Una stagione difficile alle prese con un infortunio che sembrava non volesse più andare via, poi il ritorno in campo, da capitano, e l’orgoglio messo al servizio della Torres con la salvezza in Serie C centrata all’ultima giornata. Abbiamo fatto una chiacchierata con Gigi Scotto, simbolo della squadra sassarese, tra ricordi, presente e ambizioni future. Una passeggiata con l’attaccante dei rossoblù nei luoghi simbolo della sua città (qui nella versione video).
Il rapporto con Sassari
“Io ho vissuto tanti anni fuori ma il mio cuore è sempre rimasto a Sassari. Quando giocavo lontano dalla Sardegna avevo sempre la necessità di tornare nella mia città almeno una volta al mese. Noi come città abbiamo un grande potenziale, lo sfruttiamo poco. Sassari per me è la città più bella d’Italia”
Sulle giovanili giocate lontano da casa
“È stata dura, però era il mio sogno poter giocare in una squadra professionistica. Ho avuto la fortuna di giocare per 5 anni con il Genoa e per altri tre anni sono rimasto sotto contratto con loro. È stata un’esperienza bellissima che mi ha fatto crescere tantissimo anche come uomo”.
Il calcio come tradizione di famiglia
“Non è una situazione che mi crea pressioni anche perché, da quando avevo 13 anni, sono sempre rimasto da solo. Quando hai un padre che allena e che ti vuole bene i consigli che ti vengono dati diventano preziosi”.
Sulla sua stagione personale
“Questa è stata un’annata troppo dura, ho avuto l’impressione di non poter mai vedere la luce in fondo al tunnel. Fortunatamente sono riuscito a giocare le ultime partite, non me l’aspettavo di poter rivivere, durante quest’anno, questo tipo di emozioni. È stato fantastico poter tornare in campo, sentire il calore del pubblico e farmi trascinare dalla loro spinta. Ho avuto la paura di dover smettere, sono stati mesi difficili. Verso ottobre e novembre il rientro sembrava quasi impossibile. Le motivazioni e la voglia di non mollare mai mi hanno permesso di tornare e aiutare la squadra. Il mio infortunio è una cosa che capita raramente, tutti hanno cercato di aiutarmi. La gente confidava nel mio rientro, mio figlio mi ha chiesto quando avrei ripreso a giocare. Quella sua domanda mi ha fatto scattare una molla che mi ha dato lo slancio per recuperare.“.
Sul ritorno in campo durante la sfida contro l’Imolese
“Lì, durante quella partita, ho visto la luce in fondo al tunnel. Quando si passano momenti così difficili non bisogna mai mollare, bisogna tenere sempre duro. Alla fine quando sono entrato in campo ho pensato di avercela fatta, è stato bellissimo”.
Sul suo futuro
“Mi piacerebbe restare in questo ambito, vivo di calcio. Amo vedere le partite dal vivo, non le guardo in TV. Non allenerò mai questo è sicuro (ride n.d.r.), non è semplice gestire 30 persone. Mi piacerebbe fare il direttore sportivo, è un ruolo che mi affascina”.
Salvezza che fa rima con riscatto per te, Greco e Diakite
“Quando hanno fischiato mister Greco e Diakite non è stata una bella giornata. Loro sono due persone fantastiche, due professionisti esemplari. Il mister fa benissimo il suo lavoro, è un grande allenatore. Su Adama, non so in quanti avrebbero scommesso sul raggiungimento della doppia cifra. Io sì, sin dall’inizio, glielo dissi anche a inizio stagione“.
Sul rapporto con Diakite
“C’è una grande stima reciproca tra lui e me. Lui è un professionista esemplare, in allenamento dà sempre il 110%, vederlo lavorare con questa intensità ti aiuta ad alzare l’asticella. Il suo impegno è anche fonte d’ispirazione per i più giovani”.
Sul rapporto con Greco
“Da quando è arrivato lo scorso anno si è creato un bel rapporto tra me e lui fatto di grande stima e rispetto. Essendo il capitano della Torres con lui parlo in maniera molto diretta, è una persona che dà ottimi consigli ma soprattutto ha l’umiltà di ascoltare, è un pregio che non tutti hanno. Credo che lui sia l’uomo giusto per ripartire il prossimo anno. È normalissimo approcciarsi a una categoria superiore commettendo un po’ di errori, li fa un giocatore figuriamoci se non può farli un allenatore”.
Sul suo impiego durante la gestione Sottili
“Non ho giocato tanto, ma credo anche che sia normale, Stefano Sottili non mi conosceva bene in più ero reduce da un infortunio e non riuscivo ad allenarmi con continuità. La domenica poi si diventa animali da competizione, doveva solo darmi un po’ più di fiducia. Con Greco invece è stato tutto molto più semplice, lui mi conosce, sa quali sono le mie capacità e quello che posso dare alla squadra, aveva tanta fiducia in me“.
Sull’obiettivo salvezza
“Sono stato sempre convinto che centrare la salvezza era un obiettivo alla nostra portata. Non voglio trovare scuse o alibi, però questo gruppo non è mai stato sempre al completo. Tanti giocatori importanti non ci sono stati, se fossimo stati al completo sono convinto che avremmo potuto ambire a posizioni più alte”.
Su Ruocco
“Noi abbiamo tanti giovani validi, io credo molto in Ruocco. Ha tanta voglia, si allena bene, può ambire a categorie importanti, può essere decisivo per la Torres. In stagione ha avuto sfortuna perché ha dovuto combattere con vari infortuni, però sono convinto che può spiccare il volo. Scommetto su di lui“.
Una Torres con tanti sassaresi, tra pressioni e stimoli
“Bisogna essere bravi a dividere l’essere sassarese dall’essere un giocatore della Torres. La squadra è stata brava in questo senso, per me è un orgoglio vedere un gruppo con così tanti sardi. Un sassarese nella propria terra può dare qualcosa in più, in giro ci sono tanti giocatori di Sassari molto forti”.
Il prossimo step di crescita per la Torres targata Abinsula
“Non posso dare suggerimenti, io devo solo allenarmi per tornare a mille in vista della prossima stagione. Sassari ti dà tanto, ma pretende anche tanto. Bisogna essere bravi nel sentire bene entrambe queste voci. Loro sono un gruppo solido che lavora bene. L’importante è fare le cose per il bene della Torres e della città di Sassari“.
I derby in stagione contro l’Olbia
“È stata dura vedere quelle partite da fuori. In più non ho potuto giocare nemmeno la finale playoff (Serie D, 2015/2016) perché ero squalificato. Il prossimo anno sicuramente dovremo puntare a invertire le sorti di questa partita, dobbiamo prenderci la rivincita“.
Sui rimpianti in carriera
“Quando sono venuto alla Torres la prima volta in Serie C avrei potuto fare delle scelte diverse, però l’amore per la città e per questa maglia mi ha portato in rossoblù. Alla fine un giocatore non deve mai rimpiangere nulla, bisogna essere sempre bravi a ripartire quando si sbaglia qualcosa“.
Sul pubblico di Sassari
“Nell’ultimo mese e mezzo il tifo ci ha dato una spinta in più e non è un caso che abbiamo tenuto un rendimento di questo genere. I tifosi scendono in campo con la squadra. In Serie C siamo una delle piazze più importanti, Sassari ha una grande tradizione e una lunga storia, non dobbiamo mai farci mettere i piedi in testa da nessuno. I programmi della società non li conosco, sicuramente l’obiettivo sarà quello di mantenere la categoria, però è giusto ambire in alto. Sassari ha capito che aiutandoci ci può dare una grossa mano, le critiche ci stanno e sono giuste, se dette in maniere corretta, però il supporto è quello che fa la differenza”.
Il sogno di Scotto in rossoblù
“Bisogna essere sognatori, non so se sarà con me però sono convinto che questa società abbia le potenzialità per centrare la Serie B. Io vorrei essere uno dei protagonisti della Torres il più a lungo possibile e vivere l’atmosfera vista nell’ultima domenica contro la Fermana“.
La Redazione