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Un esordio non sempre fa Primavera

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L’esordio di Riccardo Doratiotto in Sampdoria-Cagliari è la prova dell’ottimo lavoro portato avanti da Max Canzi e dall’intero staff della Primavera rossoblù.

Erano quasi due anni che un elemento della “seconda squadra” non faceva il suo debutto nella massima serie. Eppure, nella storia recente del Cagliari, sono diversi gli esempi di promesse non mantenute. In tanti hanno esordito, in pochi hanno saputo costruirsi una carriera da calciatore professionista. Un monito in più per Doratiotto (e Verde, altro ’99 all’esordio contro la Samp) per avere il giusto approccio col “mondo dei grandi”, con modi di fare e comportamento adeguati, senza troppi voli pindarici.

L’ultimo giocatore della Primavera a fare il suo esordio in A prima di Doratiotto è stato Roberto Biancu, ora in prestito all’Olbia, subentrato a Deiola nel finale di Cagliari-Milan 2-1, ultima gara ufficiale giocata al Sant’Elia, il 28 maggio del 2017. In quella gara debuttò anche Luca Crosta, assoluto protagonista del match – con tanto di fotografie presenti nel corridoio della sala stampa della Sardegna Arena – grazie al rigore parato a Carlos Bacca. A distanza di poco meno di due anni, però, il destino dei due allora baby rossoblù è ben diverso: mentre il centrocampista (classe 2000, in Gallura già dalla scorsa stagione) è praticamente certo di rientrare a Cagliari al termine di questa stagione, lo stesso non si può dire del portiere scuola Milan, ora in prestito al Livorno in Serie B, dopo una prima parte di annata ricca di alti e bassi, in costante ballottaggio con Marson e Van der Want. In quella stessa stagione (2016-17) Rastelli fu particolarmente generoso con i ragazzi della Primavera di Canzi, regalando l’emozione dell’esordio nella massima serie anche a Federico Serra. Il suo nome balzò alle cronache nazionali per un gol da vero funambolo contro il Verona Primavera nel 2015, prima del grave infortunio al ginocchio destro, che bloccò sul più bello la sua ascesa. Il 5 febbraio 2017, dopo aver recuperata la migliore condizione, il talentuoso classe ’97 subentrò nel finale a Capuano in Atalanta-Cagliari (2-0), nel vano tentativo di riaprire una gara ormai chiusa. Prima e unica presenza. Oggi Serra è uno dei punti di forza del Monastir, in Eccellenza, dopo un paio di passaggi a vuoto (Fondi in Lega Pro e Sandonà in Serie D) che lo hanno allontanato dai radar del calcio che conta.

Ma nelle ultime decadi sono tanti altri gli esempi di esordienti in prima squadra incapaci, poi, di soddisfare le aspettative sulla propria carriera. Ne citeremo alcuni, iniziando dall’isilese Antonio Loi: 3 presenze in A nel 2013-14 (contro Parma, Chievo e Juventus, per un totale di soli 6 minuti), diversi prestiti prima della risoluzione del contratto e dell’approdo, la scorsa estate, all’Arzachena di Giorico nella quale non si può certo dire abbia lasciato il segno. In quella stessa stagione debuttò anche Simone Solinas, attaccante sassarese, subentrato a Cossu nei minuti finali di Atalanta-Cagliari 1-0 del 19 gennaio 2014. Inutile dire che, anche per lui, l’esordio in A è stato il picco più alto, prima di scendere di categoria (con diversi passaggi alla Torres). Attualmente è la punta di diamante del Castelvetro di Modena, squadra emiliana di Eccellenza, con cui ha finora messo insieme 18 presenze e ben 12 gol. In attacco vanno ricordati anche Roberto Puddu (2 presenze, contro Ascoli e Reggina nel 2006-07) e Mattia Gallon, dentro in Sampdoria-Cagliari 1-1 del 28 marzo 2010, insieme al compagno di primavera Enrico Verachi (anche per lui una sola apparizione nella massima serie). Per le tre ex promesse rossoblù la carriera non è proseguita come avrebbero sperato: le ultime tracce di Puddu portano alla Francesco Bellu di Terralba (seconda categoria); Gallon milita nel Picerno (Serie D, girone H), mentre Verachi è tra i leader del San Teodoro (Eccellenza sarda).

Senza nulla togliere a tutti i nomi appena citati, ognuno con la propria onesta carriera, per Doratiotto gli esempi da imitare sono probabilmente altri. Qualcuno ha assaporato la maglia rossoblù solo per poche gare (gli Andrea Pisanu e Cocco, Totò Burrai, Marco Mancosu e Mauro Vigorito), ma hanno saputo farsi valere altrove, costruendosi una carriera importante. Ci sono, però, anche sardi che hanno fatto benissimo con la maglia del Cagliari, dopo esserne usciti dal vivaio: lo stesso Nicolò Barella, che domenica ha festeggiato la sua centesima presenza in rossoblù (condite da 7 reti) è l’ultimo, fulgido e prezioso frutto della cantera. Ma come lui Marco Sau (202 presenze e 49 gol), da qualche settimana finito alla Sampdoria dove ha ritrovato Nicola Murru (107 presenze con il Cagliari), che in blucerchiato sta trovando finalmente la sua dimensione di buon calciatore da Serie A, dopo gli anni cagliaritani vissuti tra luci e ombre. O Francesco Pisano, 248 caps e un (memorabile) gol contro la Roma di Zeman nei suoi tre lustri in prima squadra, che ora fa da chioccia ai giovani talenti dell’Olbia. Anche se l’esempio più calzante, visto il ruolo in comune, resta Gigi Piras: quattordici anni al Cagliari, fatti di 377 presenze e 104 reti. E, come ricordato dal nostro Nanni Boi nella sua recente intervista, anche lui legato a doppio filo alla Sampdoria, di cui è stato una bestia nera.

Ora a Doratiotto spetta il compito più duro. Il ghiaccio è stato rotto: l’esordio in A è e deve essere solo il punto di partenza, non certo quello d’arrivo. Come accaduto, ahiloro, a troppi suoi colleghi prima di lui.

Francesco Aresu