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Andrea Luci, capitano del Livorno ed ex giocatore della Torres | Foto Facebook Unione Sportiva Livorno 1915

Torres, senti Luci: “Sarà un derby bellissimo. Che legame con Sassari!”

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Un’annata indimenticabile per Sassari e per la Torres quella della stagione 2005/06. “Io c’ero”, una frase che per i tifosi rossoblù vuol dire solo una cosa, la sfida del 29 gennaio 2006 vinta contro il Napoli per 2-0. La ciliegina sulla torta di un campionato quasi perfetto che si è concluso con l’amara sconfitta nelle semifinali playoff contro il Grosseto. Un entusiasmo che dopo un mercato ricco di colpi e un inizio perfetto, con due vittorie in altrettante gare giocate, è in continua crescita. A pochi giorni dal derby contro l’Olbia abbiamo voluto sentire uno dei protagonisti di quella splendida annata ovvero Andrea Luci, attuale capitano del Livorno, che in quell’anno a Sassari ha lasciato un ricordo indelebile tra i tifosi torresini.

Luci, sabato tra Olbia e Torres si giocherà un derby diverso dagli altri. Sia i bianchi che i rossoblù, seppur dopo sole due giornate di campionato, si trovano in cima alla classifica a punteggio pieno. Quanto può incidere questo fattore nell’aspetto mentale quando si preparano gare di un certo tipo?

“Vincere aiuta a vincere. Quando si parte così forte l’entusiasmo e la consapevolezza della squadra cresce. Le due società arriveranno al derby molto cariche, sono convinto che quella tra Olbia e Torres sarà una sfida divertentissima. Sarà una vera e propria battaglia calcistica in cui l’una vorrà dimostrare di essere più forte dell’altra e imporre il proprio gioco”

Si dice spesso che i derby sono gare che si preparano da sole sotto l’aspetto emotivo. In molti casi però si rischia di caricarla troppo in questo senso. Come sono i giorni che anticipano queste gare e soprattutto come si fa ad arrivare pronti al punto giusto in queste sfide?

“Il problema grosso è arrivare troppo carichi, in settimana vanno gestite le emozioni. Se arrivi al derby troppo teso il nervosismo può farti scaricare le batterie. Se si entra in campo con troppa determinazione rischi, con un fallo, di essere espulso. Bisogna avere la giusta concentrazione, come se fosse una partita normale. Ci penseranno il campo e il pubblico a darti le giuste energie mentali. Bisogna concentrarsi sul lavoro negli allenamenti e pensare il meno possibile alla gara”. 

Il mantra di giocatori e allenatori durante le interviste è sempre: “Dobbiamo ragionare partita dopo partita”. Guardando agli impegni dei sassaresi nelle prossime settimane dopo il match contro l’Olbia ci saranno tante sfide contro squadre blasonate e ambiziose come Carrarese, Pescara, Perugia, Juventus Next Gen.  È sempre così oppure sapere di affrontare una serie di sfide così impegnative può essere un’arma in più?

“Bisogna sempre pensare partita dopo partita, essere sempre concentrati sulla gara che si deve affrontare nell’immediato. Non bisogna guardare avanti, ma rimanere focalizzati sul match contro l’Olbia. Anche perché vincere il derby ti consente di preparare al meglio le gare contro avversarie più blasonate. Ottenere i tre punti ti permette di avere quella consapevolezza che ti consente di affrontare e magari battere le squadre che sulla carta sono più forti”.

Nel girone della Torres ci sono tante squadre di livello e blasone come Cesena, Spal, Pescara, Perguia, solo per nominarne alcune. Un raggruppamento molto simile a quello che ha giocato lei con la maglia rossoblù nella stagione 2005/2006 in cui erano presenti Napoli, Frosinone, Grosseto, Perugia. Qual è il ricordo più bello di quell’annata?

“Quell’annata è stata una delle mie migliori sotto il profilo dell’ambientamento, sono stato veramente bene. Quando torno in Sardegna la prima tappa del mio viaggio è sempre Sassari. I ricordi sono tanti, quella è stata la mia prima stagione tra i professionisti, abbiamo sfiorato una promozione da sogno. Avevamo le possibilità tecniche e umane per poter fare il salto di categoria. Il mio ricordo più bello, seppur in quella gara mi sono infortunato, è stato il Vanni Sanna nella sfida persa contro il Grosseto nel match di ritorno della semifinale playoff. Lo stadio era pienissimo e i tifosi ci sostenevano incessantemente, un’atmosfera da brividi”.

 Quello è stato campionato ricco di successi e soddisfazioni, come il successo per 2-0 al Vanni Sanna contro il Napoli. Uno stadio pieno, una squadra compatta e inscalfibile. Qual è stato il vostro segreto di quell’annata e che consiglio si sente di dare sia ai tifosi che alla squadra per affrontare al meglio un’annata così impegnativa?

“In quell’anno la tifoseria e i giocatori erano uniti tantissimo, un feeling così forte era dovuto anche alle condizioni precarie della società durante quella stagione. Questa situazione ci ha permesso di fortificare il rapporto tra squadra e città. In più avevamo una rosa fortissima, tanti di noi poi sono riusciti ad arrivare in Serie B o in Serie A. Però il segreto è stata l’unione che si era creata tra Sassari e la Torres, è stata quella la vera arma in più”.

Una squadra dalla forte anima sarda quella della sua Torres. In rosa, per citarne alcuni, c’erano Tore Pinna, Alessandro Frau e Marco Sanna. Allo stesso modo in questa stagione i rossoblù hanno deciso di puntare su questa strada. Quanto ha inciso in quell’annata la “sardità” del gruppo e quanto può essere decisivo questo aspetto durante la stagione?

“Sicuramente i giocatori forti erano tanti, ma il loro attaccamento alla maglia è stato fondamentale. Tore, Alessandro e Marco ci hanno trasmesso questo amore nei confronti della Torres e della città. Questo ha spinto, in particolare noi giovani, a dare il meglio di noi stessi. Ogni squadra deve avere in rosa qualcuno della città per cui si gioca. Il loro senso di appartenenza e la loro voglia di regalare una gioia ai propri concittadini sono fondamentali per far rendere al massimo chi non è del posto”. 

Lei ha lasciato un bellissimo ricordo a Sassari, è l’idolo di tanti sassaresi. Tralasciando il campo invece, qual è il ricordo più bello che ha della città, della squadra e dei tifosi durante il suo periodo in rossoblù?

“I ricordi più belli sono collegati al quartiere in cui vivevo e alle persone che abitavano in quella zona, stavo dalle parti di via Civitavecchia. Era bellissimo condividere le mie giornate con loro, c’era una piazzetta molto carina nei paraggi, una volta alla settimana veniva allestito un mercatino. A me piaceva tantissimo andarci e far visita ai vari commercianti dei vari negozietti di quella zona. Ho fatto amicizia con queste persone, per me questa è stata la cosa più bella. Cinque o sei anni fa sono tornato in quella piazzetta, tutti i commercianti mi hanno riconosciuto e mi hanno accolto come uno di casa. Persone veramente eccezionali, sono tanto legato a Sassari”.

Andrea Olmeo

TAG:  Serie C Torres
 
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