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Dinamo Sassari | Da Tambone a Veronesi: il mix in panchina tra fame ed esperienza

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La panchina ha sempre avuto un ruolo centrale nella pallacanestro. L’obiettivo di tenere alto il livello concedendo respiro a chi parte in quintetto base, ma anche di trovare protagonisti diversi nell’arco dei quaranta minuti che possano cambiare momentaneamente il volto di una squadra e guadagnarsi sempre più spazio. Un mix di esperienza e di freschezza. Era stata annunciata la scelta della Dinamo Sassari per la costruzione della panca. E il filone, al momento, è stato seguito.

Affezione

Matteo Tambone è stato l’ultimo giocatore aggiunto, ufficialmente, al gruppo dei biancoblù che partiranno da seduti. La Dinamo ha colmato così il vuoto lasciato da Stefano Gentile con un giocatore in un momento differente della carriera rispetto all’ex capitano e che arriva da alcune stagioni convincenti. Guardando alle cifre non si capisce tutto. Anche se non vanno sottovalutati gli oltre 7 punti di media avuti nelle ultime due delle quattro annate totali trascorse a Pesaro, così come l’affidabilità del giocatore dai 6.75 che può far male specialmente se in striscia. Il nativo di Graz potrebbe entrare tuttavia presto in sintonia con coach Markovic per un altro aspetto, quello della tendenza di entrambi a legarsi ai progetti scelti (qui per leggere). Prima di Pesaro, dove era diventato capitano, per Tambone c’era stata l’esperienza lunga di Varese durata tre stagioni. Precedentemente ancora il biennio a Ravenna, in cui dopo l’esperienza a Treviglio il classe ‘95, è tornato per un terzo anno prima di sbarcare in Serie A. Assicurarsi un pezzo di pregio del mercato italiani era importante per dare robustezza e più scelte a Markovic. Tambone, infatti, può giocare sia da due che all’occorrenza da playmaker. Farlo però trovando un elemento che guardando al passato potrebbe legarsi con più facilità alla piazza è il plus decisivo. Quello che probabilmente Pasquini e Markovic immaginavano per la propria squadra prima di guardare ai nomi.

Base

Tambone farà idealmente compagnia a Cappelletti, chiamato alla stagione della conferma dopo aver chiuso in evidente crescendo a seguito dell’approdo del tecnico bosniaco sull’Isola. La panchina al momento vede occupati quattro posti su sei. Con lo slot del centro che sarà preso da un lungo straniero, che abbia dalla sua l’atletismo e buone capacità da rollante per offrire caratteristiche differenti da Halilovic. Nel frattempo però lo zoccolo duro di italiani è stato ricostruito: a mancare è infatti solo il sesto componente della panchina che sarà un giovane, come più volte sottolineato dalla società. La candidatura principale resta quella di Luca Vincini, lungo di belle speranze nel giro delle nazionali giovanili e nell’ultima annata alla Ju.Vi Cremona in A2. Si rispetterebbero così idealmente le regole che la società si era data, per avere risposte sotto il profilo della fame e dell’appartenenza. Prima di Tambone, gli uomini scelti sono stati Udom e Veronesi. Il primo la rappresentazione dell’affidabilità per la sua ormai lunga esperienza in massima serie, il secondo l’effigie di un atleta che avrà la prima vera e propria chance in A1 e che al primo piano vorrà dimostrare di avere punti nelle mani e fisicità come già fatto negli altri campionati. Una miscela, quella tra le due tipologie di profili, che potrebbe rivelarsi giusta, in attesa degli ultimi aggiustamenti e che sia il giudice parquet a emettere il proprio verdetto.

Matteo Cardia

 
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