E come lo metabolizzi un 7-1 preso ai playoff? Analizzare, superare e archiviare un’onta come quella subita dalla Torres contro l’Atalanta nell’andata del primo turno nazionale degli spareggi per la Serie B è un’impresa per cuori freddi. Caratteristica che poco si sposa con l’animo caldo e fumantino tipico di Sassari. Però il mondo non si ferma a Caravaggio e anzi la batosta senza appello inflitta dalla Dea deve assumere nel tempo, dopo che rabbia e delusione sfumeranno, i contorni della sveglia.
Serata no
A Caravaggio non ha funzionato niente. Da un piano gara completamente sbagliato da parte di Alfonso Greco e del suo staff all’incapacità di reagire dopo l’1-0 e 2-0 atalantino. Con la Torres che invece che rispondere ai colpi ricevuti con lucidità, puntando a tenere aperta la serie per poterla ribaltare in casa, ha staccato definitivamente la spina andando alla deriva e subendo oltremodo un’Atalanta di qualità e in forma, ma senza mettere di fatto mai in campo le proprie qualità. È mancato il carattere della squadra, perché per l’esperienza che ha questa rosa rossoblù non ti aspetti che una partita così importante scivoli via senza battaglia e senza cattiveria. La Torres si è proprio sciolta sulla proprie paure, basti considerare che l’unico vero fallo di garra e reazione è stato fatto da Mastinu nel recupero della ripresa. A livello umano, e questa è una considerazione di chi scrive, con ogni probabilità calciatori, staff tecnico e dirigenza non meritavano una sberla così forte nel momento in cui l’attenzione doveva essere verso un sogno e non verso un incubo. Però niente succede per caso e con ogni probabilità il 7-1 di Caravaggio è l’esagerato segnale che un ciclo si è chiuso dalle parti del Vanni Sanna.
Ripartire
Da come la Torres, intesa come club, riuscirà a ripartire da questo 7-1 probabilmente capiremo tanto di quella che sarà la forza in futuro della società sassarese. Fin qui nel suo primo ciclo la proprietà ha centrato il ritorno in Lega Pro e portato la squadra per due anni di fila a lottare ai vertici della categoria, centrando un secondo e terzo posto che sono il record storico di risultati in fila in terza serie per la Torres in 122 anni di vita. La brutta serata lombarda dà l’opportunità per provare a dare una svolta netta, sia in termini di spogliatoio, con qualche giocatore che dopo aver dato tanto sembra arrivato a fine corsa a Sassari, sia, soprattutto, in termini di nuova organizzazione societaria. Fare le rivoluzioni però è la cosa più complessa che esista, devi saperti contraddire, avere lungimiranza e non avere paura di tagliare alcuni cordoni ombelicali che la Torres, sempre intesa come club, ha stretto a doppio nodo intorno a se in questi primi anni di gestione Abinsula. Purtroppo non si improvvisa nulla. L’errore sarebbe quello di voler cancellare con rabbia questi primi anni dopo un 7-1 ed è la cosa da non fare perché la Torres sta seguendo un percorso naturale, che doveva passare anche da notti senza luna come de quella di Caravaggio. L’Atalanta ha messo una lente di ingrandimento enorme su quelle che sono le cose che non vanno e che vanno migliorate per restare lì tra le migliori della C anche in futuro ma stavolta avere la forza per sognare in grande senza sfaldarsi ogni volta quando l’obiettivo importante si fa più vicino. Sono step fondamentali e non facili. E per farli bisogna sapersi isolare dalla rabbia giusta del momento che può avere la piazza e dalla rabbia interiore, altrettanto giusta, che avrà ora chi muove i fili della società. Ma pensare che il 7-1 sia figlio solo degli errori di Greco, dei giocatori o di un singolo sarebbe l’errore più grande. Il 7-1 preso in pieno volto contro l’Atalanta è il messaggio ultimo di tanti segnali arrivati nell’ultimo periodo. Intanto la prima scelta, e anche qui il parere è personale di chi vi scrive e non è una verità assoluta, è stata sbagliata. Decidere di non chiedere scusa alla piazza e in generale dopo la sconfitta netta di Caravaggio e usare il silenzio per coprire le sensazioni furenti del post gara è sembrata una presa di posizione rivedibile. Perché anche nel momento peggiore è giusto che il club ci metta la faccia. Per le ulteriori analisi sul futuro ci sarà tempo, ma le scelte che ora, smaltita la rabbia, prenderà il club ci diranno se questa proprietà ha la forza anche di progetto e di mentalità per fare il salto di categoria e di qualità tanto atteso. Il 7-1 è un jolly, una carta bianca per fare la rivoluzione. Ma la rivoluzione va saputa fare purché non resti un malumore inascoltato.
Roberto Pinna