerebbe sotto per la sua prima scelta in panchina. Dalla Lombardia fanno sapere addirittura di un contatto tra le parti avuto lo scorso marzo, con un accordo di massima raggiunto. Prima però che su Chiappella, tra B e C, la concorrenza diventasse così folta. In caso contrario l’opzione, sempre di profilo emergente e giovane, vede una ristretta lista di tecnici già contattati, a partire da Donati.

Il punto
La Torres che verrà, salvo stravolgimenti considerando che anche il direttore Colombino ha diverse proposte dalla cadetteria (Juve Stabia su tutte), sarà una squadra che punterà sul minutaggio, che proverà a ripartire da alcuni punti fermi e che inserirà dei giovani di prospettiva. Ma ancora, fino a quando non sarà certo il nome in panchina, è impossibile parlare concretamente di mercato. Visto che tutte le valutazioni verranno fatte con il nuovo tecnico. E sfiorando il tema calciomercato e quello dell’allenatore abbiamo toccato due dei punti cruciali della programmazione del nuovo ciclo a tinte rossoblù, ma non quello più importante. Lo step vero di crescita infatti questa realtà sembra doverlo fare con una presa di coscienza a livello societario, una maturazione naturale che deve avvenire dopo quattro anni di tappe bruciate ma anche di puntini sulle i che vanno messi.

Visione
La Torres non deve inseguire chissà quali corazzate della categoria. Tosto sentirselo dire brutalmente, ma un club che non alza il budget a disposizione per la nuova stagione e anzi è molto attento ai bilanci, con la proprietà a cui va dato merito di gestire le casse come forse mai si era visto in epoca recente all’Acquedotto, non deve sentirsi in costante paragone con le primissime della classe, ma anzi deve fare il suo percorso. Questo non vuol dire non avere ambizioni, anzi, ma avere ben chiara la strada da fare per alzare costantemente l’asticella. La Torres anche per la prossima stagione si allenerà a Latte Dolce, dove comunque sono in corso moltissime migliorie, e il terreno del Vanni Sanna dopo le promesse della politica ancora aspetta una importante sistemata. E questi sono due aspetti strutturali che vanno tenuti in considerazione, a Sassari deve arrivare gente che abbia fame e che non si metta problemi nel breve ad allenarsi a Latte Dolce o di un rimbalzo sbagliato la domenica. Fermo restando che la volontà deve essere quella di arrivare ad avere anche delle strutture, senza le quali la B è più complicata. E non solo per una questione di presenze ridotte allo stadio, ma proprio per una crescita quotidiana del gruppo di lavoro. Capire il proprio presente per vedere il proprio futuro, lasciando perdere umori, critiche e ambizioni fantasiose ma fuori portata, come si sono viste nell’ultimo anno, sul mercato. Una strategia che sembra semplice a parole e che invece la stagione appena conclusa, con alcuni errori fatti in senso opposto dalla proprietà, ha dimostrato quanto sia difficile da mantenere solida nella mente.

Mentalità
Maturare significa non avere bisogno di approvazione da parte di tutti, non cercare la pacca sulla spalla o il colpo a effetto per sentirsi dire bravo. Questa Torres ha già fatto il suo e si è ricostruita un certo nome a livello nazionale. Anzi ha anche bruciato troppo in fretta certe tappe, prendendo pochi schiaffi negli anni passati, di quelli che insegnano. Certo la speranza è che quello preso a mano piena dall’Atalanta ai playoff sia utile per dare una sterzata al processo di miglioramento che questo club può avere in potenza ma che è tutto da capire se sia anche nel DNA di chi comanda. Non aver ancora parlato per dare la propria visione anche alla piazza, per dire “la Torres c’è e vuole ripartire con un allenatore di prospettiva e valorizzando giovani sia del territorio che non, creando dei tesoretti in casa che possano portare di anno in anno a un balzello in avanti”. E nel frattempo continuare il lavoro extra campo, tra strutture, legami con il settore giovanile e ricerca di nuove forze economiche. Sembra essere stato un grave autogol, anche perché ha lasciato spazio a dubbi e chiacchiericcio. Che per carità può essere benissimo ignorato, ma questa non sembra essere un’abilità così spiccata dalle parti dell’Acquedotto negli ultimi campionati.

Futuro
La stagione che inizierà sarà probabilmente una delle più complicate per la gestione Abinsula e ci dirà tanto sulla forza di reazione di questa proprietà. Ma al tempo stesso deve essere anche la più stimolante. Quella in cui rivoluzionare la società e se stessi per cambiare, contraddirsi per crescere. In un’annata dove, al di là del primo posto, probabilmente conterà di più la strada intrapresa che la posizione finale in classifica, che sia terzo posto o nono. Non alzare il budget d’altronde significa programmare, per lo meno se si vuole stare ai vertici. E programmare con una rosa tra le più “anziane” della categoria, con alcuni rinnovi arrivati per riconoscenza dopo lo splendido secondo posto di un anno fa, significa prendere anche delle scelte dolorose ma necessarie. Investendo nelle persone e nel tempo. Anche perché sembra che la Torres sia da una vita nuovamente tra i professionisti e invece sono appena tre anni, ancora due per concludere la fase di startup. Ma siamo sicuri che chi di questo ne ha fatto un business importante per il territorio lo sa bene. Prendere coscienza di cosa si è e cosa si può diventare, passando per sbagli e difendendo le proprie idee anche se impopolari. Questo l’esercizio di stile per vedere crescere il nuovo ciclo Torres. O almeno questa è l’impressione di chi questa squadra, con e senza questa proprietà, l’ha seguita e raccontata negli ultimi anni.

Roberto Pinna

TAG:  Serie C Torres
 
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